Intelligence: shock geopolitici forti da guerre, ingerenze, clima ed energia

Elisabetta Belloni in una foto d'archivio del 2020
Elisabetta Belloni, direttore generale del Dis, in una foto d'archivio del 2020. ANSA/CLAUDIO PERI

MADRID. – Il Medio Oriente, con la crisi di Gaza che potrebbe avere ripercussioni gravi anche in Libano, in Siria, in Iraq. Lo “stagnante” conflitto russo-ucraino, che non mostra segni di una risoluzione imminente. E poi ovviamente l’Africa, che nel 2023 è stata caratterizzata da una serie di sfide multidimensionali, comprese le tensioni politiche, i conflitti interni e l’ingerenza di attori esterni, che hanno reso la regione vulnerabile e instabile.

La relazione annuale sulle politiche dell’informazione per la sicurezza, presentata oggi, delinea un quadro fosco, instabile, che necessita una grande attenzione da parte della comunità internazionale, nella quale si inserisce il lavoro dell’intelligence italiana.

Un quadro in cui si inserisce un 2024 da record in quanto a elezioni in tutto il mondo: “Ben 76 paesi del globo sono chiamati a votare, il 51% della popolazione mondiale”, ha spiegato Elisabetta Belloni, direttore generale del Dis. “E’ quindi intuitivo il rischio di interferenze e di condizionamenti di processi elettorali attraverso la minaccia ibrida”, all’interno di quella che è “una competizione globale sempre più accesa” in grado di mettere a rischio non solo le democrazie “ma le economie di moltissimi paesi.

Viviamo in un mondo complesso – ha avvertito Belloni – gli shock geopolitici degli ultimi anni hanno dimostrato che la sicurezza nazionale è frutto di una serie di fattori interconnessi: Covid, cambiamento climatico, crisi energetica, sono fattori destabilizzanti che contribuiscono alla trasformazione della globalizzazione, che ha caratterizzato il mondo negli ultimi anni”.

Il rapporto analizza in primis rischi per la sicurezza nel Medio Oriente nel 2023, con particolare attenzione all’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso e al conseguente conflitto nella Striscia di Gaza. Questo evento, spiega il rapporto ha influenzato dinamiche politiche e geopolitiche regionali, interrompendo processi di riallineamento e aumentando le tensioni. La crisi di Gaza ha anche minacciato gli equilibri settari e religiosi nella regione, con possibili ripercussioni in Libano, Siria e Iraq. L’Iran è stato identificato come un attore chiave, con la sua vicinanza a Hamas e il suo dinamismo regionale. Le monarchie del Golfo hanno cercato di bilanciare le loro posizioni sulla questione palestinese con gli interessi di normalizzazione con Israele.

L’evolversi del conflitto russo-ucraino

Il rapporto sull’intelligence ha analizzato anche l’evolversi del conflitto russo-ucraino nel corso del 2023, concentrandosi su diversi aspetti: la controffensiva ucraina, segnala l’intelligence, non ha raggiunto l’obiettivo principale di interrompere il corridoio terrestre tra Russia e Crimea, ma ha recuperato parte del territorio occupato. Le battaglie hanno portato a pochi avanzamenti territoriali significativi da entrambe le parti, mentre la Russia ha implementato programmi di propaganda per giustificare un conflitto prolungato con l’Occidente.

Nel frattempo però il supporto occidentale all’Ucraina è diminuito rispetto all’anno precedente, mentre altri attori hanno fornito assistenza alla Russia, dove il conflitto ha aggravato la crisi demografica. Il rapporto rimarca la perdurante assenza di negoziati significativi per una soluzione pacifica, a causa della mancanza di fiducia tra le parti e della mancanza di modifiche negli obiettivi strategici. Nonostante vari tentativi di promuovere la pace, le parti non hanno mostrato volontà di concedere territorio o interrompere gli scontri.  In sintesi, il conflitto russo-ucraino è rimasto stagnante nel 2023, senza segni di una risoluzione imminente.

Le sfide da affrontare

Infine, il rapporto evidenzia diverse dinamiche e sfide affrontate nel continente: il Mediterraneo e l’Africa presentano criticità legate a traffici illeciti, terrorismo jihadista e flussi migratori clandestini, ma offrono anche opportunità di cooperazione economica e energetica. L’accelerazione delle dinamiche competitive ha reso più fragili gli assetti statuali, con una crescente presenza di attori globali come Russia e Cina. La Russia cerca di mantenere una presenza strutturata in Nord Africa e Sahel, influenzando la stabilità della regione e minacciando gli interessi occidentali.

Non si sono svolti negoziati significativi per una soluzione pacifica in Libia, dove la situazione rimane frammentata e instabile. La situazione in Sudan è caratterizzata da un conflitto interno tra le forze armate e le truppe paramilitari, generando una grave crisi umanitaria. Il processo di transizione in Etiopia è stato rallentato dalle tensioni etniche e dal deterioramento dei rapporti con l’Eritrea.

In Somalia, si registrano progressi politici nel contenimento del terrorismo, ma l’attività di controterrorismo non è ancora efficace nel depotenziare l’attivismo violento. La firma di un controverso Memorandum di Intesa tra l’Etiopia e il Somaliland ha creato tensioni con la Somalia e un irrigidimento dell’Eritrea, contribuendo all’instabilità regionale.

Tutte situazione che potrebbero avere tra l’altro riflessi sui flussi migratori verso l’Italia e l’Europa, considerati “una vera sfida”.  In sintesi, l’Africa nel 2023 è stata caratterizzata da una serie di sfide multidimensionali, comprese le tensioni politiche, i conflitti interni e l’ingerenza di attori esterni, che hanno reso la regione vulnerabile e instabile.

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