Sgarbi annuncia: “Mi dimetto da sottosegretario”, le opposizioni esultano

Vittorio Sgarbi. (ANSA)

MADRID. – “Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”: Vittorio Sgarbi annuncia il suo passo indietro a margine dell’evento “La ripartenza”, promosso da Nicola Porro a Milano, dove ha tenuto una conferenza su Michelangelo. La svolta arriva dopo mesi e settimane piuttosto tormentati per l’esponente del governo Meloni.

Sullo sfondo c’è la vicenda giudiziaria legata al quadro “La cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti, esponente del Seicento senese, per cui l’ormai ex sottosegretario è indagato per riciclaggio dei beni culturali, dopo che l’opera, di cui era stato denunciato il furto, era stata trovata in suo possesso. Passando per il rapporto complicato con il suo ministro di riferimento, Sangiuliano, per via dei compensi ricevuti come conferenziere in contemporanea con la sua attività di sottosegretario, su cui è aperto un procedimento dell’Antitrust:

”L’Antitrust – ha detto oggi Sgarbi – ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che, avendo accolto due lettere anonime che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, io non posso fare una conferenza da Porro”. Per finire con gli insulti rivolti al giornalista di Report, Manuele Bonaccorsi: “Se lei muore in un incidente stradale io sono contento”. Parole su cui oggi il critico d’arte è tornato su, ritirando il proprio “augurio di morte” ma precisando che si trattava di “un’intervista non autorizzata”.

La mozione di sfiducia

Da settimane la vicenda Sgarbi è diventata anche terreno di scontro politico, con la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, che doveva essere discussa in aula questa settimana e che è slittata al 15 febbraio: discussione che, però, potrebbe non aver luogo visto l’annuncio odierno.

“Mozione alla Camera di Pd e M5S infondata, ispirata dalle menzogne di balordi e delatori a cui hanno dato voce, con accanimento persecutorio, ‘Report’ e ‘Il Fatto’ – aveva replicato il sottosegretario – Denuncerò anche i Caso, i Manzi, i Silvestri che certamente si copriranno della immunità parlamentare”.

“Ce l’abbiamo fatta – scrivono in una nota gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera e al Senato – Le dimissioni di Sgarbi con effetto immediato fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il Paese. È il risultato concreto di tutti gli sforzi che il Movimento 5 Stelle ha messo in campo in questi mesi rispetto ad una delle questioni morali più eclatanti tra quelle che attanagliano il governo. La nostra tenacia è stata premiata nonostante il tentativo di insabbiare il caso e di metterlo a tacere, ma davanti alla nostra determinazione non è bastato.

Evidentemente Giorgia Meloni e il suo governo non potevano reggere alla mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e alla pressione mediatica anche internazionale che il suo caso ha suscitato. È un risultato che portiamo a casa in difesa del prestigio delle istituzioni e per l’immagine dell’Italia all’estero”.

“Meloni e Sangiuliano spieghino al parlamento per quali ragioni il governo ha fatto orecchie da mercante sul caso Sgarbi”: così i componenti democratici della commissione cultura della Camera, commentando le annunciate dimissioni “con effetto immediato” da sottosegretario da parte di Sgarbi.

“Il governo ha fatto di tutto per evitare di prendere una posizione chiedendo, in più occasioni, il rinvio dell’esame parlamentare della mozione di sfiducia pur di non esprimersi sul caso. Per quali ragioni? Meloni, che dice di non essere ricattabile, dica come mai lei e il ministro della cultura abbiano agito con tanta reticenza”.

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