Lavoro: accordo al Consiglio europeo sulla gig economy

Le consegne di generi alimentari a domicilio non si fermano..
Le consegne di generi alimentari a domicilio non si fermano.. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

MADRID. – Il Consiglio Europeo Occupazione è pronto ad avviare i negoziati con il Parlamento europeo su una nuova legge a tutela dei lavoratori della gig economy. I ministri dell’occupazione e degli affari sociali hanno concordato l’orientamento generale del Consiglio per una proposta di direttiva volta a migliorare le condizioni di lavoro per i lavoratori su piattaforme online.

La proposta introduce due miglioramenti fondamentali: aiuta a determinare il corretto status occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme digitali e stabilisce le prime norme dell’UE sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro.

“La gig economy ha portato molti benefici alle nostre vite, ma questo non deve andare a discapito dei diritti dei lavoratori. L’approccio del Consiglio raggiunge un buon equilibrio tra la protezione dei lavoratori e la certezza del diritto per le piattaforme che li impiegano” ha spiegato Paulina Brandberg, ministro svedese per la parità di genere e la vita lavorativa.

Attualmente, la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori su piattaforma dell’UE, inclusi tassisti, lavoratori domestici e conducenti di consegne di cibo, sono formalmente lavoratori autonomi. Tuttavia, alcuni di loro devono rispettare molte delle stesse regole e restrizioni di un lavoratore subordinato. Ciò indica che hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’UE.

I diritti dei lavoratori

L’obiettivo del Consiglio è affrontare questi casi di errata classificazione e agevolare la riclassificazione di tali lavoratori come dipendenti. Secondo l’orientamento generale del Consiglio, si presumerà che i lavoratori siano dipendenti di una piattaforma digitale (e non lavoratori autonomi) se il loro rapporto con la piattaforma soddisfa almeno tre dei sette criteri stabiliti nella direttiva.

Questi criteri includono: limiti massimi sulla quantità di denaro che i lavoratori possono ricevere; restrizioni sulla loro capacità di rifiutare il lavoro; regole che ne disciplinano l’aspetto o il comportamento. Nei casi in cui si applica la presunzione legale, spetterà alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste alcun rapporto di lavoro secondo la legislazione e la prassi nazionale.

(Redazione/9colonne)

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