Psoe-Sumar trovano la “quadra” e firmano un accordo di governo

Pedro Sánchez e Yolanda Díaz

MADRID – La riduzione della giornata lavorativa, una normativa che regoli il licenziamento, l’incremento del salario minimo, l’aumento di case popolari. Ed ancora, il miglioramento della sanità pubblica e una riforma fiscale equa. Sono alcuni degli obiettivi che si propongono Psoe e Sumar; i traguardi elencati nell’accordo firmato da Pedro Sánchez, segretario generale dei socialisti, e Yolanda Díaz, leader di Sumar.

Dopo settimane di negoziati intensi, iniziati l’indomani delle elezioni  del 23 luglio, Psoe e Sumar sono riusciti a superare le difficoltà e a lasciare alle spalle dubbi e diffidenze.

L’accordo è stato presentato in una delle sale del “Museo Nacional Reina Sofía”, il centro d’arte dove si espone il “Guernica”, l’opera attraverso la quale Picasso ha denunciato l’orribile eccidio commesso dall’aviazione tedesca accorsa a sostegno delle truppe di Francisco Franco.

Yolanda Díaz, dopo la firma del documento, ha commentato che “raggiungere un accordo è difficile, ma sempre si trova la maniera di avanzare”. Pedro Sánchez, dal canto suo, si è mostrato ottimista, fiducioso che governerà altri quattro anni.

Il “piatto forte” dell’accordo ed anche quello che più difficoltà ha creato nel corso dei negoziati è stata la riduzione della giornata lavorativa. D’altronde il tema, sebbene presente nei dibattiti politici, non era mai stato affrontato con serietà. E, dal 1983, era rimasta inalterata.

Dopo settimane, la “quadra” è stata trovata: la riduzione della giornata lavorativa avverrà gradualmente e per Legge, modificando lo Statuto dei Lavoratori. Quindi, nel 2024 le 40 ore settimanali passeranno a 38,5 e nel 2025 a 37,5. Da lì in avanti, dipenderà dai contratti collettivi.

L’accordo sarà discusso dagli oltre 300 membri del Consiglio Federale del Psoe, convocato d’urgenza, che dovrà approvarlo. Forse per questo, nel patto firmato da Sánchez e Díaz, non si menziona l’amnistia, un tema caldo e soprattutto polemico. I due leader hanno probabilmente voluto evitare  un dibattito interno su un argomento non per tutti “digeribile”.

“Carta bagnata”. È stato questo il commento acido e stizzoso del presidente del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo. Ha definito il patto come “pirotecnica”, per non parlare di amnistia, e chiesto che si chiarisca una volta per tutte ciò che gli spagnoli vogliono sapere: “come vanno i negoziati con l’indipendentismo catalano e in cambio di cosa si cercano i voti del movimento indipendentista catalano?”.

L’accordo è stato applaudito dalle organizzazioni UGT e CC.OO., e accolto con diffidenza dagli industriali. Questi, come era prevedibile, si sono mostrati contrari alla riduzione della giornata lavorativa. Andrés Sendacorta, presidente dell’“Instituto de la Empresa Familiar” ha espresso preoccupazione per le conseguenze che il patto potrebbe avere sulla produttività e competitività del settore industriale.

Il “Partido Popular Vasco” (PNV) teme che l’accordo “possa invadere competenze”. Ha commentato che i 230 punti vanno analizzati con molta attenzione. L’indipendentismo catalano, dal canto suo, ha colto l’occasione per ricordare che la fiducia a Sánchez dipenderà dai voti dei catalani.

Patricia Plaja, mano destra di Pere Aragonès, ha commentato che è positivo che “Psoe e Sumar vanno a braccetto”. Ma, ha aggiunto, “servirà a poco se non ci sarà un accordo con l’indipendentismo”.

A.T./Redazione Madrid

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