Navalny è morto. Zelensky: “Vittima di Putin”

Lavoratori municipali dipingono un graffiti di Navalny in St. Petersburg, Russia, ANSA/ EPA/ANATOLY MALTSEV

MADRID. – Il nemico numero uno di Vladimir Putin, Alexei Navalny, è morto oggi a 47 anni. A darne notizia la stessa amministrazione penitenziaria russa. “Il 16 febbraio 2024, nel centro penitenziario numero 3, il prigioniero AA Navalny si è sentito male dopo una passeggiata e ha perso conoscenza quasi immediatamente – si legge in un comunicato del Servizio federale per l’esecuzione delle sentenze (FSIN) del distretto autonomo di Yamalo-Nenets, nel Grande Nord della Russia–. 

Immediatamente è arrivato il personale medico della struttura ed è stata chiamata una squadra di soccorso d’emergenza. Sono state adottate tutte le misure di rianimazione necessarie, senza risultati. I soccorritori hanno constatato la morte del condannato, e adesso si stanno accertando le cause della morte”. 

Secondo quanto reso noto dalle autorità russe, appena ieri Navalny aveva preso parte in videoconferenza alle udienze del tribunale della città di Kovrov. In tale occasione, ha dichiarato una fonte giudiziaria, Navalny “non ha presentato alcuna lamentela sulla sua salute, ha parlato attivamente e ha presentato argomentazioni in difesa della sua posizione giudiziaria”. 

Il carismatico attivista anti-corruzione stava scontando una pena detentiva di diciannove anni a causa delle sue posizione politiche considerate “estremiste” dall’establishment e quindi illegali. L’oppositore era stato arrestato nel gennaio 2021 al suo ritorno in Russia dopo la convalescenza in Germania per un avvelenamento per il quale aveva puntato l’indice contro il Cremlino. 

 Il leader dell’opposizione russa era detenuto in una prigione a circa 40 miglia a nord del Circolo Polare Artico dove era sottoposto a un regime di detenzione speciale. All’inizio di dicembre era stato trasferito, senza che le autorità fornissero alcuna indicazione ai suoi legali, da un carcere nella regione di Vladimir, dove stava scontando una condanna a 30 anni con l’accusa di estremismo e frode, di fatto una punizione politica per aver guidato l’opposizione anti-Cremlino negli anni 2010. 

Navalny si era detto certo che non avrebbe rivisto la libertà fin quando Putin avesse vissuto. L’ex politico nazionalista aveva contribuito a fomentare le proteste del 2011-2012 in Russia conducendo una campagna contro le frodi elettorali e la corruzione del governo, indagando sulla cerchia ristretta di Putin e condividendo i risultati delle sue inchieste che scoperchiavano il velo sulla corruzione della leadership russa in una serie di video che hanno raccolto centinaia di milioni di visualizzazioni. 

Navalny e la sua squadra avevano rivelato, tra le altre cose, le ricchezze accumulate dallo “zar” e dalla sua cerchia tra palazzi monumentali, ville, yacht, aerei privati, conti nei paradisi fiscali e via discorrendo. Il culmine della sua carriera politica è stato nel 2013, quando aveva ottenuto il 27% alle elezioni per la carica di sindaco della capitale. 

 Appare scontato che la scomparsa di Navalny sia destinata e rendere ancora più incandescenti i rapporti tra le Federazione russa e le nazioni del blocco occidentale. Va ricordato, a tale proposito, che nel giugno 2021, nei giardini dell’Hôtel du Parc des Eaux-Vives, a Ginevra, al termine del vertice tra il presidente americano Joe Biden e il suo omologo russo Vladimir Putin, l’inquilino della Casa Bianca ammonì il leader del Cremlino che l’uccisione del dissidente avrebbe avuto delle “conseguenze devastanti” per la Russia. 

Pochi giorni prima, a Bruxelles, Biden aveva lanciato un avvertimento molto chiaro nei confronti di Navalny, affermando in quell’occasione che la sua morte “sarebbe una tragedia” che “non farebbe altro che deteriorare le relazioni di Mosca con il resto del mondo”. 

Intanto, a poche ore dall’annuncio della scomparsa dell’oppositore di Putin, si susseguono le reazioni della politica internazionale. Senza mezzi termini, il presidente della Lettonia, Edgars Rinkevics, ha affermato su X che “qualunque sia la tua opinione su Alexei Navalny come politico, è stato semplicemente brutalmente assassinato dal Cremlino. 

“È un dato di fatto ed è necessario che si conosca per essere consapevoli della vera natura dell’attuale regime russo”. Da parte sua, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha dichiarato che l’Unione Europea ritiene “il regime russo” “l’unico responsabile” della morte dell’oppositore. 

“Alexei Navalny – ha scritto Michel su X – ha combattuto per i valori della libertà e della democrazia. Per i suoi ideali, ha fatto l’estremo sacrificio”. Per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo la morte di Navalny, “la Russia deve rispondere a domande serie”. 

Non poteva mancare la reazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per il quale Vladimir Putin deve “essere ritenuto responsabile dei suoi crimini”. “Per me è ovvio che Alexei Navalny è stato ucciso come migliaia di altri che sono stati torturati a morte a causa di una persona, Putin, a cui non importa chi muore finché mantiene la sua posizione”, ha dichiarato il presidente ucraino, durante una conferenza stampa congiunta con il cancelliere Olaf Scholz a Berlino. 

Da parte sua, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha rigettato al mittente le accuse mosse al Cremlino di essere dietro la morte di Navalny. “La reazione immediata dei leader dei paesi della Nato alla morte di Navalny, sotto forma di accuse dirette contro la Russia, è rivelatrice – ha detto Zakharova –. Non è stato nemmeno eseguito un esame medico-legale, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte”. 

Affermazioni, quelle della Zakharova, che fanno eco alle accuse più volte mosse dalle autorità russe secondo cui dietro l’avvelenamento dell’avversario di Putin nell’agosto 2020 ci sarebbero stati i servizi segreti occidentali. Una analisi condivisa dalla caporedattrice del gruppo mediatico Rossiya Segodnya e del canale televisivo RT, Margarita Simonyan, secondo la quale la morte di Alexei Navalny prima delle elezioni presidenziali nella Federazione Russa apparirebbe vantaggiosa per “forze completamente opposte” a quelle attualmente al potere in Russia, e “i media occidentali questo lo sanno molto bene”. 

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