Tajani: “Navalny? Responsabilità della Russia, diretta o indiretta”

Alexeij Navalny assiste all'udienza di appello da carcere di Matrosskaya Tishina, Mosca. Archivio.
Nella foto d'archivio Alexej Navalny in carcare

MADRID. – Diretta o indiretta che sia, la responsabilità della morte di Alexej Navalny è da imputare al regime russo. Lo dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine di una conferenza stampa alla Camera, in cui si esprime in maniera piuttosto chiara sulla morte improvvisa, avvenuta in una sperduta colonia penale, del dissidente russo inviso a Vladimir Putin.

Tajani, come aveva fatto l’altro vicepremier Matteo Salvini, permette “i fatti dovranno essere accertati” ma poi fa un passo oltre: “il dubbio però è che sia stato fatto morire: non sappiamo se sia stato ucciso da un killer, ma si può provocare la morte di una persona anche con una detenzione incompatibile con la vita e questo è successo. Lui stava in un gulag come quelli che usava l’Unione Sovietica in una regione della Russia dove c’è un clima invivibile…”.

Tajani ha commentato anche gli sviluppi del processo Regeni, che si è aperto oggi con la prima udienze e che vede imputati quattro agenti egiziani in contumacia: “Siamo lieti che il processo vada avanti, si deve accertare la verità e punire i colpevoli”.

Il ruolo dell’Egitto

Ciò non toglie però che l’Egitto possa giocare un ruolo importante di mediazione nel conflitto divampato il 7 ottobre scorso in Medio Oriente. “L’Egitto è un interlocutore importante: serve avere un lavoro positivo con questo Paese perché tutti i palestinesi che escono dalla Striscia di Gaza, se vogliamo salvare vite umane, dobbiamo farlo insieme agli egiziani. Non se ne parla assolutamente di avere ripercussioni”.

Tajani si è poi soffermato sulla missione Aspides, volta a proteggere gli interessi mercantili e la libera navigazione nel Mar Rosso dalle insidi dei ribelli Houthi yemeniti: “Siamo favorevoli alla difesa europea, sono ben lieto che ieri al Consiglio Affari esteri si sia approvata definitivamente la missione Aspides. E’ stata una intuizione italiana”.

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