Medio Oriente, a Gaza il cessate il fuoco sembra ancora lontano

Foto di hosny salah da Pixabay

MADRID. – Per ora non si scorge l’attesa schiarita in merito a un possibile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Questa volta, a dissipare le illusioni è stata la notizia che le fazioni palestinesi rifiutano qualsiasi trattativa sullo scambio di prigionieri fino alla fine dell'”aggressione” israeliana. La presa di posizione è stata divulgata in una dichiarazione pubblicata questa mattina da Hamas.

“C’è una decisione nazionale palestinese secondo cui non si dovrebbe parlare di prigionieri o di accordi per il loro scambio se non dopo la completa cessazione dell’aggressione”, si legge nella dichiarazione, sottoscritta anche dalla Jihad islamica. Ieri il leader di Hamas Ismail Haniyeh si è recato in Egitto per la prima volta in più di un mese proprio per confrontarsi con i mediatori egiziani, ma evidentemente la sua azione non ha ancora trovato la sponda giusta da parte della diplomazia israeliana. Nel frattempo, nell’enclave la situazione diventa sempre più insostenibile.

La situazione sanitaria

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato questa mattina che il nord di Gaza è rimasto senza ospedali funzionante a causa della mancanza di carburante, personale e forniture. “Di fatto non sono rimasti ospedali operativi nel nord”, ha detto ai giornalisti Richard Peeperkorn, rappresentante dell’OMS a Gaza, tramite collegamento video da Gerusalemme. “L’ospedale Al-Ahli è stato l’ultimo, ma ora è quasi per nulla funzionante”.

La risoluzione delle Nazioni Unite, redatta dagli Emirati Arabi Uniti, è stata modificata più volte a causa delle differenze politiche segnalate all’interno dell’amministrazione Biden. A tale proposito, il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, ha avvertito che il fallimento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nell’approvare una risoluzione su Gaza significherebbe applicare un “doppio standard pericolosi”.

(Redazione/9colonne)

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