Raid aereo israeliano a Jenin, negoziati sugli ostaggi in stallo

MADRID. – Secondo alcuni media palestinesi un raid aereo delle forze israeliane ha ucciso dieci persone a est di Khan Younis: ad al-Qarara sarebbe stata colpita anche una casa-famiglia. Un secondo raid aereo nella notte ha colpito Jenin, sarebbero state uccise due persone e ferite altre sette.

“Hamas ha interrotto i negoziati per la liberazione degli ostaggi e non ne ha ancora fornito l’elenco completo alle autorità israeliane”, ha detto all’emittente televisiva Rossiya 24 l’ambasciatore israeliano in Russia, Alexander Ben Zvi. “Adesso, per quanto ne so, non ci sono negoziati; Hamas li ha fermati di propria iniziativa”, ha detto il diplomatico. Ben Zvi ha sottolineato che lo Stato ebraico si aspetta il rilascio immediato di tutti gli ostaggi.

“Nonostante tutte le richieste, Hamas non ha mai nemmeno presentato un elenco di chi si trovi nelle sue mani, in quali condizioni, se sono vivi o meno, se sono feriti. Non sappiamo cosa sta succedendo”, ha aggiunto l’ambasciatore.

Situazione drammatica negli ospedali

Servizi vitali come gli impianti di desalinizzazione dell’acqua, le strutture di trattamento delle acque reflue e gli ospedali si stanno fermando a Gaza a causa della cronica mancanza di carburante, mentre molti sono già stati costretti a chiudere. A Rafah, secondo il direttore dell’UNRWA, hanno smesso di funzionare tre pompe per le acque reflue e 10 pompe per l’acqua, con conseguente flusso di liquami nelle strade, mentre 22 dei 35 ospedali del territorio non funzionano più.

Le due principali compagnie di telecomunicazioni di Gaza, Paltel e Jawwal, hanno dichiarato che tutti i servizi di telecomunicazione sono interrotti a causa della mancanza di carburante, che rischia di portare a un completo blackout delle comunicazioni nel territorio – una prospettiva terrificante per i 2,3 milioni di persone intrappolate.

Nonostante tutto, gli ospedali ancora funzionanti cercano disperatamente di continuare a curare i pazienti. Ahmed Muhanna, direttore dell’ospedale Al-Awda, partner di ActionAid, ha dichiarato: “Da una settimana non abbiamo più carburante. Abbiamo spento i generatori, quelli enormi, e ora stiamo lavorando sulle luci a LED e sulla ricarica delle batterie. I servizi sono ancora attivi nell’ospedale di Al-Awda ma con difficoltà”.

(REDAZIONE/9COLONNE)

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