MADRID – Ancora una volta, Pedro Sánchz evita la parola “amnistia” ma, in questa occasione, ammette che ci sono negoziati in corso con l’indipendentismo. Dal canto suo Junts assicura che, il giorno in cui Sánchez chiederà la fiducia, voterà “sì” o “no”. Insomma, esclude l’astensione. Detto questo, il voto di “Coalición Canaria”, qualora questa decidesse di sostenere la candidatura di Sánchez, risulterebbe irrilevante. Almeno in funzione della fiducia in Parlamento
I leader d’Europa si sono ritrovati a Granada per discutere come affrontare i grandi temi della politica continentale, mentre quella spiccia della quotidianità spagnola segue il suo corso. Rispondendo alle domande dei giornalisti al suo arrivo a Granada, Sánchez, sempre attento a non menzionare la parola “amnistia” cancellata dal suo vocabolario, ha confessato che “quando si approvarono gli indulti” era ,se non convinto, speranzoso che “avrebbero contribuito alla stabilità e alla normalizzazione del clima politico nella Catalogna”. E ha aggiunto che ora “ha la certezza che è stata la decisione giusta”. In quanto all’amnistia, ha assicurato che “una volta avuto il panorama completo” farà pubblica la propria decisione.
Junts non contempla una eventuale astensione il giorno in cui Sánchez si presenterà alla Camera dei deputati per esporre il suo programma di governo e chiedere la fiducia. Il partito di Carles Puigdemont non vuole essere un attore secondario. E non permetterà che l’apertura del Psoe a “Coalición Canaria” lo condanni all’ombra, facendogli interpretare un ruolo marginale.
Neanche a destra sono rosa e fiori. Cuca Gamarra ha svelato una presunta riunione di Carles Puigdemont con i ministri Félix Bolaño e José Manuela Albares, nell’Ambasciata della Colombia a Bruxelles. La notizia è poi risultata falsa. Ha avuto appena poche ore di vita, quelle appena necessarie per permettere all’Ambasciata della Colombia, con una nota, smentire le indiscrezioni rese note da Gamarra. Anche l’accusa di prevaricazione mosse contro la presidente della Camera bassa, Francine Armengol, imputata d’aver favorito la candidatura di Sánchez, al non stabilire una data precisa dell’investitura, è caduta nel vuoto. Esperti nella materia hanno spiegato perché il comportamento della presidente del “Congreso de los Diputados” sia stato rispettoso delle norme e regolamenti del Parlamento.
Il Partito Popolare, dopo la vittoria ottenuta dalle urne che comunque non gli ha permesso di formare un governo, è in effervescenza. Il “team” che ha accompagnato fino a ieri Núñez Feijó subirà sostanziali modifiche. Una cosa è la campagna elettorale e un’altra fare opposizione ad un Governo durante una legislatura. Voci di corridoio danno per scontato che Gamarra non sarà più la portavoce del gruppo parlamentare nella Camera bassa. Tre i candidati a sostituirla: Esteban González Pons, Borja Sémper e Elías Bendodo.
Dopo un periodo di “apprendistato” a capo del Partito Popolare, che gli ha permesso di conoscere le forze in campo nel proprio partito, le correnti e le ambizioni dei loro leader, è probabile che Núñez Feijóo dia inizio ad una “purga” per collocare i suoi uomini nei posti chiavi. Se non lo ha fatto prima è stato solo perché il suo partito usciva da una guerra interna traumatica conclusa con la sconfitta di Pablo Casado, il trionfo di Isabel Díaz Ayuso e la sua incoronazione a presidente del partito.
Il periodo di “transizione”, in cui ha evitato grossi cambi, doveva concludere con la sua elezione alla presidenza del Governo. La Moncloa è ancora lontana ma, a Genova ci si prepara comunque al nuovo ciclo con la formazione di una nuova squadra; una squadra a misura di Núñez Feijóo.
Redazione Madrid