La Vinotinto degli anni ’80 riuscí a vivere il sogno olimpico

CARACAS. – Se iniziamo a sfogliare gli almanacchi troviamo che nel 1980, gran parte dei servizi trasmessi nei telegiornali e i reportage nei quotidiani non parlavano che della “Guerra Fredda” tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, situazione che non solo influiva a livello geopolítico, ma a anche sportivo. 

Il 20 febbraio 1980 il presidente degli USA esigeva la sospensione dei Giochi Olimpici di Mosca se l’Urss non avesse ritirato le sue truppe dall’Afganistan in un tempo di quattro settimane. Un mese dopo, il 22 febbraio, a Lake Placid durante i Giochi Olimpici d’Inverno di la squadra di hockey degli Stati Uniti (composta da dilettanti e giocatori universitari) batteva nelle semifinali la Russia, quella gara é rimasta nella storia dello sport sotto il nome del “miracolo del ghiaccio”.

Questo batti e ribatti tra le due potenze che dominavano il mondo sboccò in un boicot verso i giochi olimpici estivi che nel 1980 sarebbero stati ospitati dalla capitale dell’URSS. Questa situazione in un certo senso ha “beneficiato” la nazionale venezuelana di calcio che per la prima ed unica volta nella sua storia poteva partecipare nel torneo a cinque cerchi.

Quella nazionale chiuse il preolímpico, che si disputó in Colombia, al quarto posto con 5 punti alle spalle di Argentina (11 punti), Colombia (7), Perú (7). I ragazzi allenati da Manuel Plasencia riuscirono a chiudere davanti ad un mostro sacro come il Brasile. Con questa prestazione, il Venezuela non era però riuscita a timbrare il biglietto per i Giochi Olimpici, ma grazie al boicot olimpico riuscì a realizzare questo sogno.

 In quella Vinotinto c’erano campioni come  Juan José “Cheché” Vidal, Bernardo Añor, Robert Elie, Nelson Carrero e i sempre ricordati Mauro Cichero (R.I.P.) e Pedro Febles (R.I.P.), ed altri.

In quei giochi olimpici la Vinotinto chiudeva la sua partecipazione con uno score di una vittoria (2 – 1 contro lo Zambia) e due sconfitte (4 – 0 contro la Russia e 2 – 1 vs Cuba). Nello storico successo lasciarono sul rettangolo verde dello stadio Kirov di San Pietroburgo (allora Leningrado) il segno: Zubiaretta ed Elie.

(di Fioravante De Simone / redazione Caracas)

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