Il governo vara il premierato, Meloni: “Madre di tutte le riforme”

Roma, 03/11/2023 - Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri n. 57. (Ufficio stampa)

MADRID. – “La riforma costituzionale introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce due grandi obiettivi, che dall’inizio ci siamo impegnati con gli italiani a realizzare: il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine alla stagione dei ribaltoni, dei giochi di palazzo, del trasformismo, delle maggioranze arcobaleno e dei governi tecnici, di tutti quei governi che nel corso degli anni sono passati sulla testa dei cittadini per realizzare cose che i cittadini non avevano deciso.

Il secondo di questi obiettivi è garantire che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura, assicurando una stabilità che è una condizione sostanziale per costruire una strategia e avere una credibilità a livello nazionale e internazionale”.

Così il premier Giorgia Meloni, illustrando in conferenza stampa il disegno di legge costituzionale sull’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il premier ricorda che nei “75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 68 governi, con una vita media di circa un anno e mezzo”. In sintesi, la riforma introduce un meccanismo di legittimazione democratica diretta del presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che si svolge contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda.

Si prevede, inoltre, che il premier sia eletto nella Camera per la quale si è candidato e che, in ogni caso, sia necessariamente un parlamentare. Il ddl fissa inoltre in cinque anni la durata dell’incarico del presidente del Consiglio, prevedendo che possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di governo (ma questo può accadere solo una volta, se il sostituto non dovesse ottenere la fiducia si torna alle urne).

Si affida poi alla legge la determinazione di un sistema elettorale delle Camere che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità.

Il ddl supera infine la categoria dei senatori a vita di nomina del presidente della Repubblica, precisando che i senatori a vita già nominati restano comunque in carica: “Con il taglio dei parlamentari l’incidenza dei senatori a vita era molto aumentata”, spiega Meloni. “Considero questa la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia” ed è una “priorità, e proprio perché noi siamo un governo stabile e forte abbiamo la responsabilità di cogliere questa occasione e di porci anche il problema di che cosa accadrà dopo” sostiene il premier, che aggiunge: “Ci siamo posti il problema di una riforma che potesse incontrare il più ampio consenso possibile, non vogliamo imporla ma provare a farla con la maggioranza degli italiani e possibilmente anche delle forze politiche”.

“Il ruolo del presidente della Repubblica viene considerato da tutti come un ruolo di assoluta garanzia, come un totem: abbiamo perciò deciso – assicura Meloni – di non toccare le competenze del capo dello Stato, salvo quelle rispetto all’incarico rispetto a un presidente del Consiglio eletto dai cittadini. C’è stata inoltre molta attenzione a garantire il ruolo del Parlamento come contrappeso al premier eletto”.

“Sono molto fiera di questa riforma – chiosa Meloni – confido che possa esserci un consenso ampio in Parlamento, se non ci sarà passeremo la parola agli italiani con il referendum: noi mettiamo l’Italia di fronte all’occasione storica di una semplice rivoluzione che ci porta nella terza repubblica”.

Sulla stessa linea il ministro delle Riforme, Elisabetta Casellati: “Avendo messo a terra le obiezioni, abbiamo cercato di costruire un modello che potesse soddisfare anche le esigenze delle opposizioni: mi auguro che il punto di caduta ci sia perché il nostro sforzo è stato massimo. Di fronte alle obiezioni abbiamo messo da parte l’elezione diretta del presidente della Repubblica e mi auguro che questa riforma possa trovare un ampio consenso a livello parlamentare”.

“Sono al lavoro da subito – rivela Casellati – per mettere a terra una riforma elettorale, in presenza di questa novità c’è una legge elettorale che va adattata a quella che è la forma di governo. Ci sarà un’ampia consultazione come sempre”. “Ci sarà l’individuazione di una soglia – aggiunge il ministro – il 55% rimane un’ipotesi minima, potremmo anche superarla”.

(Redazione/9colonne)

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