Lazzari (Comites-Madrid): “L’associazionismo non potrà mai assumere il ruolo dei Comites”

Andrea Lazzari con Michele Testoni e l'Ambasciatore Giuseppe Buccino

MADRID – Esiste una corrente d’opinione, in crescita, che ritiene possibile che il Comites possa essere sostituito dall’associazionismo. In particolare, quello regionale. Lo denuncia, senza allarmismi ma con fermezza, Andrea Lazzari, presidente del Comites di Madrid. Lazzari prima osserva che “il Comites è costituito da volontari”, quindi “con tutte le difficoltà che comporta il volontariato”; poi, fa notare che “è l’unico organismo che ha come ruolo quello di ponte tra le comunità residenti all’estero e le autorità diplomatiche e consolari”. In stretta sintesi, a suo avviso, rappresenta il “punto di riferimento per la comunità e anche per Ambasciate e Consolati”. È sicuro che, “qualora venisse a mancare, sarebbe una perdita per tutti”.

– È vero – ammette -, da anni si pensa che le associazioni potrebbero essere uno strumento di maggior interesse rispetto al Comites. Lo Stato non dovrebbe elargire denaro e, comunque, sarebbero rappresentative delle nostre comunità.

Scuote la testa per segnalare che non è così.

– Le associazioni – spiega – non solo possono essere di varia natura ma, soprattutto, hanno caratteristiche e interessi diversi.

Il vicepresidente del Comites di Madrid, Michele Testoni

Michele Testoni, vicepresidente del Comites, considera inviabile una tale soluzione. Presente alla nostra conversazione con Andrea Lazzari, commenta:

– L’idea che le associazioni , o una confederazione di associazioni, possano sostituire il Comites è viziata  dagli interessi di ognuna delle associazioni, interessi che non voglio e non posso giudicare. Le associazioni regionali, per quanto propositive – aggiunge – hanno una loro appartenenza geografica e obiettivi limitati. È nella loro natura. La confederazione di associazioni, ammesso e non concesso che nel Paese ci siano 20 associazioni in rappresentanza di ogni regione italiana, ha dinamiche diverse. Le associazioni hanno una propria filiera finanziaria e meccanismi propri di trasparenza. Il Comites ha funzioni e obiettivi diversi.

È senz’altro vero. Come spiega Testoni, il Comites può far presente alle autorità diplomatiche consolari la necessità di velocizzare il riconoscimento dei titoli di studio, gli accordi sulla “Sicurezza Sociale”, i contributi pensionistici, e via di seguito.

– Lo consideriamo vitale per il “Sistema Italia” – sottolinea Testoni –.Senza di esso, sarebbe come avere un tavolo senza una gamba che lo sorregga. Ci sono temi che solo il Comites può affrontare con autorità.

La parola passa di nuovo a Lazzari che fa notare come non tutte le associazioni siano riconosciute dall’Ambasciata, che ha criteri propri per farlo.

– Non tutte superano l’esame – afferma, per poi constatare, con rammarico, come l’idea che le associazioni possano assumere le funzioni dei Comites si stia diffondendo anche tra membri degli stessi Comites.

Carenza di risorse economiche

La conversazione con le due maggiori cariche del Comites di Madrid si svolge a pochi passi dalla nostra Ambasciata, nel locale di una tra le più grandi catene di caffè al mondo. Andrea Lazzari, di recente, ha sostenuto un colloquio con l’Ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi. Tanti i temi affrontati. Ma evita parlarne perché, ci dice, “è stato un incontro privato ed è bene mantenere la confidenzialità su ciò che si è detto”. Solo riferisce che, per quanto riguarda l’accordo sulla doppia cittadinanza, l’Ambasciatore gli ha assicurato che “c’è un forte impegno in entrambi gli Stati nel proseguire il lavoro intrapreso”.

Disinvolto, sicuro di sé, Lazzari parla adagio. È chiaro, preciso e, quando lo ritiene opportuno, reitera le spiegazioni scandendo le parole. Il Comites è un organismo che conosce in ogni suo particolare. Ne è stato vicepresidente durante la lunga presidenza dell’attuale consigliere del Cgie, Pietro Mariani; ora, ne è presidente. Alla domanda di quali fossero le difficoltà che deve affrontare l’organismo che presiede, non ha dubbi nel segnalare innanzitutto l’inadeguatezza dei finanziamenti.

– Soffriamo per la carenza di risorse economiche – ci dice -. E ciò incide sul nostro lavoro.

Ci ricorda che “è come il cane che si morde la coda”. I connazionali non votano perché ancora tanti di loro non sanno che esiste il Comites. E il Comites “non riesce a proiettare la propria immagine, a far sapere della propria esistenza e del ruolo importante che svolge, perché non ha le risorse economiche per farlo”. Come “pretendere una grossa affluenza alle urne in queste condizioni?”, si chiede per poi aggiungere che, oltre a ciò, “l’attuale formula dell’opzione del voto” non aiuta.

– Non credi che i Comites dovrebbero fare un’autocritica? È vero che tanti svolgono un lavoro encomiabile, ma lo è anche che ve ne sono altri che non fanno quasi nulla. C’è chi considera i Comites   un trampolino di lancio politico o economico e li usa a proprio vantaggio…

Andrea Lazzari, presidente del Comites di Madrid

– Fare un discorso unico, come giustamente suggerisci, è complesso. Capire che strumenti si potrebbero mettere in atto qualora ci fosse un Comites, non dico inadempiente, ma che non svolge a pieno le proprie responsabilità è difficile.  Forse i consiglieri del CGIE, in qualche modo, potrebbero essere vigilanti e, quando necessario, di stimolo.

Insiste sulla necessità di dare visibilità ai Comites.

– Hanno difficoltà ad essere individuati. Se rappresenti una comunità di oltre 110mila persone e non riesci ad arrivare a loro, ogni tuo sforzo è inutile. Ci sono temi importantissimi sui quali stiamo lavorando come, ad esempio, la doppia cittadinanza o la Carta d’Identità Elettronica.

Considera necessario, almeno per quanto riguarda la Spagna, decidere il ruolo che devono svolgere i Comites e le strategie a seguire.

– E in seno al “Sistema Italia”?

Lazzari è prudente. Sostiene che va fatta una riflessione e che, comunque, vada rivista l’organizzazione del “Sistema Italia”.

– Ci sono attori che sono chiarissimi – ci dice -. Ad esempio, l’Istituto Italiano di Cultura. Ce ne sono altri, invece, da identificare meglio. Ho chiesto all’Ambasciatore Buccino di organizzare un incontro tra tutti i membri del “Sistema Italia”. L’Ambasciatore ha assunto da poco l’incarico. Ha bisogno di tempo.

La Cancelleria Consolare

È ormai un luogo comune. Non c’è Consolato italiano al  mondo che non sia investito da critiche, alcune con ragione ed altre prive di fondamento. La Cancelleria Consolare di Madrid non è l’eccezione. Chiediamo a Lazzari quali siano, a suo giudizio, i nodi da risolvere.

– Come tutti i Consolati italiani, anche la nostra Cancelleria consolare soffre le conseguenze derivate dalla carenza di organico. Non si riesce a raggiungere un equilibrio, la giusta proporzione tra iscritti all’Aire e numero dei funzionari.

Assicura che, nonostante tutto, la “Cancelleria Consolare lavora abbastanza bene”. Ma, ammette anche che, se un impiegato soffre un incidente, se si ammala, se vince un concorso o se, per qualunque altra ragione, si assenta dal lavoro, saltano gli equilibri e la Cancelleria entra in sofferenza.

– Va in crisi un ingranaggio apparentemente perfetto – aggiunge -. L’assenza di uno o due funzionari si nota immediatamente. Abbiamo suggerito più volte di rendere pubblico, come ad esempio fa il Consolato di Londra, il volume di lavoro realizzato: pratiche espletate, passaporti rinnovati, Carte d’Identità consegnate, certificati di nascita registrati e via di seguito. Informazioni attualizzate periodicamente.

Critica la mancanza di tracciabilità delle pratiche. Spiega che, una volta, consegnata e ricevuta la conferma di ricezione “l’utenza non ha informazioni”.

– Dicono che se non ricevi una mail chiedendo ulteriori documentazioni, vuol dire che la tua pratica sta facendo il suo corso – aggiunge -.  Può accadere che la mail inviata dalla Cancelleria finisca nello “spam”. Quanti lo controllano periodicamente? E così, dopo una lunga attesa, quando finalmente ci si decide a chiedere spiegazioni per il ritardo, si viene a sapere che è stata inviata una mail. Il Comites di Arona aveva avanzato una proposta interessante: al momento di iniziare una pratica, il funzionario indica il numero di quelle in attesa. Facciamo il caso che la tua sia la numero 300. Dopo un mese, entri nel sistema e ti rendi conto che è la numero 200. Al mese seguente, è la numero 150…. Così sei sicuro che non ci sono problemi e che la tua pratica avanza.

– Indirettamente, ci si rende conto anche dell’efficienza o meno dello “sportello”, di ogni ufficio della Cancelleria…

– Esatto. Devo riconoscere, comunque, che generalmente il sistema, se non vi sono grossi inconvenienti, funziona. E la tempistica è quella stabilita dalla legge.

Doppia Cittadinanza

La doppia cittadinanza, da qualche anno, è al vertice della “hit-parade” degli argomenti che sono tema di dibattito, più o meno acceso, in seno alla nostra Collettività. Se ieri il riconoscimento dei diritti politici non era tra le priorità, tra le esigenze più sentite, oggi la crescita esponenziale della comunità l’ha posto tra i più importanti. È una aspirazione di tanti, sia tra chi ha già messo radici nel Paese sia tra chi pensa di metterle.

Partecipare, votare ed essere votati. Insomma, sentirsi parte integrante della società e, in qualche modo, protagonisti della storia del Paese. L’accordo di doppia cittadinanza è il veicolo senza il quale, per il momento, è impossibile raggiungere la piena integrazione nel tessuto sociale spagnolo. Non è un caso, quindi, che tra le prime decisioni prese dall’attuale Comites ci sia stata la creazione di una Commissione “ad Hoc”, commissione che coordina Michele Testoni.

– Qual è il ruolo di questa Commissione? Perché questo impegno di lasciare alle spalle il cliché dell’emigrante “ospite” per sostituirlo con quello del cittadino protagonista, senza discriminazioni, del presente e del futuro del Paese in cui ha messo radici?

Prima di rispondere alla nostra domanda, Testoni ricorda che “la circoscrizione consolare di Madrid è tra le più dinamiche in termini di crescita”.

– Ed è anche tra quelle che hanno maggiori problemi, esigenze, interessi imprenditoriali, educativi, pensionistici… Aspetti, tutti questi, che sono inerenti alla crescita esponenziale della comunità stessa. Non sono aspetti facili da gestire.  Se il Comites di Madrid, insieme con le altre istituzioni più o meno illuminate, riuscisse a indicare una via a Roma e se, a prescindere dal colore politico, in seno al governo si riuscisse a capire che le nostre comunità all’estero hanno subito una evoluzione profonda e che, quindi, non si può restare ancorati a mentalità burocratiche che appartengono al passato, credo che si potrebbero fare grossi passi avanti.

Entrando ora in argomento, segnala che “già dal 1992 esiste una cittadinanza europea”.

– Nel Trattato di Maastricht – precisa – si parla di cittadinanza europea ma con alcuni limiti nei diritti civili. Ed infatti, quelli politici si mantengono solo a livello municipale ed europeo. Si escludono, invece, a livello regionale e nazionale. Sarebbe molto semplice risolvere il problema. Basterebbe un emendamento, che poi dovrebbe essere ratificato da tutti i paesi membri, in cui si dica che i diritti politici di ogni cittadino europeo sono uguali ed equivalenti nel Paese di residenza. Da quando questo Comites si è insediato,  non abbiamo mai smesso di interessarci all’argomento. Riteniamo che l’accordo di doppia cittadinanza sia essenziale per integrare i diritti civili a quelli politici.

Testoni, come d’altronde il resto dei membri del Comites, è cosciente che l’argomento esula dalle responsabilità dell’organismo e che l’accordo di doppia cittadinanza è un negoziato tra stati ma ciò non li esime dal diritto-dovere di farlo presente e di lottare per ottenerlo.

A conclusione della nostra conversazione, Lazzari e Testoni coincidono nel sottolineare che il Comites “è fondamentale per garantire gli interessi della Comunità” e nel commentare che, “per assicurare l’efficienza dell’organismo è necessario tenere chiari i suoi limiti e le sue funzioni; funzioni che vanno ampliate progressivamente attraverso strumenti e finanziamenti adeguati”.

Mauro Bafile

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