Pd, Schlein prova a disinnescare “terzo mandato”, i sindaci insistono

La segretaria del PD Elly Schlein. (foto @imagoeconomica)

MADRID – Elly Schlein prova a disinnescare la bomba del terzo mandato per i sindaci. La segretaria Pd mette a punto un percorso che prende tempo ed evita una conta sulla questione che divide i democratici – come del resto la maggioranza di governo – e affida la discussione ad un “tavolo di confronto” interno al Pd, lasciando che per ora sia il centrodestra a dividersi. In direzione la leader del partito fa appello all'”ascolto reciproco”, anche se i sindaci – da Matteo Ricci ad Antonio Decaro – non rinunciano a ribadire il loro sostegno all’idea del terzo mandato. Ma la mediazione studiata anche con Stefano Bonaccini alla fine un risultato lo ottiene, perché appunto evita un voto che avrebbe diviso il ‘parlamentino’ Pd.

È la stessa segretaria ad ammettere, durante il suo intervento, che il voto in commissione fissato per giovedì sull’emendamento della Lega è “un passaggio delicato”. Perché, appunto, i sindaci Pd – ma lo stesso vale per Bonaccini per i presidenti di regione – sono favorevoli ad un terzo mandato, mentre la segretaria – che non si è espressa sul merito – è piuttosto contraria. Ma, è stato il ragionamento di Schlein, perché dividere il Pd quando è il centrodestra che ancora deve decidere se davvero procedere su questa strada?

“Loro sono spaccati in maniera evidente – ha detto Schlein – e sappiamo che anche al nostro interno convivono sensibilità diverse. Ma noi a differenza deli altri siamo abituati a discutere”. Tocca poi a Davide Baruffi, responsabile enti locali e uomo vicino a Bonaccini, a illustrare la strada da seguire: appunto, un tavolo di dialogo interno, “un confronto di merito, non schiacciato sul tema dei mandati ma che deve contemperare pesi e contrappesi. Con la possibilità di rafforzare il ruolo delle assemblee elettive, altrimenti si procede in modo scomposto”.
Il tavolo lo accettano tutti, anche i sindaci che pure oggi ribadiscono il sì al terzo mandato. Ma le posizioni restano le stesse, Ricci dice che sarebbe un errore se il Pd non si schierasse, proprio perché il centrodestra è diviso e sostenere il terzo mandato farebbe esplodere le contraddizioni della maggioranza. Decaro, poi, ricorda che in Europa non esiste il limite alla rielezione dei sindaci. Replica Andrea Orlando, chiedendo di non usare argomenti che potrebbero indebolire la campagna contro l’elezione diretta del premier.

Marco Sarracino, poi, ribalta il ragionamento di Ricci: nella maggioranza, afferma, ci sarebbe un “effetto domino” se non passasse l’emendamento della Lega e in Europa non ci sarebbero limiti ai mandati “perché non c’è l’elezione diretta”. Semmai, aggiunge, serve una riflessione proprio “sull’elezione diretta del premier”. Affermazione che spinge Bonaccini a ribattere a sua volta: “Evitiamo che passi idea che siamo contro l’elezione diretta dei sindaci quando chi vive in una comunità apprezza di poter scegliere il sindaco o la sindaca che lo amministra”.

“Confido che con questo tavolo di lavoro riusciremo insieme a fare un passo avanti”, conclude Schlein. Ma proprio il dibattito di oggi conferma che le questioni sono tutt’altro che risolte e un esponente della segreteria confessa l’irritazione: “I sindaci prima accettano il tavolo e poi rilanciano sul terzo mandato”. Ma allora che mediazione è?”. È evidente che la discussione riprenderà proprio al tavolo.

La vera speranza, appunto, è che nel frattempo sia il centrodestra a risolvere il problema, accantonando l’emendamento della Lega o – almeno – rinviando la questione. In questo caso non ci sarebbe nemmeno da dover definire una linea da tenere in Parlamento giovedì. Ma se il voto sul terzo mandato fosse confermato il “tavolo” dovrà trovare quella mediazione che finora non si è riusciti a trovare. Un’ipotesi che circola sarebbe quella di non far partecipare al voto i parlamentari Pd, ma i sindaci hanno già ribadito che per loro al terzo mandato bisogna dire sì.

Askanews

Lascia un commento