Palazzina Ilva: governo convoca sindacati. Riondino attacca: “Deluso da Pd e M5s”

Gli impianti della fabbrica Ilva di Arcelor Mittal a Taranto, ANSA/DONATO FASANO
Gli impianti della fabbrica Ilva di Arcelor Mittal a Taranto, ANSA/DONATO FASANO

MADRID. – Mentre in audizione in Senato l’ad di Acciaierie d’Italia assicura che “Mittal non vuole chiudere gli impianti”,i sindacati dell’ex Ilva ottengono l’incontro a Palazzo Chigi, fissati per lunedì 19 febbraio alle 18.15. Nel frattempo, sempre in Senato, è Michele Riondino, attore e regista del film Palazzina Laf, a sferzare la politica, e non la maggioranza attuale, ma anche il Movimento 5 Stelle “che mi ha sedotto e abbandonato”, Il Pd che “mi ha deluso con i tanti decreti salva-Ilva”.

Lucia Morselli, in Senato, assicura: ”Io lavoravo per Cassa depositi e prestiti quando è stata fatta la gara e l’abbiamo persa. Arcelor Mittal ha fatto un’offerta importante e grande, soprattutto dal punto finanziario, e non si fa un’offerta così per chiuderla, non c’è bisogno di spendere 2 mld. Lo potrebbe fare gratis, era un’azienda fallita e quindi bastava non fare nessuna offerta e attaccarla sul mercato”.

Assicurato che il reale debito è di 700 milioni, Morselli spiega però che è difficile fare previsioni sul bilancio 2023, “perché dipenderà molto dalla continuità produttiva”. Sul fronte Pd, però, Francesco Boccia insiste: “Cosa deve fare il governo con ex Ilva? Deve mandare fuori Mittal, noi lo diciamo da tempo e continuiamo a ripeterlo – ricorda il capogruppo al Senato –

Io appartengo a quel limitato numero di persone che contestarono la cessione a Mittal, non ho cambiato idea: fu un errore. Ora bisogna ricercare, così come si stava facendo alcuni anni fa, partner industriali che credano che si possa fare acciaio senza carbone. Ed è possibile. Arcelor non mai è stata credibile, ha sempre detto cose che ha puntualmente ha smentito, non ha mai mantenuto un impegno”.

Così come, del resto, non ha fatto la politica: l’atto d’accusa è di Michele Riondino, autore dell’apprezzato Palazzina Laf, film tratto dal libro di Alessandro Leogrande che racconta la vicenda del demansionamento e del ‘confino’ da parte dei dipendenti Ilva che negli anni 90. Presto però il dibattito vira sull’attualità: “Sono stato sedotto e abbandonato dal Movimento 5 stelle, deluso dal PD con i diversi decreti salva Ilva, dal governo: a Taranto si muore di lavoro, non si vive di lavoro.

Oggi ci sono 5mila cassintegrati che subiscono l’umiliazione si stare a casa e non fare nulla, proprio come i lavoratori della palazzina Laf. La verità è che non ci sono le condizioni perché quella fabbrica possa continuare a produrre senza uccidere gente, voglio ricordare che gli impianti sono sequestrati. Il futuro di Taranto sta nelle bonifiche, e la forza lavoro necessaria servirebbe a fare uscire di casa quei lavoratori”.

Tanto è vero che secondo Annamaria Moschetti, pediatra e membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente “i dati che sono oramai forniti da decenni dalle principali istituzioni sanitarie, è ormai chiaro ed evidente che esiste una situazione sanitaria compromessa nella popolazione. Non solo è dimostrato, ma è stato dimostrato ampiamente dagli studi epidemiologici un nesso di causa ed effetto” tra le emissioni dell’impianto ex Ilva e il tasso di malattie negli abitanti di alcuni specifici quartieri di Taranto: “Non c’è nessuna valutazione di impatto sanitario che dimostri un livello produttivo innocuo per la salute umana”.

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