Jobs Act: licenziamenti collettivi legittimi, IV sorride

Ombrelli multicolori con la scritta "Jobs Act"
Giovani della CGIL manifestano sotto Palazzo Chigi contro il Jobs act e il governo Renzi a Roma, 26 novembre 2014. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

MADRID. – I licenziamenti collettivi, previsti dal Jobc Act introdotto dal governo Renzi nel 2015, sono legittimi. A stabilirlo una sentenza della Corte Costituzionale, chiamata in causa dalla Corte d’appello di Napoli che aveva contestato la legittimità della norma, e in particolare le conseguenze della presunta violazione dei criteri di scelta dei lavoratori in esubero.

Il decreto prevedeva infatti un indennizzo per compensare il danno subito dal lavoratore, ma non più la tutela reintegratoria nel posto di lavoro, come era previsto in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo: la legge di delega del 2015 infatti aveva escluso la possibilità di reintegro per i licenziamenti di lavoratori assunti con contratti a tutele crescenti a partire dal 7 marzo 2015, prevedendo invece un indennizzo economico.

La Corte costituzionale ha ritenuto che questa esclusione fosse in linea con l’obiettivo complessivo del Jobs Act di incentivare l’occupazione e superare il precariato, respingendo dunque il ricorso. La Corte ha respinto anche l’argomento, sostenuto dalla Corte d’Appello, di violazione del principio di eguaglianza, sostenendo che la differenziazione tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 fosse giustificata dalla volontà del legislatore di applicare la nuova disciplina solo ai “giovani” lavoratori per favorire l’occupazione.

La sentenza è accolta come una vittoria da Italia Viva, in cui sono confluiti molti della corrente renziana dell’alllora Partito democratico: secondo Raffaella Paita, senatrice IV, “qualcuno, soprattutto a sinistra, dovrebbe scusarsi e prendere atto che la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi ha ridotto la precarietà e creato centinaia di migliaia di posti di lavoro a tempo indeterminato.

Sono stati sconfessati quanti, a cominciare dagli ultimi due segretari del Partito democratico, hanno, con una mossa suicida, schierato il Pd contro una riforma voluta dal Pd”. La Corte ha anche ritenuto adeguata la tutela indennitaria per i lavoratori illegittimamente licenziati in seguito a una procedura di riduzione del personale, stabilendo che spetta loro un’indennità non soggetta a contribuzione previdenziale, calcolata in base a criteri specifici e non inferiore a sei mensilità e non superiore a trentasei mensilità.

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