MADRID. – Negli interventi in materia fiscale “adottiamo un approccio che spezza l’insopportabile equazione, ancora sostenuta oggi da alcuni, secondo cui un artigiano o un piccolo medio imprenditore è un evasore per nascita, questa è una menzogna e una falsità ideologica che per troppi anni ha giustificato un atteggiamento persecutorio e infondato.
Oggi vogliamo dimostrare quanto questo pregiudizio sia sbagliato creando un nuovo rapporto tra stato, cittadini e imprese basato su un principio: e cioè che lo stato e i cittadini sono esattamente come un’azienda: più lavorano più riusciranno a produrre ricchezza”.
Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo in videocollegamento all’Assemblea nazionale della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, con riferimento anche alle ultime misure in tema di concordato preventivo adottate in Consiglio dei ministri.
“E tutto questo – aggiunge – l’abbiamo fatto senza abbassare la guardia sulla lotta all’evasione fiscale, anzi perché più lo Stato è comprensivo e attento più dovrà essere efficace nella sua azione quando qualcuno dovesse pensare di fregarlo per forza. Nell’applicazione della riforma fiscale ci occupiamo anche di garantire maggiore efficacia dello Stato nel combattere l’evasione fiscale, ma ovviamente quella vera, non quella presunta”.
“Con questa legge di bilancio ci siamo rimboccati le maniche, nonostante risorse che non erano molte a disposizione” rivendica il premier, che di fronte alla platea della Cna afferma: “Considero da sempre gli artigiani e le Pmi l’ossatura della nostra nazione, quella spina dorsale fatta di uomini, di donne, di famiglie che ogni giorno consente all’Italia di essere prospera, di produrre ricchezza e posti di lavoro”, e “senza l’artigianato e le piccole e medie imprese semplicemente non esisterebbe il Made in Italy”.
Nell’ottica di promuovere le competenze, Meloni ricorda “il ddl sul made in Italy, che istituisce il liceo del made in Italy con l’obiettivo di favorire sia il trasferimento di competenze sia l’inserimento degli studenti nel mercato del lavoro”.
Mercato del lavoro per cui la ricetta non può essere il salario minimo orario, ribadisce, sottolineando la necessità di superare i gap legati all’occupazione femminile: “Dobbiamo tutti insieme perseguire l’obiettivo di costruire una cultura e un’organizzazione del lavoro che non consideri la genitorialità come una penalità ma che anzi accompagni e valorizzi l’esperienza di diventare genitore.
Anche su questo il governo ha cominciato a muovere i suoi passi, dal rafforzamento del congedo parentale fino alla decontribuzione delle mamme lavoratrici. La denatalità e la mancanza di libertà sono due facce della decrescita che, diciamoci la verità, non è mai felice”.
Poi, il premier si sofferma sul tema delle riforme istituzionali, introducendo il tema del premierato: “Le ragioni di una crescita troppa bassa, decisamente al di sotto delle altre nazioni europee, negli ultimi decenni particolarmente sono molte, ma tutte queste cause a loro volta dipendono da una sola, endemica, ragione: che è stata la debolezza della politica”.
“Su questa riforma – assicura – noi cercheremo il consenso ampio necessario in Parlamento, però se non sarà possibile saranno gli italiani a doversi esprimere con un referendum: io confido che gli italiani non si faranno scappare l’occasione di realizzare la madre di tutte le riforme, quella da cui dipende la capacità di fare tutte le altre”.
(Redazione/9colonne)