Inps: il mercato del lavoro migliora, permane il gender gap

Un post tratto dal profilo Facebook di CGIL Nazionale: in occasione della manifestazione a Torino per il blocco dei licenziamenti.
Un post tratto dal profilo Facebook di CGIL Nazionale: in occasione della manifestazione a Torino per il blocco dei licenziamenti.

MADRID. – Il mercato del lavoro italiano, nel 2022, è stato in buona salute e fluido, trainato da un aumento del Pil reale del 3,7% che ha permesso il superamento dei livelli pre-crisi, con un recupero più ampio rispetto ad altri paesi dell’eurozona. È quanto spiega la relazione annuale al Parlamento della commissaria straordinaria dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, Micaela Gelera.

Il mercato del lavoro ha mostrato dunque miglioramenti significativi, con tassi di attività e occupazione ai massimi storici, sebbene con una leggera flessione nei dati di luglio 2023. Le donne – sottolinea l’Inps – hanno contribuito in modo significativo all’occupazione, con un aumento maggiore rispetto al dato complessivo.

La ripresa dell’occupazione è stata variegata tra settori, con il settore delle costruzioni che ha beneficiato di agevolazioni fiscali, il manifatturiero che ha subito pressioni dall’ambiente internazionale e i servizi che hanno avuto ritardi nella crescita. Inoltre, c’è stato un miglioramento nella qualità dell’occupazione, con il lavoro dipendente che rappresenta il 78% dell’occupazione totale, con un aumento nei contratti a tempo indeterminato.

Tuttavia- avvisa la commissaria Gelera – “il mercato del lavoro italiano rimane complesso, con un declino persistente nell’occupazione autonoma e forti differenze tra il Nord e il Sud del paese. Nonostante i progressi, il tasso di occupazione italiano rimane inferiore a quello degli altri principali paesi dell’eurozona”.

Secondo l’Inps la ripresa economica ha ridotto il bisogno di ammortizzatori sociali per la disoccupazione, con tassi inferiori rispetto al 2019. Le dimissioni volontarie sono aumentate del 26%, ma non costituiscono una “Great Resignation” poiché i tassi di rioccupazione nel breve termine sono migliorati. L’aumento dell’occupazione dipendente ha influenzato le retribuzioni, che sono rimaste stabili tra il 2019 e il 2022, con alcune pressioni inflazionistiche dal 2022.

Provvedimenti di decontribuzione hanno sostenuto il potere d’acquisto delle retribuzioni medie e basse, portando ad aumenti significativi nelle retribuzioni mensili nel secondo semestre del 2022, con previsioni di ulteriori aumenti nel 2023 di circa 100 euro. Per quanto riguarda i pensionati, alla fine del 2022 l’Italia nel aveva 16,1 milioni, con una lieve crescita rispetto al 2021, di cui 7,8 milioni erano uomini e 8,3 milioni donne. Le pensioni erogate ammontavano a 322 miliardi di euro.

La differenza di reddito tra uomini e donne

Evidente il gender gap: nonostante le donne costituiscano il 52% dei pensionati, ricevono solo il 44% dell’importo totale delle pensioni. Il reddito mensile medio delle pensioni INPS era di 1.687 euro per le donne e 1.969 euro per gli uomini, con un divario del 38%. L’età media di pensionamento è aumentata negli ultimi dieci anni, con le donne che raggiungono l’età pensionabile più tardi a causa di carriere lavorative più frammentate.

La differenza di reddito tra uomini e donne è principalmente dovuta al minor numero di anni di contribuzione delle donne, che tendono a ritirarsi dal lavoro con la pensione di vecchiaia, mentre gli uomini lo fanno con la pensione anticipata, che ha un importo medio superiore. Nel 2022, l’importo medio mensile della pensione anticipata per gli uomini era di 2.043 euro, mentre per le donne era di 1.660 euro. La pensione di vecchiaia era di 1.112 euro per gli uomini e 752 euro per le donne.

Inflazione e sostegno alla natalità

Nel 2022, l’inflazione in Italia ha raggiunto l’8,1%, riducendo temporaneamente il reddito disponibile delle famiglie dell’1,2% in termini reali. Le famiglie di lavoratori dipendenti con redditi più bassi hanno sperimentato un aumento maggiore dei redditi nominali, grazie a un aumento dell’occupazione, mentre le famiglie di pensionati hanno visto un aumento medio dei redditi nominali del 5% grazie a interventi di sostegno.

Le famiglie di lavoratori con redditi più bassi sono riuscite a mantenere il loro potere d’acquisto, mentre le altre hanno subito una riduzione. Le famiglie di pensionati, che dipendono principalmente dalle pensioni, sono più vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi e avrebbero potuto subire una perdita di potere d’acquisto maggiore senza l’aumento dell’occupazione.

Gelera ha ricordato infine il ruolo giocato dall’Inps nell’introduzione di misure per conciliare vita familiare e lavoro, con l’obiettivo di distribuire meglio le responsabilità familiari, stimolare la natalità e aumentare la partecipazione delle donne al lavoro: l’Assegno Unico e Universale, principale misura di sostegno alla natalità, ha registrato un’adesione del 90% degli aventi diritto con quasi 10 milioni di figli beneficiari.

Inoltre, sono state ampliate le politiche di congedo parentale e osservato un aumento delle richieste, soprattutto da parte delle donne. Tuttavia, il take-up del congedo di paternità rimane inferiore agli standard europei. Come noto, il Reddito di Cittadinanza è stato sostituito dall’Assegno di Inclusione (AdI) e dal Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) e secondo l’Inps “questi cambiamenti mirano a migliorare l’inclusione sociale e lavorativa dei cittadini”.

(Redazione/9colonne)

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