Spagna, Sánchez incaricato di formare un governo: amnistia si, referendum no

Yolanda Díaz e Pedro Sánchez

MADRID – Tutto secondo copione. Il re Felipe VI, consultati nuovamente i leader dei partiti, ad eccezione degli indipendentisti che come consuetudine hanno declinato l’invito del monarca, ha incaricato Pedro Sánchez di formare il governo. Dopo il naufragio di Alberto Núñez Feijóo, la cui candidatura è stata bocciata dal Parlamento, si dava per scontata la decisione del capo dello Stato.

Per il momento, Sánchez può contare solo con i voti del Psoe. Ma si è detto ottimista e convinto che riuscirà a rieditare l’alleanza che a suo tempo sostenne il governo di coalizione di sinistra con Psoe e Podemos. In questa occasione, Sánchez insegue l’intesa con Yolanda Díaz di Sumar. Il primo incontro con la leader di Sumar avverrà domani, per avvicinare posizioni.  Seguiranno, poi, quelli con PNV, BNG, Junts, Erc e probabilmente Coalición Canaria. Se quest’ultimo accettasse di entrare nell’equazione di Sánchez, il governo conterebbe con una larga maggioranza che permetterebbe di superare l’esame del Parlamento ma che comunque non permetterebbe una legislatura tranquilla. È per questo che, per assicurare un governo relativamente forte e coeso, Sánchez punta a un patto. Comunque, come dimostrato negli ultimi anni, il leader del Psoe e Díaz sono abituati a navigare in acque turbolente senza naufragare.

“L’obiettivo – ha confessato Sánchez – è creare un governo di legislatura”.

Un progetto che Sánchez presenterà ai suoi soci potenziali è orientato ad assicurare stabilità e progresso ai giovani, lavoratori anziani e donne del Paese; stabilità e progresso costruito su lavoro durevole, salari degni, pensioni decorose e tutela del pianeta.

Il presidente del Governo “interino” ha accettato l’incarico, che considera “un grande onore”, “con senso di responsabilità”.

“Gli spagnoli – ha commentato Sánchez – con il loro voto hanno chiesto di formare un governo. C’erano due poteri: uno con il Partito Popolare e Vox e uno progressista. Fallito il tentativo di Núñez Feijóo, serve un governo progressista”.

Sánchez continua a non parlare direttamente di amnistia. Addirittura, si nega a pronunciare quella parola, che da tempo non è più nel suo vocabolario quotidiano. Ma, dalle sue dichiarazioni, è evidente che “l’elefante bianco” è onnipresente. Ha assicurato che dai negoziati usciranno decisioni logicamente compatibili con la Costituzione che avranno l’obiettivo di assicurare “la convivenza e la concordia tra spagnoli”. Ha anche garantito che gli accordi saranno “pubblici, trasparenti e assecondati dal Potere Legislativo”. E reiterato che non c’è spazio ad un referendum. Questa è una “linea rossa” che non intende varcare. Il messaggio di Sánchez è stato chiaro: c’è spazio per l’amnistia ma non per il referendum secessionista.

Un teatrino. Così lo ha definito il conservatore Alberto Núñez Feijóo, presidente del Partito Popolare e capo ora dell’opposizione. L’incarico affidato dal re a Sánchez, a suo giudizio, è un inganno perché, ha affermato,  oggi il candidato all’investitura “conta con meno voti di un mese fa”. Per questo, ha chiesto che si torni al voto il prima possibile.

“Ci attendono settimane di menzogne – ha anche commentato in riferimento ai prossimi negoziati del candidato socialista. Núñez Feijóo, pur assicurando che rispetta “la proposta del capo dello Stato” ha manifestato che non ne condivide la scelta. Ha ricordato che la sua candidatura si è fermata a solo tre voti dalla maggioranza, quindi dalla fiducia del Parlamento. Ha anche fatto presente che oggi non è presidente del Governo perché non ha rinunciato ai propi principi.

Il maggiore scoglio di Sánchez, nei negoziati che inizieranno domani con l’incontro con Yolanda Díaz, saranno le richieste dei partiti indipendentisti. In particolare, di Junts e di Erc, che si affronteranno il prossimo anno in una campagna elettorale che si presenta difficile. Sánchez teme che più che pensare a ciò che potrebbero ottenere da un governo di sinistra, stiano pensando solo in funzione delle prossime “regionali”.

Redazione Madrid

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