Berlusconi, quell’ultima promessa agli “italiani lontani”

In una foto d'archivio del 17 maggio 2006 Silvio Berlusconi e Romano Prodi sorridenti a Palazzo Chigi durante il rito del passaggio della Campanella, una campanella d'argento con la quale il premier apre le riunioni del Consiglio dei ministri. CLAUDIO ONORATI ANSA-CD

ROMA. – “Troppo spesso l’Italia è stata una madre distratta verso quei suoi figli lontani, che sono orgogliosi di essere e sentirsi italiani”. L’ultimo messaggio di Silvio Berlusconi ai nostri connazionali che vivono all’estero è datato agosto 2022, quando in piena campagna elettorale il leader di Forza Italia scomparso oggi, si rivolgeva agli “italiani lontani”, ai quali prometteva, di nuovo, l’istituzione di un ministero per gli Italiani nel mondo, previsto solamente tra il 1991 e il 1992 nel governo Andreotti VII e poi nei tre governi Berlusconi, quello del 1994-95 e quelli dal 2001 al 2006: “Un debito morale che il nostro governo saprà onorare”, diceva in un’intervista alla Voce di New York.

Il centrodestra ha poi vinto le elezioni e quella promessa (ancora) non è stata mantenuta, ma ciò che è certo è che Berlusconi fu il primo, come lui spesso rivendicava, a dare una rappresentanza parlamentare agli italiani all’estero con una legge che ne regolava il voto.

Il voto all’estero è stato introdotto, infatti, con la legge n° 459 del 2001, conosciuta come legge Tremaglia, dal nome del suo sostenitore, Mirko Tremaglia (Alleanza nazionale), all’epoca ministro per gli Italiani nel mondo nel governo guidato proprio da Berlusconi.

La nascita della Circoscrizione Estero

L’approvazione della legge ha permesso la revisione degli articoli 48 (istituzione della Circoscrizione Estero), 56 e 57 (elezione dei deputati e senatori) della Costituzione e ha sancito il diritto di voto per i cittadini italiani che vivono fuori i confini nazionali. In seguito all’approvazione della legge Tremaglia, è stata istituita una Circoscrizione Estero, suddivisa in quattro ripartizioni: “Europa”, “America meridionale”, “America settentrionale e centrale”, “Africa, Asia, Oceania e Antartide”.

Gli italiani all’estero iscritti all’Aire votano da allora per corrispondenza, inviando per posta la scheda elettorale che ricevono dal Consolato competente. Ciascun elettore può esprimere due voti di preferenza nelle ripartizioni alle quali sono assegnati due o più deputati o senatori, e un voto di preferenza nelle altre. È soprattutto il voto per corrispondenza ad alimentare le polemiche a ogni appuntamento elettorale: una modalità di voto – è la denuncia – che non ne garantisce la segretezza.

Critiche che dimostrano l’importanza politica del voto degli italiani all’estero che può rappresentare l’ago della bilancia per la formazione di una maggioranza di governo, come già accaduto nel 2006, quando i quattro senatori dell’Unione eletti all’estero consentirono a Prodi di insediarsi a Palazzo Chigi.

(Redazione/9colonne)

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