De Luca porta il Sud in piazza: “Il governo ci calpesta”

Vincenzo De Luca, governatore della Campania in una foto d'archivio.

MADRID. – Vincenzo De Luca porta il Sud in piazza a Roma, quasi 700 tra sindaci e amministratori, e con la verve che lo contraddistingue la infiamma con parole brucianti verso il governo contro l’autonomia differenziata e per chiedere lo sblocco dei fondi di sviluppo e coesione: dal “racconto infame per il quale al nord c’è la virtù e al sud i miserabili e i cialtroni”, alla “legge truffa” delle autonomie, passando per il progetto della Zes unica “gestita da imbecilli” fino al “non ci facciamo ricattare da qualche pinguino che fa parte di questo governo”, l’escalation è costante.  

Ma è la passeggiata verso Palazzo Chigi per chiedere al ministro Fitto la firma del Patto di Coesione con Regione Campania entro la settimana prossima (“è un anno e mezzo che ci stanno stritolando e ci fanno peli e contropeli, in un anno e mezzo si va sulla luna: la verità è che ci vogliono stritolare: diremo che abbiamo avuto a che fare con lavoratori socialmente inutili…”) che se possibile accende definitivamente il pomeriggio: Fitto infatti non c’è, in quel momento è con la premier Giorgia Meloni in Calabria per firmare, guarda caso, proprio il primo patto di coesione con una regione del Sud. 

All’ingresso si accende anche un parapiglia, con i sindaci che, spiega Angelo Bonelli di Avs che annuncia una interrogazione parlamentare, “sono stati caricati: avevano chiesto di essere ricevuti dal ministro Fitto e dopo il diniego si erano avvicinati a Palazzo Chigi. Qui sono stati fronteggiati dai poliziotti e attaccati con i loro scudi al punto che alcuni di loro sono caduti”. 

 In piazza, De Luca aveva provato a fare una “operazione verità: bisogna dire che la spesa pubblica al Centro Nord è di 17mila euro pro-capite, in Campania è di 12 e ne avremmo bisogno di 30; che in sanità abbiamo oltre 60mila medici al nord, 40mila al Sud, un terzo in meno di posti letto e di personale”. 

E soprattutto che, di fronte a questi gap, “mi aspetterei che Meloni chiedesse scusa al Sud, perché avrebbe dovuto fare gli accordi di coesione in primo luogo con tutte le regioni del Sud, e non con quelle del Nord. Ha dimostrato disprezzo, abbiamo più di 20 miliardi disponibili (sommando i fondi destinati a tutte le regioni del Sud, di cui 6 per la Campania, ndr)  e ci mettono in condizione di aprire i cantieri tra 3 anni…”. 

Dalla Calabria, Meloni risponde neanche tanto indirettamente a De Luca: i presidenti di Regione, dice, si stanno dimostrando “tutti collaborativi, tranne uno che non è molto collaborativo allo stato attuale. Neanche mi stupisce troppo, se si va a guardare il ciclo di programmazione 2014-2020 risulta speso il 24% della spesa. Se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare, forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più”… 

E il vicecapogruppo di Fdi alla Camera Manlio Messina le dà manforte: “Il Governo Meloni conferma il suo grande impegno per dare risposte concrete al sud. Basta risorse sprecate nella politica di coesione e basta assistenzialismo. È questo il tempo di nuovi interventi attraverso grandi investimenti che rimarranno. Dopo le politiche fallimentari del centrosinistra il Sud cambia rotta”. 

Ma, nelle opposizioni, anche nel Movimento 5 Stelle c’è chi attacca l’esecutivo sui fondi di coesione e sviluppo, come la campana Carmela Auriemma, che in mattinata aveva dato il calcio di inizio alla sfida del giorno con una interrogazione parlamentare per denunciare “il furto che si sta avendo in questi mesi di risorse destinate per il Sud, del Sud, verso il Nord. Non soltanto i fondi di coesione che sono bloccati completamente, e vengono anche sottratti per progetti del Nord” ma anche “quei 16 miliardi bloccati del Pnrr che erano destinato soprattutto al Mezzogiorno”.

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