Premierato, Casellati: “Dimissioni ‘volontarie’? Se non è chiaro si può cambiare”

In una foto d'archivio Elisabetta Casellati, nell'Aula del Senato.
L'ex presidente del Senato, Elisabetta Casellati, nell'Aula del Senato. ANSA/GIUSEPPE LAMI

MADRID. – “Se la parola ‘volontarie’ dovesse dar luogo a problemi di interpretazione non c’è nulla di immodificabile nella vita tranne la morte”: così, parlando con i giornalisti in Senato, il ministro delle Riforme Elisabetta Casellati, rispondendo alle critiche sollevate da alcuni giuristi sul tema delle dimissioni del premier, aprendo all’eventualità di nuove modifiche dopo l’accordo raggiunto ieri nella maggioranza sulla cosiddetta norma anti-ribaltone.

La parola “volontarie”, associata a “dimissioni”, “secondo me aggiunge e non toglie” sottolinea Casellati, ritenendo questa formula “un ampliamento, non un declassamento della fiducia”. “Se il premier dà le dimissioni – spiega – riferisce con informativa al Parlamento la ragione e sceglie se proporre al Presidente della Repubblica lo scioglimento oppure se passare la palla, ma in entrambi i casi è una decisione che è sempre in capo al primo premier. Questo per evitare che un premier eletto avesse meno poteri del secondo premier in caso di dimissioni”.

Il ministro ricorda che nella maggioranza “c’è un accordo dove la premessa da parte nostra, mia, sull’articolo 94 è di dire che è giusto che il secondo premier non può avere più poteri del primo, perché il primo ha una legittimazione ampia, popolare. Dal mio punto di vista abbiamo rimediato a questa situazione relegando il secondo premier ad ipotesi molto ristrette: quando il premier eletto decida con le dimissioni di passare la palla, in casi di morte, in casi di decadenza e in caso di impedimento permanente”. In sintesi, per Casellati quella messa a punto “sembra un’ottima soluzione che va incontro a tutte le sensibilità. Pertanto, speriamo bene”.

Le opposizioni chiedono chiarimenti

Sulle parole del ministro interviene in aula il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi, che su X scrive: “Scusate, signori del governo e della maggioranza, fateci capire una cosa: perché da una parte volete correre come se fossimo dentro la carica di Balaklava, e dall’altra non vi siete ancora chiariti le idee??? Fermatevi, chiaritevi e poi discutiamo nel merito. Perché la riforma della Costituzione non può essere né una bandierina per la campagna elettorale, né il prezzo di una intesa (al ribasso) interna alla maggioranza”.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, prova a rassicurarlo in aula: “Se ci sarà la necessità di avere tempo per valutare ulteriori eventuali emendamenti, ne prenderemo atto e daremo tutto il tempo necessario. Non mi è sembrato che ci fosse una certezza: non è che, ad ogni dichiarazione a un giornalista, noi possiamo stravolgere l’ordine del giorno. Se ci fossero situazioni nuove, stia tranquillo che ne terremo conto, anche con eventuali riunioni della Conferenza dei capigruppo”.

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