Migranti: Meloni tenta mediazione ma Polonia e Ungheria stoppano l’UE

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo all’Europa Building per partecipare ai lavori della prima giornata del Consiglio europeo. (Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Il passo avanti fatto segnare dall’Unione Europea in tema di migrazioni, spesso sottolineato anche dalla premier Giorgia Meloni, diventa oggi un passo indietro per colpa di Polonia e Ungheria, il cui no ai ricollocamenti fa saltare il banco del Consiglio europeo sulla questione migratoria.

Orban e Morawiecki infatti, secondo quanto risulta dalla nota finale del Consiglio, a Bruxelles hanno sottolineato come, nel contesto dei lavori in corso sul patto sulla migrazione e l’asilo, “sia necessario trovare consenso su un’efficace politica in materia di migrazione e asilo, che, nel contesto delle misure di solidarietà, la ricollocazione e il reinsediamento dovrebbero essere su base volontaria e che tutte le forme di solidarietà dovrebbero essere considerate ugualmente valide e non fungere da potenziale fattore di attrazione per la migrazione irregolare”.

Una posizione che rende impossibile l’unanimità su quella proposta che rendeva sì volontaria la ricollocazione, ma con la previsione di un pagamento in denaro da parte dei Paesi che decidessero di non accettare migranti. Una posizione che almeno in apparenza non scompone Meloni, che nel suo punto stampa ribadisce di essere interessata più all’approccio alla migrazione esterna che sui cosiddetti movimenti secondari:

“Capisco la posizione di Polonia e Ungheria, ognuno fa i propri interessi – dice – Finché cerchiamo soluzioni su come gestire i migranti una volta che sono sul suolo europeo, non troveremo una soluzione. Quindi bisogna concentrarsi sulla dimensione esterna”. Insomma, “quello su cui stiamo lavorando comprende tutti i Paesi europei”.

Meloni ha comunque tentato fino alla fine di trovare una quadra, incontrando privatamente i due leader, senza però raggiungere l’obiettivo: “Ho tentato una mediazione fino all’ultimo, continuerò a lavorarci – assicura – la questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, perché sono i due Paesi che più di tutti si stanno occupando dei profughi ucraini”.

Il Consiglio e la Commissione, dal canto loro, assicurano continueranno a monitorare attentamente e a garantire l’attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo e riferiranno di conseguenza.

L’esito del Consiglio europeo però fa muovere all’opposizione dure critiche al lavoro italiano: per Giuseppe Conte, infatti, “abbiamo una Meloni aggressiva e arrogante in casa, in preda al panico su tutti i dossier europei e su tutti i dossier che contano all’estero. Se tu sei indecisa su tutto, e non sai che pesci prendere, a quel punto non esprimi una strategia e gli amici ti tradiscono, i paesi fondatori non ti seguono e ti ritrovi condannata all’irrilevanza e all’ininfluenza”.

(Redazione/9colonne) 

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