Meloni: “Soluzione strutturale per Medio Oriente. Mia maggioranza compatta”

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Senato della Repubblica per le Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre.(Ufficio Satampa)

MADRID. – ”L’Italia affronterà questa discussione con le idee chiare, la schiena dritta, la credibilità che ha saputo conquistarsi in questo anno, smentendo in poco tempo anche i più scettici. Lo abbiamo fatto grazie a una visione coerente e definita, alla fiducia degli italiani che sentiamo forte alle nostre spalle, grazie al sostegno di una maggioranza politica compatta figlia di quella fiducia, fatevene una ragione, grazie a un governo che ha finalmente un orizzonte di legislatura, grazie a un lavoro serio e incessante che ha fatto comprendere a tutti che abbiamo l’orgoglio di rappresentare una Nazione straordinaria e abbiamo soprattutto la capacità e la volontà di giocare ogni partita da protagonisti. Perché siamo l’Italia e finalmente ne siamo consapevoli”. 

Così il premier Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio Ue del 26 e 27 ottobre. Il discorso del premier prende le mosse dalla situazione in Medio Oriente: “”Ho deciso di partecipare personalmente alla conferenza del Cairo, scegliendo di essere l’unica nazione membro del G7 a partecipare a livello di leader. Perché considero vitale, in questa fase, il dialogo con i Paesi arabi e musulmani per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili” sottolinea il premier, secondo cui “nessuna causa potrà mai giustificare il terrorismo” e “non può esserci nessun’ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini dei quali Hamas si è reso responsabile”. 

Nello stesso tempo, però, Meloni sottolinea che “di fronte ad azioni di questo tipo, uno Stato è pienamente legittimato a rivendicare il proprio diritto all’esistenza, alla difesa e alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini. Ma la reazione di uno stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta”. 

 Il premier sottolinea la necessità di lavorare nell’ottica dei “due popoli, due stati”:  “Personalmente sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi Israelo palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo”. 

Tra i temi del Consiglio, anche il sostegno all’Ucraina: “Il Consiglio europeo intende confermare il proprio convinto sostegno al popolo ucraino che da 608 giorni combatte per la libertà e l’indipedenza della propria nazione. Non dobbiamo commettere l’errore di affievolire il nostro comune sostegno alla causa ucraina, e su questo la posizione del governo italiano è apprezzata e riconosciuta dai nostri partner”. 

Poi il premier affronta la questione migranti, e i possibili legami con il terrorismo: “Dobbiamo fare i conti con i rischi connessi all’infiltrazione diretta di jihadisti dal Medio Oriente ma anche alla radicalizzazione durante la loro permanenza sui nostri territori di immigrati, spesso irregolari, ingannati dai trafficanti di esseri umani e impossibilitati a trovare qui ciò che avrebbero voluto. Dobbiamo avere il coraggio di dire che può esistere, purtroppo, un legame tra terrorismo e immigrazione irregolare, e che ha sbagliato chi finora, per riflesso ideologico, ha liquidato con sufficienza questo possibile nesso, temendo una stretta rispetto a politiche politiche delle porte aperte che abbiamo conosciuto in passato”.  

“I più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che proprio dalla rotta balcanica e da queste modalità operative di infiltrazione possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alla frontiera con la Slovenia” spiega Meloni, che aggiunge: 

“Alcuni importanti esponenti politici europei hanno commentato questa circostanza mettendo in guardia dal rischio che, continuando su questa strada, Schengen possa andare in frantumi e con esso uno dei pilastri dell’integrazione europea: che è la libera circolazione. É un rischio evidente e una preoccupazione che condividiamo. Ma a maggior ragione, l’unico modo per impedire anche questa deriva è lavorare per difendere i confini esterni dell’Unione”. 

Quanto alle tematiche fiscali ed economiche, il premier precisa che il governo sta lavorando  con “un’impostazione chiara: si deve trattare di un patto di crescita e stabilità e non di un patto di stabilità e crescita”. 

Per quanto concerne la transizione green, “il governo continuerà a sostenere in sede europea la necessità di un approccio pragmatico e non ideologico alla transizione, che noi vogliamo impostata su valutazioni di impatto ampie e affidabili, su criteri di gradualità e di sostenibilità economica e sociale, sul principio di neutralità tecnologica e su strumenti finanziari di incentivazione e di accompagnamento per le imprese e per i cittadini. La doppia transizione, se ben impostata, può essere uno straordinario strumento per rafforzare la competitività europea oppure, al contrario, se perseguita con un approccio miope, può portare ad una irreparabile desertificazione industriale del nostro continente. E noi questo non lo possiamo permettere”.

(Redazione/9colonne)

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