MADRID. La Tokyo Electric Power Company (TEPCO) giapponese ha iniziato oggi a scaricare in mare l’acqua trattata con ALPS immagazzinata nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi, come hanno confermato gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) presenti sul sito.
“Nell’ambito della revisione pluriennale della sicurezza dello scarico da parte dell’AIEA, il gruppo dell’AIEA è presente per monitorare lo scarico e valutare l’applicazione da parte del Giappone di tutti gli standard di sicurezza internazionali pertinenti per lo scarico dell’acqua” si legge in una nota.
“Gli esperti dell’AIEA sono lì sul posto per fungere da punto di riferimento della comunità internazionale e garantire che il discarico venga effettuato come previsto, in linea con gli standard di sicurezza dell’AIEA”, ha affermato il direttore generale dell’AIEA Rafael Mariano Grossi. “Attraverso la nostra presenza, contribuiamo a generare la necessaria fiducia che il processo si svolga in modo sicuro e trasparente”.
Come ulteriore passo nel monitoraggio, gli esperti dell’AIEA questa settimana hanno prelevato campioni dal primo lotto di acqua diluita preparata per lo scarico dopo l’annuncio del governo giapponese del 22 agosto che il rilascio sarebbe iniziato oggi.
L’analisi dell’AIEA e le proteste della comunità scientifica
L’analisi indipendente in loco dell’AIEA ha confermato che la concentrazione di trizio nell’acqua diluita scaricata è molto inferiore al limite operativo di 1.500 becquerel per litro. “L’AIEA – viene specificato in una nota dell’agenzia – sarà presente sul posto per tutto il tempo in cui l’acqua trattata verrà rilasciata, in linea con l’impegno del Direttore Generale Grossi affinché l’AIEA si impegni con il Giappone sullo scarico dell’acqua trattata con ALPS prima, durante e dopo che si verificano gli scarichi di acqua trattata”.
Va però sottolineato che lo sversamento in mare dell’acqua della centrale ho provocato le durissime reazioni di gran parte della comunità scientifica internazionale. Lo scarico, che dovrebbe durare dai 30 ai 40 anni, ha inoltre causato rabbia nei paesi vicini e preoccupazione tra i pescatori secondo i quali lo sversamento distruggerà la loro industria per la prevedibile reazione dei consumatori che non acquisteranno più il pescato di Fukushima e dintorni.
(Redazione/9colonne)