Medio Oriente, Netanyahu: “Via i civili da Rafah, poi colpiremo”

Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu durante il Quinto Foro di Yad Vashem nel Museo Memorial dell'Olocausto a Gerusalemme
Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu durante il Quinto Foro di Yad Vashem nel Museo Memorial dell'Olocausto a Gerusalemme.(ANSA- EPA/ABIR SULTAN)

MADRID. – Forse cedendo alle insistenze dell’amministrazione americana, finalmente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è risolto ad ammettere la necessità di un’evacuazione massiccia dei civili ammassati a Rafah, nel quadrante meridionale della Striscia di Gaza, prima che in quest’area scatti l’annunciata offensiva dell’esercito ebraico.
Il premier ha infatti dichiarato di aver ordinato ai militari di preparare un piano per evacuare la popolazione del settore sud dell’enclave dove si stima che più di un milione e trecentomila palestinesi (secondo alcune stime un milione e mezzo) si siano rifugiati peraltro seguendo le stesse direttive dei militari israeliani che avevano definito quella al confine con l’Egitto una zona sicura.
Quello che i vertici di Tsahal dovranno approntare, ha spiegato ancora Netanyahu, è dunque un “doppio piano” che preveda da una parte lo sfollamento dei civili e dall’altra la completa “bonifica” dell’area dalle forze di Hamas che qui, sempre a detta del premier, sarebbero presenti con ben quattro battaglioni. Sta di fatto che, come rilevato anche da diversi osservatori israeliani, l’idea di evacuare una simile massa di persone appare, se non impossibile, di difficilissima realizzazione.
Appare evidente, comunque, che la mossa di Netanyahu sia stata pressoché obbligata al fine di sventare una clamorosa rottura con Washington, probabilità non più di fantapolitica: a dimostrarlo, da ultimo, le parole del portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, il quale ha affermato che un’offensiva di terra israeliana a Rafah, almeno in queste condizioni, “non è qualcosa che sosterremmo”.
A fargli eco Vedant Patel, portavoce del dipartimento di Stato, secondo il quale “portare avanti un’offensiva del genere adesso, senza pianificazione e poca riflessione in un’area dove trovano rifugio un milione di persone, sarebbe un disastro”.
Senza tralasciare quanto detto nella notte italiana dallo stesso Joe Biden, che ha definito senza tanti giri di parole l’offensiva su Gaza “esagerata” aggiungendo che nella Striscia “Ci sono molte persone innocenti che muoiono di fame, molte persone innocenti che sono nei guai e stanno morendo”.
Intanto, nella notte, almeno 22 civili, tra cui bambini e donne, sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani tra Rafah e il settore centrale della Striscia. A Rafah, i bombardamenti hanno colpito un edificio residenziale e un asilo trasformato in rifugio per sfollati della città centrale di Zuwaida. I morti e i feriti sono stati portati negli ospedali vicini, dove i corpi sono stati fotografati da diversi giornalisti delle testate occidentali.

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