Clima, nel 2023 la ‘febbre’ dell’oceano ha toccato nuovo record

Studenti a Torino durante la manifestazione Fridays For Future per il clima.
Studenti a Torino durante la manifestazione Fridays For Future per il clima. Immagi8ne d'archivio.ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – A causa delle acque oceaniche più calde, calore e umidità in eccesso entrano nell’atmosfera a causa dell’evaporazione delle acque superficiali, rendendo le tempeste più violente, con piogge e venti più forti e, quindi, con un maggior rischio di inondazioni, anche sul territorio italiano. In questo scenario globale, il Mar Mediterraneo nel 2023 si è confermato il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio, raggiungendo il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne.

“Nel 2023 Ingv ed Enea hanno continuato, nell’ambito del progetto MACMAP finanziato da Ingv, a raccogliere su base stagionale i dati della temperatura delle acque del Mediterraneo, in particolare dei Mari Ligure e Tirreno lungo la tratta Genova-Palermo, grazie alla collaborazione con la compagnia di navigazione Grandi Navi Veloci (GNV)”, spiega Simona Simoncelli, ricercatrice Ingv e co-autrice dello studio.

“L’analisi di questi dati di temperatura, nonché di quelli raccolti a 400 metri di profondità dalla boa del Cnr-Ismar nel Canale di Sicilia, indica a partire dal 2013 un chiaro riscaldamento nello strato delle acque comprese tra i 150 e i 450 metri di profondità, estesosi poi alle acque più profonde (fino a 700 metri) e più settentrionali. In questo caso tra il 2013 e il 2016 il riscaldamento è stato superiore a 0.4 °C, seguito da una leggera diminuzione e da un periodo stazionario. La temperatura delle acque ha ripreso ad aumentare dal 2021, raggiungendo il suo record, per il momento, a settembre 2023”.

“Continuare a monitorare sistematicamente i mari, nello specifico il Mar Mediterraneo, misurando i valori di alcuni parametri come temperatura, salinità, PH e ossigeno, rimane l’unico modo per consolidare le conoscenze sull’argomento e migliorare l’affidabilità delle previsioni che al momento non sono accurate quanto necessario e desiderato, anche se si è in presenza di un trend di crescita delle temperature evidente”, aggiunge Franco Reseghetti, ricercatore Enea e co-autore dello studio.

“Il Mediterraneo influenza fortemente la vita nei Paesi che vi si affacciano: dall’agricoltura, alla pesca, all’idrologia, all’evoluzione meteo, alla salute delle popolazioni. Continuare a monitorarlo è la chiave per contribuire a conoscere gli effetti del riscaldamento globale, sensibilizzare la società a questa emergenza e stimolare l’adozione di necessarie misure di adattamento e mitigazione. Bisogna sempre tener presente che a causa di questo fenomeno si registrano ogni anno danni materiali enormi in tutto il mondo, accompagnati spesso dalla perdita di vite umane”, concludono i ricercatori.

(askanews)

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