MADRID. – Restano ancora serrati i cancelli del valico di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, la cui apertura permetterebbe a migliaia di palestinesi di sfuggire dal teatro di guerra che da sabato 7 ottobre è diventata l’intera Striscia. Purtroppo infatti i belligeranti hanno smentito le notizie che parlavano di un cessate il fuoco e dell’apertura del valico di frontiera, l’unico non controllato da Israele e che separa Gaza dall’Egitto.
A far sperare nell’apertura del passaggio era stato un comunicato stampa dell’ambasciata degli Stati Uniti in Israele che annunciava anche l’orario del “via libera”, ovvero le nove di questa mattina. Di fatto, però, tuttora davanti ai cancelli stazionano centinaia di palestinesi con passaporto straniero, tra cui molti bambini, che sperano di poter passare, pensando che a loro possa essere data la precedenza.
Per Ahmed Al-Mandhari, direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il Mediterraneo orientale, a Gaza “rimangono ventiquattr’ore di acqua, elettricità e carburante. Se gli aiuti non arrivano, i medici dovranno solo preparare i certificati di morte”. Gli aiuti umanitari e medici, in particolare da parte dell’OMS, sono attualmente bloccati nel Sinai egiziano, al confine con la Striscia di Gaza, a causa della mancanza di un accordo tra Israele ed Egitto.
Israele: 199 ostaggi in mano ad Hamas
In una dichiarazione rilasciata ai media, l’esercito israeliano ha confermato che Hamas tiene prigionieri 199 ostaggi a Gaza. Secondo un portavoce dei militari dello Stato ebraico, il bilancio delle vittime dell’assalto dell’organizzazione estremista ha fatto contare finora 1.300 israeliani uccisi. 291 invece i soldati caduti finora, per lo più giovanissimi. Tsahal ha inoltre ribadito che non è in vigore alcun cessate il fuoco temporaneo nel sud di Gaza.
Sull’altro fronte, al momento si parla di almeno 2.750 palestinesi uccisi e 9.700 feriti. Una “fonte politica” riportata da Haaretz ha affermato che nel sud della Striscia “Non vige alcun cessate il fuoco. Non sono ammessi beni di alcun tipo. Ci sono richieste umanitarie americane. In questa fase è consentita solo la fornitura di acqua a sud della Striscia di Gaza, che dovrebbe avere un’area per l’evacuazione umanitaria”.
“Sono pronto a uno scambio di ostaggi” anche in prima persona “a qualsiasi cosa, se questo può portare i bambini catturati alla libertà”, se può “farli ritornare a casa. Nessun problema. Da parte mia c’è totale disponibilità. La prima cosa da fare è cercare di ottenere la liberazione degli ostaggi, altrimenti non ci sarà modo di fermarsi. Siamo disposti ad aiutare, anche io personalmente”, ha detto incontrando i giornalisti il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme.
L’Egitto accusa lo stato ebraico per la mancata apertura del valico di Rafah
Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha dichiarato questa mattina che “il governo israeliano deve ancora prendere una posizione che consenta l’apertura del valico di frontiera di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza”, affermando che l’Egitto mira a mantenere aperto il valico.
L’apertura del valico, almeno per la fornitura degli ormai indispensabili aiuti umanitari, era stata annunciata dallo stesso segretario di Stato americano Antony Blinken, ma al momento tale annuncio non si è avverato. Inoltre, l’esercito israeliano ha negato che nell’area meridionale della Striscia, dove si sono ammassati da 600mila a un milione di sfollati, viga un cessate il fuoco.
Tsahal rinforza i confini col Libano e “avverte” Hezbollah
L’esercito israeliano ha rinforzato ulteriormente i propri effettivi al confine con il Libano e si dichiara pronto a reagire “in modo aggressivo e determinato” ad ogni attacco. “Ieri Hezbollah ha effettuato diversi lanci missilistici, sotto la direzione e il sostegno dell’Iran, nel tentativo di distogliere la nostra attenzione dagli sforzi operativi nel sud, esponendo così il Libano e i suoi cittadini al pericolo” ha dichiarato questa mattina Avichay Adraee, portavoce Forze di difesa israeliane (IDF).
“L’esercito israeliano è schierato e pronto in forze nel Nord. Abbiamo rafforzato le nostre truppe e stiamo rispondendo in modo aggressivo e deciso a ogni attacco contro di noi”. E avverte Hezbollah a non sottovalutare l’esperienza di Tsahal in quanto in caso di ulteriori aggressioni “la risposta sarà mortale”.
(Redazione/9colonne)