MADRID – L’amnistia come punto di partenza e non di arrivo. Il presidente della Generalitat, Pere Aragonès, lo ha detto già altre volte. Ma averlo ripetuto al Senato, nella sessione della “Commissione Generale delle Comunità Autonome”, gli ha dato un valore particolare. Aragonès ha anche sottolineato che l’obiettivo finale è un accordo che, come quello raggiunto tra autorità scozzesi e britanniche nel 2014, permetta “ai cittadini della Catalogna votare per l’indipendenza”. Implicita, quindi, la rinuncia all’unilateralità che rende più probabile un accordo per ripetere un governo socialista con a capo Pedro Sánchez.
Come previsto, sia i presidenti di regione socialisti, sia i rappresentanti del Governo non hanno assistito. Grazie all’assenza del lehendakari Iñigo Urcullo, Pere Aragonés è stato il primo ad intervenire.
Il presidente della Generalitat ha iniziato il suo discorso, durato circa dieci minuti, rimproverando il Partito Popolare. Lo ha accusato di “uso fazioso della Catalogna”.
– Il vero motivo di questa sessione – ha detto – altro non è che l’utilizzo della Catalogna per battaglie interne, inerenti allo Stato spagnolo; incitare alla catalanofobia e per logorare l’avversario. Non importa chi governi, la Catalogna è sempre usata per guadagnare quattro voti.
Ha rinfacciato al Partito Popolare di “non preoccuparsi della Catalogna e di ciò che pensa”. Se così non fosse, è stato l’affondo, il dibattito sarebbe stato sul “deficit fiscale catalano”, sul “pessimo servizio dei treni Cercanías” o sulla “promozione della lingua catalana”.
Aragonès, che ha parlato in catalano, ha ammesso che l’amnistia è solo un punto di partenza di un processo che, alla fine, dovrebbe permettere “ai cittadini della Catalogna votare per l’indipendenza”. Ma, è la sua speranza, dopo un accordo, come quello che firmarono scozzesi e britannici nel 2014.
Rivolgendosi poi a coloro che, ha affermato, “sono scandalizzati” dalla possibilità di un’amnistia a favore dei tanti sostenitori dell’indipendenza oggi incriminati, ha ricordato “i seimila indulti” concessi durante i governi di Felipe González e José María Aznar e la legge di amnistia del 1977, che “impedisce di indagare sui crimini di sangue della dittatura”.
A conclusione del suo intervento, Pere Aragonès abbandonava la sala. Nei discorsi successivi, alcuni presidenti delle Comunità Autonome, pur apprezzando la presenza del presidente della Generalitat, hanno criticato che non sia rimasto ad ascoltare i loro argomenti contro l’amnistia.
Redazione Madrid