L’ultimo miracolo di San Gennaro

Dopo l’avvenuto miracolo del 6 Maggio alle 17.03, il cosiddetto miracolo di maggio” anche quello di settembre non ha deluso i credenti e fedeli presenti nel Duomo di Napoli.  Non sono gli unici miracoli, c’è anche quello del 16 dicembre, il cosiddetto miracolo laico, data in cui i fedeli ringraziano il Santo per aver fermato la lava nel 1631.

Il miracolo più noto, naturalmente,  avviene il 19 settembre, festa cittadina per tutti i napoletani, ed è legato al martirio che il Patrono subì nel 305 d.C.

Lo scioglimento del sangue, secondo un antico documento, è avvenuto per la prima volta nel lontano 17 agosto 1389. Non è escluso, perché non documentato, che sia avvenuto anche in precedenza.

Queste sono le date dei miracoli di San Gennaro e questo è ciò che la maggior parte della popolazione conosce di San Gennaro.

 

Ma chi è, o meglio, chi era questo Gennaro poi diventato santo?

Vi sono ben sette antichi Atti, Passio, Vitae, che parlano di Gennaro. Fra i più celebri, gli Atti Bolognesi” e gli Atti Vaticani”. Da questi documenti si apprende che Gennaro nato a Napoli (e qui sorgono i primi dubbi) nella seconda metà del III secolo, fu eletto vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato. Amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani per la cura che impiegava nelle opere di carità a tutti indistintamente.

Siamo nel primo periodo dellimpero di Diocleziano (243-313), il quale permise ai cristiani di occupare anche posti di prestigio e una certa libertà di culto.

 Curiosità: Cosa significa il nome GENNARO?

Risale al latino Ianuarius” derivato da Ianus”’ (Giano) il dio bifronte delle chiavi del cielo, dellinizio dellanno e del passaggio delle porte e delle case. Il nome era in genere attribuito ai bambini nati nel mese di gennaio Ianuarius”, undicesimo mese dellanno secondo il calendario romano, ma il primo dopo la riforma del II secolo d.C.

Gennaro apparteneva alla gens Ianuaria, perché Ianuarius (che significa consacrato al dio Ianus” ), non era il suo nome ma il gentilizio corrispondente al nostro cognome.

Assai diffuso in Campania e anche nel Sud Italia.

 Perchè il popolo napoletano lo chiama Faccia Gialla?

 Questo perché il busto raffigurante il volto del santo che viene portato in processione per le strade della città è doro, quindi giallo. Faccia ngialluta, accurre e stuta sta vampa de lo nfierno. Ora pro nobis” cioè “Faccia gialla, accorri e spegni questa vampata che proviene dallinferno. Prega per noi” era la preghiera recitata dai napoletani durante la terribile eruzione del Vesuvio del 1794, che provocò morti e distruzione.

 Il miracolo

Quanto sia importante se il miracolo esiste o no, non è paragonabile all’importanza che da il popolo napoletano al fatto che avvenga o no.  Non toccate San Gennaro, non ridete alle urla Ha fatto ‘o miracolo”, ai pianti disperati dei credenti, agli schiaffi in faccia che si danno come penitenze per scontare i peccati accumulati dall’ultimo miracolo. Non pensate che sia puro teatro solo perché il napoletano ha il teatro nelle vene. No, questa si chiama fede. Non la stessa fede che si professa a Dio, no, questa è reale. Dio è invisibile all’occhio umano ma ci devi credere, perché in questo consiste la fede. San Gennaro c’è stato e c’è. Accompagna la vita dei napoletani ed i napoletani lo accompagnano con le loro preghiere affinché ascolti le loro richieste. Si manifesta con il miracolo assicurando che protegge la città e nessuno può toccare i napoletani.

Basti ricordare quello che è successo quando il miracolo, per strane ragioni visto che San Gennaro c’è, non è avvenuto. Terremoti, eruzioni del Vesuvio, peste, carestie. Il miracolo ha da fare (si deve fare) e quindi si deve pregare per farsi ascoltare.

Ma Gennaro non fu da sempre il santo protettore di Napoli. Nel 472, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani accorsero in massa nella catacomba dove riposava il suo corpo, per chiedere la sua intercessione, iniziando così labitudine ad invocarlo nei terremoti e nelle eruzioni, e mentre aumentava il culto per S. Gennaro, diminuiva man mano quello per S. Agrippino vescovo, fino allora patrono della città di Napoli; dal 472 san Gennaro cominciò ad essere il  patrono principale della città. E secondo voi, hanno i napoletani alcuna ragione valida per non considerarlo il Santo patrono della città? Credo proprio di no. Non dimentichiamoci che San Gennaro fermò la lava al Ponte della Maddalena proteggendo il suo popolo.

Gennaro era un migrante, un viaggiatore sotto mentite spoglie, un clandestino.  Come tanti migranti ha incontrato il popolo napoletano, accogliente e disponibile. Perché mai dovrebbe abbandonarli?

Molto si è parlato di questo Santo. Molti hanno scritto e molte sono le storie inventate.

Dal libro “Tradizioni popolari di Napoli“, scritto da Claudio Corvino, pubblicato da Newton Compton Editori nella collana Quest’Italia, riporto delle curiosità sulle tradizioni e leggende che ritengo molto interessanti:

Ossa senza pace

Tra il leggendario fiorito intorno al nostro santo, in città resiste ancora la tradizione della sua casa natale nei pressi della chiesa di san Gennaro ad diaconiam, ora detta allOlmo. Per i curiosi che lo vogliano sapere, è esattamente il primo palazzo salendo a sinistra di via San Gregorio Armeno, la già citata via dei pastori”.

Unaltra tradizione, invece, vuole che il santo sia nato a Calafatoni, una località situata tra Caroniti e Ioppolo in provincia di Vibo Valentia. Qui ancora si racconta che i ruderi di una muraglia siano i resti della sua casa natale e persino che vi sia una sua orma stampata in una pietra tonda.

La tradizione vuole che sia stato martirizzato a Pozzuoli dopo una breve e non riuscita damnatio ad bestias durante la quale –secondo un tipico cliché agiografico – gli orsi anziché sbranarlo gli si inginocchiarono ai piedi. Così Gennaro fu decapitato insieme ai suoi compagni Festo e Desiderio, nei pressi del Forum Vulcani, lattuale Solfatara.

Sacri traslochi

Ma più che la biografia, ciò che interessa della storia di san Gennaro sono le traslazioni del suo corpo e del suo sangue, che ne fondano il diffusissimo culto, nonché il noto miracolo.

Il suo corpo fu trasportato e quindi sepolto in una località misteriosa, almeno per la maggior parte degli studiosi, detta Agro Marciano. Qui riposò in pace fino alla sua prima traslazione, avvenuta sotto il vescovo Giovanni I, si dice” un 13 aprile di un anno precedente ma vicino al 432, epoca della sua morte. Il corpo fu spostato nella catacomba inferiore del complesso cimiteriale extraurbano di Capodimonte, che ancor oggi è conosciuta con il suo nome.

Claudio Corvino ci regala anche un elenco dell’importanza dei miracoli :

 Ecco un saggio dei vari gradi in cui possono classificarsi i miracoli dei quali abbiamo più dettagliate notizie:

1. Miracolo ottimo: se avvenuto subito; senza globo; sangue di color non nero, ma con le qualità di sangue vivo, come se di recente uscito dal corpo.

2. Miracolo buono: se avvenuto in circa unora; senza globo o con piccolo globo.

3. Miracolo mediocre: se avvenuto in circa due ore, con globo; o se il sangue è uscito già liquido.

4. Miracolo sfavorevole: se avvenuto in circa tre ore; o con globo più o meno grande; o se si è avuto globo in qualche giorno avanzato dellottava; o con globo in settembre; o se il sangue è uscito già liquido nel 19 settembre; o si sia liquefatto prima della processione; o se si sia avuto notevole ritardo in qualche giorno dellottava; o se il sangue si sia indurito di nuovo dopo il miracolo; o se abbia presentato anormali oscillazioni di volume nello stesso giorno, o altri fenomeni (miracoli con variazioni,

come si esprimono i Diari).

5. Miracolo pessimo: se avvenuto oltre le tre ore; o con grosso globo; o se il sangue sia troppo vischioso; o di color rosso pallido; o se si abbia avuto globo per tutta lottava; o se il miracolo sia mancato in qualche giorno dellottava.

6. Miracolo nullo: se non è avvenuto; o se si sia vista una goccia di siero sulla massa coagulata.

 

Come dicevo, di San Gennaro si è parlato molto.

 Nell’inedita traduzione di Angelo Petrella dei quattro capitoli dedicati al santo patrono, tratti da Impressions de voyag- Le Corricolo di Alexandre Dumas, pubblicato la prima volta nel 1843, Petrella ha provveduto a riattualizzare e ripulire dalle infiocchettature barocche spesso utilizzate nelle precedenti traduzioni, che non rendevano merito alla scorrevole, meravigliata e spesso ironica prosa di Dumas; si legge:

 La storia si san Gennaro ha inizio con la storia di Napoli e non finirà, secondo ogni probabilità, che con questa: entrambe procedono parallele e, a ogni grande avvenimento felice o infelice, si toccano e si confondono. Dall’inizio del quarto secolo fino ai giorni nostri, san Gennaro è il principio o la fine di ogni cosa, tanto che nessun cambiamento si è verificato senza il permesso, l’ordine e l’intervento del suo potente protettore.

 Alexandre Dumas giunse nel regno delle Due Sicilie nell’agosto del 1835. Viaggiò sotto falso nome, in quanto persona poco gradita, e attraverso il regno eludendo continuamente i sistemi di sicurezza della polizia borbonica. Un viaggio da clandestino, che fu ben presto costretto a interrompere per rientrare in patria. Nel maggio del 1860 fece ritorno a Napoli accompagnando il trionfante Giuseppe Garibaldi. Fu nominato direttore degli scavi e dei musei, carica che mantenne per tre ani sino a quando, a causa dei malumori dei napoletani ,che mal digerivano che uno straniero occupasse un tala incarico, preferì dimettersi e rientrare a Parigi.

 Dato curioso che accomuna a entrambi, in copertina l’immagine più antica di San Gennaro. Un dettaglio dell’affresco della seconda metà del V secolo, presente nelle Catacombe di san Gennaro a Napoli. Una raffigurazione inedita dove il martire ha le fattezze africane. Mentre Alexandre Dumas, nelle sue memorie, si definiva negro, dai capelli crespi e dall’accento creolo.

Una suggestione, una storia non vera, ma certamente verosimile.

Un migrante Gennaro, un viaggiatore sotto mentite spoglie lo stesso Dumas, nel suo primo viaggio a Napoli e nel meridione. entrambi clandestini. L’uno per salvarsi dalle persecuzioni di Diocleziano, l´altro per sfuggire alla popolazione borbonica.

Come tanti migranti hanno incontrato il popolo napoletano, accogliente e disponibile.

 Alexander Dumas. “San Gennaro- Vita-Morte-Miracoli”.  Traduzione di Angelo Petrella, Edizioni San Gennaro.

 Da oggi il popolo napoletano è ritornato a sentirsi al sicuro perché sa che San Gennaro lo proteggerà.

Grazia Giordano

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