La Giornata Politica – Psoe-Sumar, accordo sempre più vicino

Il segretario Generale del Psoe, Pedro Sánchez, e la leader di Sumar, Yolanda Díaz

MADRID – Mentre da “Genova 13”, sede del Partito Popolare, si reclama una data per il dibattito sulla fiducia al leader del Psoe, Pedro Sánchez; a Ferraz, sede dei socialisti, nonostante regni la massima discrezione c’è chi si azzarda ad affermare che l’accordo con Sumar è sempre più vicino. E, addirittura,  anticipa che è solo questione di ore.

Il portavoce di Sumar, Ernest Urtasun,  comunque, non ne è così convinto. L’ostacolo principale è la riduzione della giornata lavorativa. Urtasun insiste che è “imprescindibile” e “centrale”. Per questo, ribadisce che deve essere parte dell’accordo di governo tra i due partiti. Per Sumar non é un argomento “negoziabile”.

In Spagna, la giornata di otto ore lavorative fu stabilita nel 1919, a seguito dello sciopero che esplose nella azienda “La Canadiense”. Invece, la settimana di 40 ore, otto ore al giorno per 5 giorni lavorativi, introdotta nello “Statuto dei Lavoratori”, risale al 1983. Ora, Sumar vuole ridurre ulteriormente la settimana lavorativa a 37,5 ore, per poi portarla a 35 spalmate in cinque giorni.

Nel Psoe, in linea di massima, si è orientati ad accettare la proposta di Sumar. Nadia Calviño, ministra dell’Economia, ha ricordato che è un progetto sul quale a Ferraz si è discusso più volte. Ma fa notare che “la priorità del Governo, nella prossima Legislatura, deve essere la disoccupazione”. E poi, ha spiegato, la riduzione della giornata lavorativa deve essere affrontata con sindacati e industriali. D’altronde, come nello “smart working”, molto dipende dalle caratteristiche delle aziende. Sull’argomento, tra Calviño e Urtasun c’è una certa convergenza. Infatti, il portavoce di Sumar ha sostenuto che “non è incompatibile legiferare con le parti sociali”.

Psoe e Sumar, il fine settimana, si sono scambiati bozze di accordo sulle quali lavorare. È questioni di giorni, se non solo di ore per l’annuncio. Semmai ci fosse ancora qualche scoglio, è probabile che Pedro Sánchez e Yolanda Díaz siano chiamati a trovare la soluzione per superarli. Altra difficoltà, lungo la via dell’accordo, potrebbe essere Podemos che, nonostante abbia aderito a Sumar,  continua ad essere una mina vagante. Podemos sostiene che le rivendicazioni di Sumar di non sono sufficienti.

Il dibattito politico attorno alla ripetizione di un governo di coalizione che comprenda tutte le forze progressiste, compresi i partiti indipendentisti catalani e nazionalistici baschi,  si svolge avendo come telone di fondo il conflitto nella Striscia di Gaza. Il presidente del Governo, con un occhio posto nello scacchiere politico interno, ha incontrato i rappresentanti delle comunità palestinese e israelita nel Paese. Il capo del Governo ha incontrato anche l’ambasciatrice d’Israele in Spagna, Rodica Radian-Gordon, alla quale, ancora una volta, ha espresso solidarietà per gli attentati del 7 ottobre. Sánchez, nel suo account in “X”,  ha reclamato la liberazione degli ostaggi e scritto che è necessario ogni sforzo per “proteggere tutti i civili e per evitare una catastrofe umanitaria. Per questo, l’aiuto umanitario deve  arrivare in quantità sufficiente e in maniera sostenuta alla popolazione palestinese”.

A.T./Redazione Madrid

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