Bruxelles verso revisione status lupi: stanno diventando pericolosi

Foto di steve fehlberg da Pixabay

MADRID. – Il ritorno del lupo nelle regioni dell’Unione Europea dove è stato assente per molto tempo sta portando sempre più a conflitti con le comunità locali di agricoltori e cacciatori, soprattutto dove le misure per prevenire gli attacchi al bestiame non sono ampiamente attuate. È l’assunto da cui parte la Commissione europea per spiegare che, dopo settembre, Bruxelles valuterà se modificare lo status di protezione del lupo all’interno dell’Unione, e per esortare le autorità locali “ad agire se necessario.

Secondo la presidente Ursula Von der Leyen “la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per gli esseri umani. Invito le autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario. In effetti, l’attuale legislazione dell’UE consente già loro di farlo”.

Da oggi, la Commissione invita le comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate a presentare dati aggiornati, entro il 22 settembre, sulla popolazione di lupi e sui loro impatti. Sulla base dei dati raccolti, la Commissione deciderà su una proposta volta a modificare, se del caso, lo status di protezione del lupo all’interno dell’UE e ad aggiornare il quadro giuridico, per introdurre, ove necessario, ulteriore flessibilità, alla luce dell’evoluzione di questa specie.

– Ciò integrerà le attuali possibilità previste dalla legislazione dell’UE per le autorità locali e nazionali di agire laddove necessario, e i significativi finanziamenti dell’UE forniti per queste misure, come dettagliato in una lettera congiunta inviata dal Commissario Sinkevičius e dal Commissario Wojciechowski a tutti i ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente dell’UE nel novembre 2021.

Alcune misure si sono dimostrate efficaci nel prevenire o ridurre in modo significativo i rischi di predazione se adeguatamente implementate e adattate al contesto specifico in cui vengono applicate. La Commissione si dice “consapevole che il ritorno del lupo nelle regioni dell’UE dove è stato assente per molto tempo potrebbe portare a conflitti con le comunità locali di agricoltori e cacciatori, soprattutto dove le misure per prevenire gli attacchi al bestiame non sono ampiamente attuate”.

In quanto specie autoctona, il lupo è un elemento integrante del patrimonio naturale europeo e svolge un ruolo importante nei suoi ecosistemi. Ai sensi della Direttiva Habitat , la maggior parte delle popolazioni di lupi in Europa godono di una protezione rigorosa ma, sottolinea Bruxelles, “con possibilità di deroga”: le piattaforme regionali e dell’UE sulla coesistenza consentono alle parti interessate di promuovere modalità per ridurre al minimo i conflitti tra gli interessi umani e la presenza di specie di grandi carnivori, scambiando conoscenze e lavorando insieme in modo aperto, costruttivo e reciprocamente rispettoso. Inoltre, ai sensi della direttiva Habitat, gli Stati membri possono, a determinate condizioni, derogare ai divieti del rigido regime di protezione, anche al fine di tutelare gli interessi socioeconomici.

L’Italia è uno dei paesi in cui il numero di lupi sembra essere in aumento costante: secondo un progetto di ricerca coordinato dal Muse di Trento, tra il 2013 e il 2022 si sono verificate 576 predazioni da lupo con un totale di 2.256 capi di bestiame morti, feriti o dispersi.  La questione investe soprattutto il Trentino: la Lav ricorda che pochi giorni fa la Provincia Autonoma di Trento ha definito l’istituzione delle cosiddette zone pascolive protette “dove sarà possibile uccidere i lupi. Parliamo del 98% delle malghe presenti sul territorio”. E che la Provincia di Bolzano avrebbe già ricevuto il parere dell’Ispra per procedere con le uccisioni, e lo starebbe analizzando.

(Redazione/9colonne)

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