Carlos Villino (Comites Caracas): “L’Ospedale Italiano non esiste”

Carlos Villino presidente del Comites Caracas.

CARACAS – “L’Ospedale Italiano non esiste. La struttura nel quartiere di Santa Paula è stata riconsegnata. Non so se nel quartiere di Campo Claro funzioni ancora l’ufficio amministrativo. Gli assistiti non sanno a chi rivolgersi”. C’è tanta amarezza nelle parole di Carlos Villino, presidente del Comites di Caracas. Tanta amarezza e una sensazione di impotenza di fronte a quanto è accaduto. Ragioni non mancano.
L’Ospedale Italiano è stato un bel sogno. Ora è solo un’occasione persa. L’iniziativa promossa dall’Ambasciatore d’Italia, Placido Vigo, all’inizio della sua missione, è poi finita in cattive mani che, purtroppo, l’hanno condannata al disastro. I soliti personaggi che tutti conosciamo, abituati a cavalcare le istituzioni della Collettività finché ne traggono profitto ma pronti ad abbandonarle quando non risultano più utili ai propri scopi, hanno tradito le speranze di tanti connazionali. L’Ambasciatore Vigo, ormai a fine missione, può solo costatare con delusione che il suo sogno, condiviso da tanti, tantissimi connazionali, non ha futuro. Resta una chimera, almeno nelle circostanze attuali.
– Riscattare l’Ospedale Italiano? –  esclama nel rispondere ad una nostra domanda -. No, non credo che sia possibile. Almeno non questo Ospedale Italiano. Ormai nessuno più ci crede, nessuno ha più fiducia nell’iniziativa.
– Qual è la situazione degli italiani in Venezuela, soprattutto dei connazionali che nella vita hanno avuto meno fortuna?
– Drammatica, veramente drammatica – confessa Villino.
Pochissime parole per illustrare l’impatto di due decenni di crisi economica su una comunità che, in passato, era per lo più benestante, costituita da costruttori, piccoli e medi industriali, artigiani, commercianti, professionisti. Alcuni ancora riescono a vivere chiusi nella loro “bolla di benessere”, tra agi che, tenendo conto della situazione del paese, sono sempre in bilico; i più sopravvivono con i risparmi di una vita di lavoro, e tanti altri, che vivono alla giornata sono ormai arrivati alla soglia della povertà. In Venezuela la classe media esiste solo nei libri di storia e di economia. L’hanno distrutta vent’anni di politica economica e sociale in balia della demagogia e del populismo. Oggi la società è divisa tra opulenza e miseria.
– Nell’ufficio del Comites – prosegue Villino – riceviamo quotidianamente un numero importante di connazionali in cerca di aiuto. È un numero che cresce di giorno in giorno. L’assistenza sanitaria, in Venezuela, è assai costosa. Ci sono casi di connazionali con patologie particolari che richiedono cure molto care. Non hanno il denaro per affrontarle. Le famiglie si avvicinano a noi. Ma è poco, troppo poco quello che possiamo fare.

Comites, pochi Fondi

Spiega che il Comites è ancora in attesa dei fondi relativi al preventivo spese del 2023. È una cifra modesta, ha confessato il presidente dell’organismo, che, anche così, “pare abbia subito una decurtazione del 25%”.
– È denaro – precisa – che non possiamo destinare ad aiutare i connazionali, perché quella è responsabilità del Consolato Generale d’Italia.  Ma neanche al Consolato arrivano risorse sufficienti.
Afferma che il Console Generale d’Italia a Caracas, Nicola Occhipinti, ha spiegato, nel corso di un incontro, che “le risorse a disposizioni saranno appena sufficienti a far fronte alle spese correnti”.
– Si sa quanti sono i connazionali che hanno bisogno di assistenza?
– Il Console Generale, Nicola Occhipinti, ci ha informato che  la cifra oscilla tra i duemila e duemila 500. È una cifra che cresce giorno dopo giorno. Credo che siano di più, molti di più.

Nessun contatto

Torniamo a parlare dell’Ospedale Italiano, del “colpo di Stato” fatto da alcuni membri della vecchia Giunta Direttiva per appropriarsi dell’Istituzione, e della decisione, adottata  dall’Ambasciata d’Italia il 16 marzo di quest’anno. Attraverso un comunicato stampa, Ambasciata e Consolato hanno informato che la “Fondazione per l’Ospedale Italiano” non poteva più essere considerata una “istituzione italiana” sostenuta dalla rete diplomatica e consolare né dalle istituzioni rappresentative della Collettività.
–  Che io sappia, 2 o 3 mesi fa, non ricordo la data esatta – fa memoria Villino -, ci fu una riunione della Giunta Direttiva, con nuovi statuti. La chiamarono “riunione ampliata”. In quella riunione fu nominato un nuovo Consiglio Direttivo che credo, non sia ancora completamente legale perché non ancora registrato.
Voci di corridoio segnalano alcuni tentativi di ricondurre l’iniziativa alle sue origini. Ma di concreto non vi è ancora nulla. E l’Ospedale Italiano continua ad essere inoperante o, come afferma Villino, “inesistente”.
– Il Comites è stato consultato dalla nuova Giunta Direttiva dell’Ospedale Italiano? Avete avuto contatti?
– Non abbiamo avuto comunicazioni formali – commenta -. La Giunta Direttiva dell’Ospedale Italiano non si è mai messa in contatto con noi. Quando abbiamo inaugurato la sede del Comites, abbiamo conversato con il vicepresidente dell’Ospedale Italiano, Michele Ruggiero. Abbiamo parlato di tante cose ma non abbiamo toccato quell’argomento.
– Progetti futuri del Comites?
– C’è stata una riunione di lavoro. La situazione è tanto drammatica che in quest’incontro ci siamo dedicati unicamente ad analizzare cosa si può fare per aiutare i connazionali. Ci siamo riuniti con il dottore Javier Soteldo, del “Grupo Médico Dr. J Soteldo”. Stiamo studiando un piano di lavoro. Faremo delle “giornate di assistenza”, visite mediche a spese del “Grupo Médico Dr. J.Soteldo”. L’intenzione è quella di aggiornare la situazione di ognuno degli assistiti dipendendo dalle loro patologie. Contiamo con la collaborazione del Consolato Generale.
Ci informa anche dell’arrivo di donazioni di medicine dall’Italia che saranno distribuite tra i Comites del Venezuela.
– Saranno destinate agli italiani in condizioni economiche precarie. Non credo che siano sufficienti a soddisfare la domanda, ma saranno comunque un aiuto. Stiamo anche pensando di iniziare una campagna per ricavare fondi che ci permettano di aiutare chi ne ha più bisogno. È una campagna di sensibilizzazione. Parallelamente, vogliamo iniziare anche un programma di censimento. Ci abbiamo già provato in passato. Vogliamo sapere chi realmenteè in condizione di necessità. Il primo passo sarà fatto con gli assistiti del nostro Consolato Generale di Caracas. Lavoriamo con le unghie. Fondi non ci sono ma non ci fermeremo. La situazione – insiste – è drammatica. Per poter aiutare tutti, per offrire un minimo di assistenza sono necessari almeno due milioni di dollari.  Se l’Italia non aiuta sarà molto difficile che si riesca a reperirli.
Dopo aver sottolineato l’ottimo rapporto che ha il Comites con il Console Generale di Caracas, Nicola Occhipinti, e con tutta la rete diplomatico-consolare, conclude:
– Il nostro impegno, nonostante le condizioni del Paese lo rendano molto complicato, è aiutare i connazionali e continueremo a lottare per riuscirci.

M.B.

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