Gianni Rivera compie 80 anni. Il sogno? diventare CT dell’Italia

Il goal del 4-3 per l'Italia contro la Germania, segnato da Gianni Rivera nella semifinale dei campionati del mondo 1970 a Città del Messico,. ANSA /

MADRID. – Una vita da “Golden Boy”. Con il numero 10 sulle spalle ha fatto innamorare mezzo mondo calcistico. Quasi vent’anni di fedeltà al Milan, la squadra della sua vita, con la quale ha giocato per la maggior parte della sua carriera, a parte la parentesi iniziale nell’Alessandria, il club della città nella quale è nato. Poi le tante emozioni con la Nazionale. Gianni Rivera domani compie 80 anni. Uno dei miti del calcio italiano viene celebrato in questi giorni. 

Una carriera di successi nel Milan e in Nazionale: fu il primo Pallone d’Oro italiano

E la mente inevitabilmente viaggia, a ripercorrere la sua eccezionale parabola calcistica: 3 campionati italiani vinti con la maglia rossonera, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe e una Coppa Intercontinentale, oltre al successo con la Nazionale italiana agli Europei del 1968.

Nel dicembre 1969, al numero 10 rossonero venne assegnato anche il Pallone d’Oro (primo italiano a vincerlo). Al secondo posto si piazzò Gigi Riva, staccato di soli 4 voti. Gianni, in campo, era un centrocampista che oggi definiremmo “moderno”, abile nello smistare il gioco, così come nel proporsi in avanti come trequartista: una manna per gli attaccanti con cui giocava, che sapevano perfettamente che la classe del “Golden Boy” poteva di certo mandarli in porta con facilità.

Ma anche lui, il vizio del gol, ce lo ha sempre avuto nel sangue. Come quella volta che, eravamo nella stagione 1972-73, si laureò capocannoniere della Serie A con 17 reti, ex aequo con Pulici e Savoldi.

La vita inizia a 80 anni: l’idea di allenare l’Italia 

Direi che posso essere soddisfatto di quello che mi è successo – ha affermato Gianni Rivera in un’intervista concessa in questi giorni alla stampa – ho cominciato a pensarci da quando mi hanno fatto i primi auguri. Anche se a me non piacciono i bilanci, per me l’età non esiste: Mick Jagger e Paul McCartney fanno ancora concerti, alla Casa Bianca c’è un signore che ha la mia età e un certo John Glenn, a 77 anni, è tornato sulla Luna. Io, arrivato alla soglia degli 80 anni, vorrei allenare”.

Ecco, proprio nel giorno del suo importante compleanno, l’affermazione più clamorosa: “L’ho pure detto a Gravina – ha proseguito Rivera – sono a disposizione per fare il Ct. Tavecchio (ex presidente della FIGC, ndr) aveva pensato a me dopo Ventura: però non avevo ancora il patentino e gli allenatori si opposero. Costacurta mi disse che non avevo esperienza, ma io ho fatto l’allenatore in campo per vent’anni. Con un gruppo di amici eravamo già pronti a prendere il Bari, ma poi non hanno più venduto”.

Diavolo (è proprio il caso di dirlo, visto i suoi trascorsi nel Milan) di un Rivera, a 80 anni nutre ancora progetti e per il futuro sembra avere le idee chiare: “La prima cosa su cui insistere è la tecnica – ammonisce Rivera – è importante anche la preparazione atletica ma la tecnica viene prima. Certo, la mia Nazionale non la farei certo giocare andando indietro: vedendo qualche squadra oggi, viene da pensare che abbiano cambiato le regole”.

Poi i ricordi viaggiano inevitabilmente proprio verso la Nazionale: “Io ancora non riesco a spiegarmi perché mi abbiano impedito di giocare la partita che in assoluto poteva farmi essere protagonista, quella col Brasile a Messico ‘70, almeno il secondo tempo. Mazzola nell’intervallo si stava già slacciando le scarpe, quando Valcareggi gli ha detto di proseguire. Sì, a questo ripenso ancora oggi con un pizzico di rammarico”. Per lui, tuttavia, la vita inizia a 80 anni. Buon compleanno a uno dei più grandi calciatori italiani di sempre. 

(Redazione/9colonne)

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