Frasi su Rackete, il Senato nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini

L'arrivo a Porto Empedocle del comandante della Sea Watch Carola Rackete a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza
L'arrivo a Porto Empedocle del comandante della Sea Watch Carola Rackete a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza, 1 luglio 2019. ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO

ROMA. –  L’aula del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere contro il senatore e leader della Lega Matteo Salvini, accusato di diffamazione per le frasi postate sui social nell’estate 2019 dall’allora ministro dell’Interno contro Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, nave ong impegnata nel Mediterraneo nel soccorso dei migranti. La stessa calda estate del “Papeete”, che portò alla crisi e alla fine del governo gialloverde.

L’aula con 82 sì, 60 no e 5 astenuti ha approvato la relazione della  Giunta  per le elezioni e le immunità del Senato, che lo scorso 28 febbraio aveva negato l’autorizzazione a procedere verso Salvini, riconoscendo che quelle frasi attenessero alla sfera dell’insindacabilità di cui gode in qualità di senatore.

La Giunta, a maggioranza, aveva proposto all’Assemblea di deliberare che le dichiarazioni rese dal senatore Salvini costituissero opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni, ricadendo pertanto nell’ipotesi di cui all’articolo 68, primo comma, della Costituzione. Pd, M5s e Avs hanno votato contro la relazione della Giunta, astensione da parte di Azione-Italia Viva.

“Apprezziamo lo sforzo del relatore di trovare degli appigli giuridici per giustificare la richiesta di insindacabilità del senatore Salvini. Tuttavia, c’è un parso di sentire il classico rumore delle dita sugli specchi, di chi si arrampica sui vetri, per cercare di giustificare l’ingiustificabile” ha attaccato in aula il senatore del Pd Alfredo Bazoli.

Il nome di  Carola Rackete è però risuonato anche nell’altro ramo del Parlamento, impegnato stamattina nel dibattito sulle comunicazioni del premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani: “Voglio dire – è un passaggio dell’intervento del premier – che sono fiera di essere arrivata alla guida di questa nazione quando era lanciata a folle velocità verso la cancellazione dei confini nazionali, il riconoscimento del diritto inalienabile alla migrazione e quindi ad essere accolti in Europa senza vincoli e senza distinzioni, il divieto di adottare qualsiasi misura di contenimento dell’immigrazione illegale, arrivando perfino a legittimare chi sperona le navi dello Stato italiano; e di ritrovarmi oggi a rappresentare una Nazione che si fa portatrice di una visione diametralmente opposta”.

Il riferimento alla comandante tedesca provoca la reazione di Riccardo Magi, segretario di Più Europa, protagonista anche qualche giorno fa di alterco con Meloni sul tema della droga. “Per un momento ho sperato – ha detto Magi in aula – che nella replica la presidente chiedesse scusa all’aula e anche ai cittadini che hanno ascoltato questa mattina il suo intervento, per un passaggio particolare in cui ha fatto riferimento a un episodio di esattamente quattro anni fa, del 29 giugno del 2019, definendo quello che accadde a Lampedusa come lo speronamento di navi dello Stato italiano da parte della comandante Rackete”.

“Ci tengo molto a sottolineare – aggiunge – che quello che la presidente ha detto in quest’Aula è una menzogna, perché ero su quella nave personalmente e perché c’è stata una sentenza della Cassazione passata in giudicato che ha riconosciuto che la comandante Carola Rackete ha agito nel rispetto delle leggi e degli obblighi internazionali”.

(Redazione/9colonne)

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