Salario minimo e Reddito di cittadinanza, le opposizioni non mollano la presa

Richiedenti il Reddito di cittadinanza negli uffici della Posta.
Richiedenti il Reddito di cittadinanza negli uffici della Posta. (ANSA)

MADRID. – “Abbiamo auspicato, quando abbiamo presentato il progetto del salario minimo, che fosse un tema unitario, anche condiviso dalle forze di maggioranza, che invece si sono dimostrate assolutamente sorde al lavoro sottopagato. La classe politica intera non deve offrire la prospettiva di maggiore precarizzazione, dobbiamo lavorare per la qualità del lavoro, per contratti a tempo indeterminato e che non siano sottopagati”.

Così il leader M5S Giuseppe Conte, parlando con i giornalisti a margine di un convegno al Senato dal titolo “Lavoro povero e sostegni alla povertà – Legge sul salario minimo e Reddito di cittadinanza”, organizzato dalla senatrice pentastellata Elisa Pirro.

“Per ogni regione che conquisteremo, lo dico all’indomani della vittoria in Sardegna non a caso, rafforzeremo” il reddito di cittadinanza “ma non solo: faremo una campagna per le elezioni europee battendoci in Europa per un reddito europeo di cittadinanza” ha aggiunto poi il leader M5S parlando al convegno.

Tra le voci intervenute, quella dell’ex presidente Inps Pasquale Tridico: “Quello che abbiamo oggi, l’assegno di inclusione – sottolinea – non è un reddito minimo: esisteva un reddito minimo che era il reddito di cittadinanza universale, oggi abbiamo un assegno di inclusione che è categoriale, cioè si riferisce a categorie di persone che meritano protezione, ovvero i disabili e gli anziani, ma che non esauriscono le categorie di persone che meritano protezione. Sulla base dell’età e della disabilità non emerge la povertà”.

Susanna Camusso, senatrice Pd ed ex leader della Cgil, evidenzia invece che “la campagna contro il salario minimo, fatta dalle associazioni delle imprese  e soprattutto dalla destra nel nostro Paese, è una campagna classica, mettendo paura, usando tutti i fantasmi possibili: dopodiché sarebbe normale guardare le statistiche dei paesi intorno a noi, che hanno modelli paragonabili, che hanno fatto sul salario minimo delle scelte anche a tappe forzate, come Germania e Spagna: queste statistiche ci dicono che questi paesi non hanno perso posti di lavoro, non sono andati in fallimento, che gli imprenditori non sono diventati improvvisamente poveri e che il salario minimo non ha indebolito la contrattazione”.

Pirro (M5s): “Continuiamo a crederci”

“Le criticità nel nostro Paese ci sono ed è per questo che noi continuiamo a credere fermamente nella proposta di salario minimo, che abbiamo presentato alla Camera e che è stata completamente snaturata” afferma Elisa Pirro, per poi aggiungere: “A questa, secondo noi, continua ad essere necessario affiancare come ulteriore gamba per il sostegno dei lavoratori più poveri: il reddito di cittadinanza, perché una buona parte dei soggetti coperti dal reddito di cittadinanza non era costituito da persone inoccupate, i cosiddetti ‘fannulloni che stavano sul divano’, ma da persone che hanno un’occupazione, che però non garantisce loro una soglia di reddito dignitoso, come recita la nostra Costituzione. Una parte di popolazione dimenticata, che potrebbe avere benefici anche dal salario minimo. Le norme che avevamo proposto – conclude la pentastellata – penso che siano quantomai attuali, ed è per questo che noi continuiamo a crederci e a portarle avanti anche con proposte di modifica ai decreti che arrivano dal governo”.

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