Meloni al Festival delle Regioni: “Sento il peso della responsabilità di guidare il Paese”

Roma, 03/10/2023 - Il Presidente del Consiglio, Giorgia Melni, interviene al Teatro Carignano al 2° Festival delle Regioni e delle Province Autonome. (Ufficio Stampa)

MADRID. – “Sento il peso della responsabilità che si porta sulla spalle nel guidare una nazione come Italia”. Giorgia Meloni – preceduta da un nutrito gruppo di membri del suo esecutivo – ha partecipato alla giornata conclusiva del Festival delle Regioni e delle Province autonome, organizzato a Torino. Mentre la piazza ribolliva per la prima della premier nel capoluogo piemontese, la titolare di Palazzo Chigi affrontava la platea del Teatro Carignano a viso aperto.

A due passi dal Museo Egizio – immolato sull’altare dell’ultima faida Fratelli d’Italia-Lega – Meloni ha parlato con la solita efficacia, muovendosi a tutto campo ma mantenendo un contatto costante con il tema dell’evento, quel potenziamento del ruolo delle Regioni e delle Province autonome allo stesso necessità e timore di un Paese mai davvero unito.

“Anche nelle tante divisioni che questa nazione ama mettere in luce, tutti ricordiamo che facciamo parte di una grande comunità consapevole e che alla fine si vince e si perde tutti insieme”, ha ricordato la presidente del Consiglio, sottolineando come “Regioni, Province autonome e Città metropolitane siano le prime custodi di questo legame”.

Meloni non ha nascosto quando sia difficile “esserne all’altezza” della storia del Paese e quando questo impegno “non consente leggerezza, superficialità o personalismi”. Un messaggio chiaro e diretto alla sua maggioranza, nei giorni in cui lo spettro dell’ennesimo governo tecnico inizia a spaventare più di qualcuno.

Maggioranza solida?

E allora ecco le certezze su cui confermare la solidità della proposta su cui gli italiani l’anno scorso diedero fiducia alla presidente di Fratelli d’Italia: il rapporto con l’Africa e la sinergia nel nome dell’approvvigionamento energetico (e magari nella gestione dei migranti), le riforme per il premierato o presidenzialismo (perché “quando non si ha stabilità, non si riesce a lavorare su quello che non torna immediatamente in termini di consenso”), l’autonomia.

Autonomia, sì, ma con una punta di unitarietà. Perché nel 2021 il Pnrr non aveva “dato alle regioni il giusto peso in termini di programmazione” e quindi era stato inevitabile la decisione del governo attuale di “intervenire in maniere diversa” dando, appunto “il più possibile una visione unitaria e strategica delle risorse” riunendo “sia la gestione del Piano sia i fondi di coesione”.

Sulla manovra Meloni ha ammesso che i margini sono limitati, individuando in “redditi, natalità e sanità” le priorità e confermando che su riduzione delle liste d’attesa e risorse per il personale sanitario cadranno le maggiori attenzioni. Tutto a step però, perché “non si può fare tutto e subito ma si possono cadenzare gli interventi”, sfruttando “l’orizzonte di una legislatura”. Un manifesto o semplicemente una speranza.

(Redazione/9colonne)

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