Sánchez e Díaz vanno in tandem al dibattito in cerca della “rimonta”

MADRID – Dibattito in tandem. Sono stati pochissimi i momenti del confronto elettorale di ieri sera in cui il premier spagnolo Pedro Sánchez (Partito Socialista) e la sua vice Yolanda Díaz (Sumar) hanno mostrato distanza tra le proprie posizioni politiche. Perché l’obiettivo di entrambi era comune: mettere all’angolo il leader di Vox, Santiago Abascal, e provare a intaccare le certezze del popolare Alberto Núñez Feijóo, dato per favorito dai sondaggi e assente per scelta propria all’appuntamento. Così, i due esponenti del centrosinistra hanno incitato alla mobilitazione l’elettorato progressista in vista del voto cruciale di domenica. E hanno dato sfoggio di sintonia, mostrandosi convinti che una “rimonta” sui conservatori nelle urne sia possibile.

Ad apparire particolarmente tonica nel corso del dibattito, seguito da 4,1 milioni di persone (il 34,6% dello share), è stata Díaz. Che è partita quasi subito all’attacco di Abascal, con il cui partito, come da lei stesso sottolineato, Sumar si gioca la terza posizione alle elezioni. Accanto a lei, anche Sánchez ha contribuito ad affondare i colpi. Il leader degli ultraconservatori è parso incassarne parecchi.

Gli ambiti in cui si sono maggiormente succedute le principali bordate dei due esponenti progressisti contro Abascal sono stati quelli delle politiche ambientali e di quelle per le pari opportunità. “La smetta di farsi beffe di noi donne”, lo ha ad esempio incalzato Díaz, facendo riferimento a posizioni scettiche se non apertamente negazioniste di membri di Vox rispetto a fenomeni come quello della violenza di genere. “La sua proposta è di abrogare tutte le leggi che progressivamente ci hanno dato diritti”.

Il premier è andato alla carica in particolare sulla questione dell’emergenza climatica. “Negare il cambiamento climatico, e lo dico anche alla destra, e un esercizio di ignoranza, un atteggiamento suicida e direi anche un attentato contro i nostri giovani, e io mi rifiuto di lasciare ai giovani del nostro Paese un pianeta completamente devastato”, ha detto.

Entrambi hanno poi fatto riferimento a decisioni del governo italiano di Giorgia Meloni, grande alleata di Abascal, per attaccare il partito ultraconservatore spagnolo. Come già in passato, la vicepremier e ministra del Lavoro Diaz ha ad esempio accusato la premier italiana di “approvare una controriforma del lavoro” proprio “il giorno del primo maggio”. Mentre Sánchez è tornato a sostenere che il Mediterraneo Occidentale è l’unica zona di questo mare in cui gli sbarchi di migranti “si sono ridotti”, al contrario di quanto avviene “in Italia”.

Da parte sua, il leader di Vox ha provato a controbattere, accusando ad esempio il governo di essere “il più caro della storia”, “sprecone” e “approfittatore”, o Díaz di essere rappresentante “della falce e del martello”, e cioè “del peggior regime della storia.

Quasi sempre, il tandem Sánchez-Díaz ha assorbito gli attacchi senza problemi. L’unico vero tema sensibile toccato da Abascal è stato quello della discussa legge anti-stupri del “solo sì è sì” e delle riduzioni di condanne a delinquenti sessuali che ha comportato. “Avete rimesso per strada 117 mostri e ridotto le condanne a più di un migliaio di loro”, ha rinfacciato ai due.

Mentre tra i due progressisti l’unica differenza di vedute degna di nota è emersa quando i due hanno affrontato il discorso delle politiche abitative, da parte di entrambi sono partiti anche attacchi coordinati contro Feijóo, che ha disertato il confronto per calcolo strategico. “La verità è che Feijóo si vergogna di presentarsi al suo fianco”, ha detto Sánchez guardando Abascal. “Non si vergogna dei suoi voti – ha aggiunto – non si vergogna di governare insieme a lei nelle regioni, ma di stare qui sì”.

Redazione Madrid

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