Un Paese su tre viola la libertà religiosa, 307 milioni i cristiani coinvolti

Una chiesa distrutta dopo un attentato.
Una chiesa distrutta dopo un attentato. (Foto archivio ANSA)

MADRID. – Il diritto umano fondamentale alla libertà di religione è violato in un Paese su tre (31%), vale a dire in 61 nazioni su 196. In totale, quasi 4,9 miliardi di persone, pari al 62% della popolazione mondiale, vivono in nazioni in cui la libertà religiosa è fortemente limitata: di questi, 307 milioni sono cristiani.

Dal Rapporto 2023 sulla libertà religiosa nel mondo, presentato dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), emerge che la discriminazione e la persecuzione sono chiaramente evidenti in 61 Paesi, e che in 49 di questi è il governo che perseguita i propri cittadini per motivi religiosi, con scarsa reazione da parte della comunità internazionale.

Nel planisfero del rapporto, 28 Stati sono contrassegnati in rosso come “Paesi caldi”, indicanti persecuzione. Essi denotano i luoghi più pericolosi al mondo per praticare liberamente la religione. Altri 33 Stati sono in arancione, e indicano alti livelli di discriminazione. In 47 di questi Paesi la situazione è peggiorata da quando è stata pubblicata la precedente edizione del Rapporto, mentre le cose sono migliorate solo in nove di essi.

Le comunità religiose minoritarie, secondo ACS, si trovano in una situazione sempre più drammatica; in alcuni casi sono a rischio estinzione a causa di una combinazione di azioni terroristiche, attacchi al patrimonio culturale e misure più subdole come la proliferazione delle leggi anti-conversione, la manipolazione delle regole elettorali e le restrizioni finanziarie. Ci sono tuttavia anche casi di comunità religiose maggioritarie perseguitate, come in Nicaragua e Nigeria.

L’Africa il continente più violento

Negli ultimi due anni ACS ha rilevato l’aumento globale del potere di governi autoritari e leader fondamentalisti che cercano di esercitare un potere illimitato e per questo sono sia gelosi sia timorosi dell’autorità spirituale, in particolare per la sua capacità di mobilitazione delle comunità religiose. Questo ha un effetto deleterio sulla libertà religiosa.

L’impunità è diventata una costante in tutto il mondo e in 36 paesi gli aggressori sono perseguiti raramente, o addirittura mai, per i loro crimini. A questo fenomeno dell’impunità contribuisce il silenzio della comunità internazionale nei confronti di regimi ritenuti strategicamente importanti per l’Occidente, come Cina e India, che non subiscono sanzioni internazionali o altre conseguenze per le loro violazioni della libertà religiosa.

Lo stesso vale per Paesi come la Nigeria e il Pakistan. Un esempio di questi regimi oppressivi, secondo il Rapporto di ACS, è il Nicaragua, che per la prima volta è stato inserito nell’elenco dei Paesi con i più alti livelli di violazioni. L’Africa continua ad essere il continente più violento, con un aumento degli attacchi jihadisti che rende ancora più allarmante la situazione della libertà religiosa.

Quasi la metà dei “Paesi caldi” presenti nel planisfero del Rapporto, cioè 13 su 28, sono in Africa. La concentrazione dell’attività jihadista è particolarmente evidente nella regione del Sahel, intorno al lago Ciad, in Mozambico e in Somalia, e si sta estendendo ai Paesi vicini, molti dei quali rimangono sotto osservazione, avendo subito attacchi islamisti ai propri confini.

(Redazione/9colonne)

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