MADRID. – Ora è ufficiale. Quattro candidati si contenderanno la carica, per la verità scontatissima, di presidente della Russia nel mese di marzo. Questa mattina, infatti, il presidente della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, ha reso noto che i membri della commissione hanno rifiutato la registrazione a Boris Nadezhdin, Sergei Malinkovich e Anatoly Batashev.
Pertanto, a parte il leader del Cremlino Vladimir Putin, alle presidenziali correranno anche l’ultranazionalista Leonid Slutsky, il liberale Vladislav Davankov, vicepresidente della Duma di Stato, e Nikolai Kharitonov, membro del Partito Comunista russo. Va da sé che nessuno dei tre candidati opposti a Putin ha la benché minima possibilità di insidiare l’attuale presidente. Nelle presidenziali del 2018 Putin, per dare un’idea, ricevette il 76,69% delle preferenze, e le previsioni attuali, nonostante la guerra in Ucraina, sembrano essere in linea con tale ordine di grandezza.
Le urne saranno aperte dal 15 al 17 marzo, con l’eventuale (ma di fatto impossibile) ballottaggio che è previsto invece per domenica 7 aprile. L’attuale presidente sarà in campo per la quinta volta, anche se non consecutiva: nel quadriennio 2008-2012 al Cremlino è infatti stato di stanza il suo delfino Dmitri Medvedev. Di fatto, Putin però governa la Russia dal 1999.
Ucraina, Leontyev: “I paesi occidentali camminano sull’orlo del baratro”
I paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, stanno “camminando sull’orlo del baratro”, pensando di poter aumentare la pressione militare sulla Russia tramite il conflitto ucraino senza perdere il controllo dell’escalation. Ma “questo è un percorso pericoloso” con molteplici rischi dello scatenarsi di “conflitti militari diretti tra potenze nucleari”.
Lo ha detto questa mattina il consigliere del ministro degli Affari esteri della Federazione Russa, Vladimir Leontyev il quale ha sottolineato che l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, “sta ora conducendo una guerra ibrida aperta contro la Russia”, i cui obiettivi sarebbero lo strangolamento politico ed economico della Federazione oltre ad infliggerle una sconfitta strategica sul campo di battaglia.
In altre parole, ha spiegato il consigliere del capo della diplomazia di Mosca, l’intento sarebbe quello di “sconfiggere la Russia ed eliminarla dalla scena mondiale come forza politica indipendente, pronta a difendere i propri interessi nel campo della sicurezza”.