Sánchez difende l’amnistia in un clima politico incandescente

MADRID – Nessuna sorpresa. Pedro Sánchez, nella sessione parlamentaria che concluderà domani con il voto di fiducia, ha presentato il suo programma di governo. Lo ha fatto nel corso di un dibattito dai toni assai duri conditi, qua e là, da espressioni e accuse al limite dell’accettabile.

Al di là della polemica amnistia ai protagonisti del “proces”, di cui tanto si è parlato oggi e che ha diviso la società spagnola, il programma di governo presentato dal “candidato” Sánchez, si riassume in otto grandi linee d’azione.

Il progetto di Sánchez per i prossimi quattro anni, con alto contenuto sociale, gravita intorno alla necessità di cementare le conquiste sociali ottenute nella legislatura che si è appena lasciati alle spalle, e la volontà di continuare ad avanzare lungo il solco tracciato negli ultimi anni.

Tra gli obiettivi  che si propone il secondo “Governo Sánchez” nell’ambito del mondo del lavoro, esposti nel corso delle quasi due ore che è durato il discorso di investitura, ci sono il “congedo di maternità e paternità”, che sarà portato dalle 16 settimane attuali alle 20 e il salario minimo che, nonostante sia stato già aumentato da 735 euro a mille 85 nella scorsa legislatura, sarà incrementato gradualmente fino a raggiungere il 60 per cento dello stipendio medio e così garantire il potere d’acquisto dei salariati come stabilito nello Statuto dei Lavoratori. A questi, poi, bisogna aggiungere la riduzione graduale della giornata lavorativa, accordata con Sumar, il socio di governo. Il provvedimento, fortemente voluto da Yolanda Díaz, ridurrà la settimana lavorativa da 40 a 38,5 ore nel 2024 e a 37,7 ore nel 2025. Sono previsti incentivi per le aziende così da consentire il potenziamento del telelavoro e orari più flessibili.

Il presidente Sánchez, nell’ambito sociale, ha assicurato che la riduzione dell’Iva sugli alimenti di base ed altri prodotti sarà prorogata fino a giugno del 2024. Così, la diminuzione dal 4 per cento allo 0 per cento per prodotti come pane, latte uova o ortofrutta e dal 10 per cento al 5 per cento per altri come olio e pasta, resterà invariata.

D’altro canto, ha promesso che il servizio di trasporto pubblico, dal 1º gennaio, sarà gratuito per giovani, anziani e disoccupati. In molti si sono chiesti come sarà finanziato il costo del provvedimento che, comunque, è parte di una strategia iniziata nel 2022, quando fu approvato il trasporto gratuito per i pendolari.

Sempre con l’intenzione di favorire le fasce meno abbienti della popolazione, Sánchez propone l’innalzamento della soglia del reddito medio da 30mila a 38mila euro. Così un maggior numero di famiglie potrà beneficiare delle agevolazioni sui mutui.

In termini di politica sanitaria, poi, Sánchez ha promesso che saranno semplificate le procedure e che sarà fissato un massimo di 30 giorni per ricevere le prestazioni.

In quanto alle comunità autonome, per smorzare le polemiche provocate dalla riduzione del debito coperto dal Fondo Autonomo di Liquidità accordata con la “Comunidad Autónoma” della Catalogna e il Paese Basco, Sánchez ha annunciato che il provvedimento sarà estensibile al resto delle comunità autonome, indipendentemente dal fatto che siano coperte o meno dal “Fondo”.

Gli ultimi 20 minuti del discorso, Sánchez li ha dedicati all’amnistia. Ha assicurato che questa ricondurrà la “questione catalana” all’ambito politico. E che contribuirà a migliorare la convivenza tra regione e Stato e, più in generale, tra attori sociali.

Il presidente del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo, intervenuto immediatamente dopo Pedro Sánchez, ha attaccato in maniera frontale il candidato alla presidenza del nuovo esecutivo. Lo ha accusato di “frode elettorale”. La sua tesi, ripetuta come un mantra da settimane, è che l’amnistia non era nel programma elettorale dei socialisti. Ha quindi rimproverato Sánchez per aver barattato l’amnistia con i voti dei partiti indipendentisti. Ha assicurato che oggi, il Psoe e il suo leader, sono  ostaggi di chi “vuole dividere il Paese”.

Il leader di Vox, Santiago Abascal, ha contribuito a surriscaldare l’ambiente e ad alimentare le tensioni reiterando che si è in presenza di un “colpo di Stato”. Ha comparato Sánchez a Hitler, Nerone e i “maggiori criminali della storia”.  Tutte espressioni, queste, che la presidente del Congresso, Francine Armengol, ha chiesto di “ritirare”.  Abascal, respinto al mittente l’invito, abbandonava l’emiciclo del Parlamento.

Il dibattito procedeva in un clima infuocato mentre in strada poche decine di persone contestava la candidatura di Sánchez e l’amnistia. La “liturgia democratica” che concluderà oggi,  ha messo in evidenza la profonda polarizzazione politica che vive la società spagnola e l’equilibrio assai difficile da gestire in seno alla coalizione che sostiene la candidatura di Sánchez a presidente del Governo. L’esito della “due-giorni parlamentaria” è scontato. Sánchez sarà il prossimo presidente del Governo. La sfida tra Psoe, accompagnato dai soci di governo e di investitura, e l’estrema destra continuerà, visto anche la vicinanza delle elezioni europee.

Il  prossimo governo non avrà vita facile. E la polemica politica, se è vero che il Partito Popolare e Vox continueranno a “scaldare” le piazze, andrà “in crescendo”.

Redazione Madrid

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