MADRID. – “Approvato il Ddl eco-vandali. Chi deturpa o imbratta un monumento paga di tasca propria, questo principio è legge dello Stato. Ringrazio il Parlamento, il Governo e i tanti cittadini che mi hanno sostenuto in questa battaglia di civiltà”.
Così su X il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, festeggiando l’ok definitivo da parte dell’aula della Camera del disegno di legge che prevede disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici.
Un provvedimento nato su iniziativa del governo, come reazione agli atti dimostrativi dei movimenti ambientalisti, come Ultima Generazione. Il ddl punisce con la sanzione amministrativa pecuniaria da 20.000 a 60.000 euro chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o, ove previsto non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui.
L’aumento delle sanzioni aggrava quelle già pesanti previste dal Codice penale da marzo 2022 che prevedevano, oltre alla reclusione da 1 a 6 mesi, multe da 2.500 a 15mila euro. “Oggi alla Camera abbiamo approvato il disegno di legge che introduce sanzioni amministrative pecuniarie severe, in aggiunta a quelle penali già previste, per chi deturpa o distrugge beni culturali o paesaggistici.
La nostra ferma volontà è quella di contrastare in modo totale gli atti di puro vandalismo compiuti anche da chi, con evidente narcisismo mediatico, afferma di condurre battaglie ambientaliste, sfregiando il nostro inestimabile patrimonio artistico e culturale. Il diritto di protestare, anche in modo forte, non è in discussione, ma non può essere accettato, e da alcune forze politiche giustificato, che la protesta si traduca nell’aggressione a beni che sono un patrimonio dell’umanità” sostiene Andrea Pellicini, deputato di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Giustizia alla Camera.
Non dello stesso avviso Eleonora Evi, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra: “Il dibattito in aula è stato surreale – afferma – ci si copre gli occhi di fronte agli atteggiamenti illegali che ci sono stati in passato come i blocchi stradali degli allevatori per le quote latte, da cui non è scaturita un’azione repressiva come questa. Per noi è gravissimo, si va a minare il diritto sacrosanto di esprimere la propria posizione e di manifestare”. “Voglio inoltre precisare – conclude Evi, in merito alle azioni dei movimenti sulla crisi climatica – che non stiamo parlando di danni permanenti, quindi si tratta veramente di un’operazione di propaganda e repressione da parte del governo”.