Salario minimo: prove d’intesa tra le opposizioni

Operaio al lavoro in una foto d'archivio ANSA.

ROMA. – Lavori in corso nell’opposizione per una proposta unitaria di salario minimo. I colloqui tra tutte le forze del centrosinistra, comprese Azione e Italia Viva, vanno avanti da giorni, almeno da quando la discussione sulla conversione del decreto Lavoro è entrata nel vivo in Parlamento (prima di essere definitivamente approvato ieri).

I dettagli sono ancora da limare ma oggi arrivano da più parti conferme, un abbozzo di accordo già c’è. La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, lo dice chiaramente parlando a Radio 1: “Stiamo lavorando con tutte le opposizioni su un tema fondamentale, avere un salario minimo in un paese che ha più di quattro milioni di lavoratori poveri”.

Questo perché proprio con il decreto Lavoro “il governo ha tolto il reddito di cittadinanza e non ha visto che quello strumento lo prendevano nella maggior parte dei casi persone che erano povere pur lavorando. Il governo sta aumentando la precarietà”.

Più a sinistra, batte il ferro Nicola Fratoianni in occasione di un convegno organizzato, guarda caso, dal Movimento 5 Stelle, “un’occasione di incontro anche su temi come il salario minimo su cui il confronto è in grado di produrre elementi di convergenza più avanzati”.  

Del resto l’altro ieri, al Pantheon, Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi sinistra si erano ritrovati tutti insieme ad appoggiare la manifestazione della campagna “Ci vuole un reddito”, prefigurando un’intesa per una proposta unitaria.  

Ma al fronte del centrosinistra si è unito anche il Terzo Polo, se è vero che su twitter questa mattina Carlo Calenda sottolinea che una forma di sostegno al reddito faceva parte sin dall’inizio del programma di Azione: “Se appoggiamo la riforma Nordio per Repubblica siamo “stampella del Governo” se è il Salario minimo, per il Giornale, flirtiamo con la sinistra. È più semplice di così: portiamo avanti ciò che è scritto nel nostro programma elettorale e riteniamo utile per l’Italia. In continuità anche con il programma elettorale del PD a guida Matteo Renzi del 2018, la Direttiva Europea, la linea del Governo Draghi e con ciò che fanno tutti i grandi paesi Occidentali”.

Per Calenda “se per una volta le opposizioni sono tutte d’accordo, noi, che mai ci siamo mischiati (Conte 2) e mai ci mischieremo con governi guidati dai populisti pentastellati, ne saremo contenti. C’è una risposta da dare a 3,5 milioni di lavoratori poveri colpiti l’anno scorso da un’inflazione devastante (17% su quintile più povero). Per noi conta davvero solo questo”.

(Redazione/9colonne)

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