Le consultazioni di Felipe VI, verso l’incarico a Pedro Sánchez

Il re Felipe VI e la leader di Sumar, Yolanda Díaz

MADRID – UPN, “Coalición Canaria”, PNV, Sumar e Vox, ma non Junts, Erc, Eh Bildu e BNG che hanno declinato l’invito del capo dello Stato. Il re Felipe VI ha iniziato il giro di consultazioni ricevendo al Palazzo della Zarzuela i rappresentanti dei partiti minori. Domani ascolterà prima Pedro Sánchez, segretario generale del Psoe, e poi Alberto Núñez Feijóo, presidente del Partito Popolare, che ha provato senza successo di formare un governo.

Dalle dichiarazioni dei leader dei partiti ricevuti dal capo dello Stato non è emersa alcuna certezza. Solo Vox e UPN che hanno comunicato che voteranno contro un governo di sinistra. Il resto ha ammesso che i contatti sono appena iniziati.  Yolanda Díaz è stata molto chiara nell’affermare che Psoe e Sumar “ancora non hanno raggiunto un’intesa”. E che si è ancora lontani dal raggiungerla.

Un incontro relativamente breve. Javier Esparza, di UPN, non ha avuto bisogno di molto tempo per informare il capo dello Stato che voterà contro la fiducia ad un governo presieduto da Pedro Sánchez. Lo ha ribadito in conferenza stampa, dopo il colloquio con il re, riferendo succintamente il contenuto dell’incontro.

Dopo Esparza, Felipe VI ha ricevuto l’unica deputata di “Coalición Canaria”, Cristina Valido. La rappresentante del partito delle Canarie ha confessato al capo dello Stato di non aver avuto alcun contatto con il Psoe. Ma, nonostante abbia votato a favore della candidatura del conservatore Núñez Feijóo, ha riferito che il suo partito è aperto ad un’intesa con i socialisti pur non essendo d’accordo su un’ipotetica Legge di Amnistia.

Valido ha riferito ai giornalisti in Parlamento che il voto di “Coalición Canaria” dipenderà da ciò che verrà offerto dal Psoe. In ogni caso, ha assicurato che qualunque offerta sarà condizionata dall’accettazione delle rivendicazioni contenute nell’“Agenda Canaria”.

A differenza dei deputati che lo hanno preceduto, Aitor Esteban, portavoce del PNV, non ha incontrato la stampa dopo il colloquio con il re ma diramato un comunicato assai succinto. Si è limitato ad informare che l’incontro è durato 40 minuti. Non ha confermato, ma neanche ha negato, la possibilità di patti con il Psoe. A fare luce sullo stato dei negoziati è stato il lehendakari, Iñigo Urkullo. Questi, intervistato dalla “Cadena Ser” di Bilbao, ha assicurato che tra PNV e il Psoe ancora non è iniziata una vera trattativa.

Anche Yolanda Díaz, che ha incontrato il re nel pomeriggio, ha dovuto ammettere che tra Sumar e Psoe “ancora non non c’è un’intesa”. E, soprattutto, che “si è lontani dal raggiungerla”. Ha spiegato che Sumar vuole avanzare nell’ambito dei diritti sociali mentre pare che il Psoe “si accontenti con consolidare quelli già conquistati”.

Nessuno dei potenziali alleati di Sánchez, quindi, desidera consegnare un assegno in bianco. Sebbene sia vero che non hanno detto di no alla candidatura del segretario generale del Psoe, non c’è chi abbia assicurato esplicitamente il proprio voto. Solo Díaz ha commentato che, com’è sua abitudine fare, negozierà fino all’ultimo minuto. Ha assicurato che riuscirà a trovare un’intesa. D’altronde già in altre occasioni ha mostrato la propria caparbietà e, soprattutto, abilità nelle trattative.

Santiago Abascal ha chiuso la prima giornata del giro di consultazioni del re. Nessuna sorpresa. L’esponente dell’estrema destra ha informato il capo dello Stato che Vox non voterà la candidatura di Pedro Sánchez.

Abascal ha riferito ai giornalisti che Vox organizzerà “manifestazioni permanenti” contro un eventuale governo di Sánchez. E ha assicurato che s’impegnerà affinché siano illegalizzati i partiti indipendentisti. Abascal ha dichiarato che, se necessario, ricorrerà ai tribunali, alle istituzioni, alle piazze per opporsi all’approvazione di una ipotetica amnistia a favore dei protagonisti del “proces”.

Benché il giro di consultazioni del re con gli esponenti dei partiti sia stato al centro dell’interesse, non è stato l’unico avvenimento che ha caratterizzato l’odierna giornata politica.

Ancora una volta, l’ex presidente del governo, Felipe González, ha polemizzato con chi, nel Psoe, difende la necessità di chiudere il capitolo catalano. L’ex premier, dopo la aver assistito alla presentazione del libro “Nos Quieren Muertos” in cui si narra parte della vita di Leopoldo López esule venezuelano, ha commentato che, come in Venezuela, anche nella Catalogna è necessario superare i rancori. E, ha aggiunto ironico, accettare “l’egemonia di chi ha vinto le elezioni”.  Ha commentato che il Psoe dovrà scendere a patti con i partiti indipendentisti catalani, ha assicurato che il predominio di Erc e Junt è “indiscutibile” e ha affermato non senza rammarico che “l’opinione di chi non è d’accordo non ha alcun valore”.

Anche la decisione a sorpresa di Alejandra Jacinta di lasciare Podemos ha scosso la politico spagnola. “Dopo una tappa molto intensa di attività parlamentare come deputata di Unidas Podemos nell’Assemblea di Madrid” ha commentato nelle sue reti sociali, “ho preso la decisione di tornare alle mie attività di avvocato”.

Alejandra Jacinta è stata deputata autonomica e candidata di “Unidas Podemos” alla presidenza della “Comunidad de Madrid”.

La decisione di lasciare il partito e, quindi di dimettersi da ogni carica all’interno del partito, è stata comunicata a Ione Belarra e alla direzione del partito. A giugno, Jacinta aveva accettato l’incarico di portavoce di Sumar in materia di urbanismo. Una decisione che non è piaciuta alla direzione di Podemos.

Redazione Madrid

Lascia un commento