Pedro Sánchez, presidente del Governo. Al via il “toto-nomine”

Stretta di mano tra Sánchez e Núñez Feijóo

MADRID – Sono stati 179 voti a favore e 171 contro. Il risultato, alla fine del dibattito in Parlamento, è stato quello che tutti si attendevano ma nessuno dava per scontato.  Ed infatti, i socialisti hanno tirato un sospiro di sollievo solo dopo il voto dei deputati di Junts ed Erc. Pedro Sánchez è stato confermato presidente del Governo. Come già fatto in altre occasioni nel corso della sua vita politica, ha sparigliato le carte in tavola e trasformato in vittoria quello che sembrava, dopo la debacle nelle amministrative, un disastroso “Caporetto politico”. Dopo settimane vissute nell’incertezza, con negoziati snervanti e accordi mancati, Pedro Sánchez non traslocherà da La Moncloa. E Alberto Nuñez Feijóo dovrà attendere prima di provare nuovamente a dargli lo sfratto.

Pedro Sánchez, per la terza volta, ha superato l’esame del parlamento. Il primo a congratularsi è stato il suo avversario, il presidente dei “popolari”.  Quella di Alberto Núñez Feijóo è stata una gelida stretta di mano prima di abbandonare l’emiciclo ed esprimere ai giornalisti la sua preoccupazione per un “governo prorogato”.

Nessuna stretta di mano, invece, con Santiago Abascal, il leader dell’estrema destra che, intervenendo il primo giorno del dibattito parlamentare, lo aveva  comparato con Hitler, Nerone e “i maggiori criminali della storia”. Pepa Millán, portavoce di Vox, ha insistito nell’affermare che “il governo dei socialisti è illegale”. Vox promette di infuocare le piazze e chiede al Partito Popolare di fare causa comune. Da due settimane, tutte le sere, frange dell’estrema destra sono protagoniste di manifestazioni violente davanti alla sede del Psoe.

L’abbraccio tra Pedro Sánchez e Yolanda Díaz

Chiuso un capitolo, ora se ne apre un altro. Parte il “toto-nomine”. Si specula immediatamente su un esecutivo dal profilo più “politico” e soprattutto capace di “comunicare”. E così, nel “balletto delle nomine”, i primi nomi a farsi avanti con forza sono quello di Oscar López e Antonio Hernando. Félix Bolaños e María Jesús Montero, dopo aver pilotato i negoziati per l’investitura, sono considerati intoccabili. Lo sarebbe stato anche Santos Cerdán, se non fosse perché si è autoescluso. Teresa Ribera sarà probabilmente riconfermata alla vicepresidenza. Anche José Manuel Albarez, Luis Planas, José Luis Escrivá e Pilar Alegría, dovrebbero seguire nel governo, anche se forse con altri incarichi. Certamente non ripeteranno Ione Belarra, Irene Montero, Alberto Garzón, Joan Subirats, Pilar Llop e Miguel Iceta.

In dubbio, la permanenza nel governo di Margarita Robles, Fernando Grande-Marlaska, Héctor Gómez, Isabel Rodríguez. Ci sono poi Ernest Urtasun, che potrebbe andare al ministero della Cultura; Mónica García che tutti danno per scontato che assumerà la direzione del Ministero della Sanità; e Sira Rego, Nacho Álvarez e Pablo Bustinduy che rappresentano un’incognita. In ultimo, Nadia Calviño. La sua permanenza in seno all’esecutivo è condizionata dalla sua probabile promozione a número uno la Banca Europea d’Investimento.

Non sarà facile per Pedro Sánchez e Yolanda Díaz costruire un governo capace di affrontare le sfide che si presenteranno nei prossimi anni. Corrono voci che il prossimo esecutivo sarà più snello.

Redazione Madrid

Lascia un commento