Il Cgie riparte, Silli: “Consolidare i legami con gli emigrati”

Il sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo, Giorgio Silli, al tavolo di presidenza durante l'assemblea generale del CGIE ha presentato la relazione di governo.

ROMA. – Prosegue alla Farnesina l’Assemblea di insediamento del nuovo Consiglio generale degli italiani all’estero. Dopo l’elezione del segretario generale (è stato confermato Michele Schiavone), dei vicesegretari generali d’area e di nomina governativa (Maria Chiara Prodi, Silvana Mangione, Mariano Gazzola e Gianluca Lodetti) che vanno a formare il Comitato di presidenza insieme ai consiglieri Tommaso Conte, Walter Petruzziello, Rocco Di Trolio e Ricardo Merlo, sono state definite oggi anche le Commissioni tematiche.

Il CGIE torna quindi operativo a tutti gli effetti dopo le elezioni di aprile 2022, da cui sono usciti i 43 consiglieri di area territoriale mentre un anno dopo, ad aprile 2023, un decreto del presidente del Consiglio ha completato l’assemblea plenaria con l’indicazione dei 20 consiglieri di nomina governativa, che rappresentano partiti, sindacati, associazioni e patronati.

“Le comunità degli italiani all’estero sono un prezioso tratto distintivo della storia italiana e hanno un ruolo strategico. Voi consiglieri assumete la vostra carica in una complessa fase dove il Pnrr funge da motore di sviluppo. Tale cambiamento coinvolge anche il sistema di rappresentanza degli espatriati.

L’obiettivo è consolidare i legami tra comunità nel mondo e istituzioni rafforzando il ruolo degli organi di rappresentanza: questo è necessario a fronte del numero crescente di italiani all’estero, un fenomeno che interessa anche giovani connazionali che espatriano senza precise sicurezze”, ha detto il sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo, Giorgio Silli, presentando la relazione di governo.

“I nuovi emigrati giungono all’estero con varie difficoltà e non è sempre agevole intercettare la nuova emigrazione trattandosi spesso di cittadini non iscritti all’Aire – ha proseguito Silli -. Serve un costante raccordo con gli organismi di rappresentanza, in particolare i Comites, al fine di fornire una rete di appoggio ai connazionali”.

Il ruolo della rappresentanza

Il sottosegretario agli Esteri ha ricordato che “ci sono a oggi 118 Comites operativi, di cui 15 istituiti a seguito delle elezioni del 2021 in località dove la presenza degli italiani è in aumento. Cresce la presenza e l’importanza dei Comitati degli italiani all’estero che hanno svolto un insostituibile ruolo di raccordo tra la rete diplomatica e i nostri connazionali. Abbiamo chiesto il rafforzamento dei capitoli di spesa per i Comites e per il Cgie sia in assestamento che nella prossima legge di bilancio. Il comune obiettivo è l’adeguamento della rete alle mutate necessità”.

Il Consiglio generale degli italiani all’estero, che si insedia nella sua quinta consiliatura, si è rinnovato per due terzi registrando tra i consiglieri alcuni esponenti della nuova mobilità, studenti universitari, ricercatori e la stessa presenza femminile della scorsa tornata, ancora troppo limitata rispetto al raggiungimento della parità e delle pari opportunità cui aspiriamo”, ha affermato Schiavone spiegando che il Cgie “ha vissuto un limbo durato oltre un anno e mezzo a causa della definizione di uno strano tipo di ordinaria amministrazione imposto da una comunicazione, che riportava il succo di un parere dell’Avvocatura dello Stato, in base al quale il Cgie, di fatto, non ha potuto riunirsi nemmeno da remoto, dopo l’elezione dei consiglieri rappresentanti le comunità all’estero, e ha dovuto attendere da aprile 2022 a marzo 2023 la firma del decreto di nomina dei consiglieri di nomina governativa”.

Schiavone ricorda che “l’ultima riunione del CGIE uscente si è tenuta nel dicembre 2021 per celebrare la plenaria della Conferenza permanente Stato-Regioni-PA-Cgie” e sottolinea che “le condizioni della nostre comunità e le caratteristiche della nuova massiccia emigrazione dall’Italia sono cambiate profondamente e il definire quest’ultima ‘nuova mobilità’ significa solo edulcorare un fenomeno che riguarda non soltanto plurilaureati, ma anche tutte le altre fasce della vita sociale.

Italiani all’estero al centro del dibattito

La storia del nostro Paese è storia di emigrazione con interi nuclei familiari costretti ad abbandonare i loro territori per garantirsi condizioni di vita più dignitose. Le condizioni oggi sono cambiate eppure è sempre alto il numero dei nostri connazionali che lasciano il Paese per necessità e non per libera scelta”, ha detto Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama.

“Le comunità all’estero rappresentano una ricchezza della nostra Nazione – ha continuato Craxi – il nostro Paese è una superpotenza culturale e tutto questo qualifica uno stile di vita all’italiana che non teme confronti. Non manca mai, nelle mie missioni all’estero, il confronto con gli italiani, ambasciatori dell’Italia nel mondo, e l’ascolto delle loro storie”.

La senatrice ha rivolto poi “un pensiero riconoscente” a Silvio Berlusconi, ricordando che nel 2001 “si fece promotore, grazie al ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia, della legge 459 per l’esercizio del diritto di voto degli italiani all’estero” credendo in un “corredo identitario di un popolo che si conserva indipendentemente dalla distanza geografica”.

Quello del voto all’estero, ammette però Craxi, “è un istituto che sconta il tempo che passa e che oggi meriterebbe una riflessione”. Secondo Craxi “mettere al centro del dibattito le politiche per gli italiani all’estero è una scelta doverosa e lungimirante. La diplomazia tradizionale, parlamentare ed economica sono tasselli di un mosaico di enorme valore”.

(Redazione/9colonne)

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