Masini, presidente del MEI: “La nostra emigrazione un fatto rilevante”

MADRID – “Credo che, nella nostra storia, non sia stata data molta importanza all’emigrazione che, invece, credo sia un fatto assai rilevante. Non a caso dico che stiamo realizzando una grossa operazione di memoria collettiva”. Conversiamo con Paolo Masini, presidente della “Fondazione Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana”, attimi dopo la presentazione di quello che vuole essere il luogo in cui si conserva la memoria storica di una realtà della quale in Italia si parla poco e che, troppo spesso, si preferisce ignorare. All’evento, ospitato da una delle sale della Cancelleria Consolare, ha partecipato anche l’Ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi, giunto a Madrid appena pochi giorni prima.

Il “Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana” è stato aperto nel maggio del 2022 e per sede ha il complesso medioevale della “Commenda di Prè” a Genova. Come ha spiegato Barbara Grosso, consigliere delegata per le Relazioni Internazionali del Comune di Genova, narra la storia della nostra emigrazione. E lo fa attraverso molteplici racconti, immagini e testimonianze dall’Unità d’Italia ai nostri giorni, lungo un percorso distribuito in 16 aree, illustrate attraverso la magia del mondo digitale. Una soluzione innovativa che declina il percorso tradizionale per adeguarsi alla realtà delle nuove tecnologie. Comunque, una scelta coraggiosa. È per questo che chiediamo:

– Un museo virtuale per raccontare la storia dell’Italia fuori d’Italia, perché?

– L’idea è nata seguendo anche le indicazioni dei più grandi enti della museologia internazionale – spiega Masini -. Ormai la linea sui musei è quella. Credo che sia un’impostazione che offre l’opportunità di cambiare celermente. Noi abbiamo la mostra, tra virgolette, permanente. E poi quella temporanea. Questo meccanismo permette di fare mille altre cose. In teoria non hai mai tutti gli spazi occupati se non da immagini, anche immersive. Per esempio, abbiamo la sala in cui si ascoltano i discorsi dei grandi politici sul tema dell’emigrazione. È molto emozionante. Forse, con il digitale si perde qualcosa… a volte può essere romantico rivedere, osservare oggetti. Però, il digitale offre anche molte possibilità in più.

– A suo avviso, che importanza attribuisce l’Italia all’emigrazione?

– Credo che la scelta di realizzare un museo dell’emigrazione dia già un’idea – commenta -. Comunque, ritengo che nella storia non sia stata data molta importanza all’emigrazione che, invece, considero sia un fatto rilevante. Non a caso, io dico che stiamo realizzando, man mano, la più grande operazione di memoria collettiva e popolare del Paese. Quello dell’emigrazione è un mondo. Lo diciamo sempre: fuori dall’Italia ci sono tante Italie e raccontarle fa bene. Fa bene anche per capire, a volte, le difficoltà, le fatiche che hanno affrontato soprattutto i nostri padri, i nostri nonni. Andar via da casa…  nessuno andava via felice. I nostri emigranti hanno affrontato situazioni drammatiche, tristi, ingiuste… anche di  razzismo. Ripensare a quelle storie fa bene, fa bene a tutti. È per questo che abbiamo destinato l’ultimo piano ai bambini. È un piano allestito per le scuole. Loro, i più piccoli, stanno un po’ più avanti di noi. Veltroni, quando era sindaco di Roma, diceva: “Ai miei tempi faceva notizia se il tuo compagno di banco era marchigiano”. Oggi, i ragazzi vivono un altro mondo. E, vivaddio, grazie all’interscambio, alle comunicazioni, ai trasporti è anche più facile, molto più variegato e colorato. Che i nostri ragazzi sappiano la fatica che hanno fatto i nostri nonni, i nostri bisnonni credo sia molto utile. Li aiuta a vedere, con occhi diversi, il tema delle migrazioni in generale.

Italia, paese d’emigrazione ieri e oggi

La Commenda di San Giovanni di Prè è un complesso medioevale costituito da due chiese in stile romanico e un edificio di tre piani, la Commenda. Ovvero, la struttura che ospitava il Convento e l’Ospedale. Aveva una funzione duplice: quella di stazione marittima, sulla rotta della Terrasanta, e di ricovero e ospedale per pellegrini, prima, e per malati e indigenti, poi. Una struttura molto amplia. Chiediamo quante sale ospitano il Museo.

Paolo Masini, presidente del “Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana”

– Circa 20 e, con l’entrata in campo di Rai Italia, se ne è aggiunta una molto importante. Volevamo raccontare molto anche l’emigrazione attuale. Va bene parlare del passato ma senza dimenticare che c’è un mondo, ancora oggi, dell’emigrazione. Con Rai Italia è stata raggiunta un’intesa importante. Credo sia uno strumento molto utile.

–  Quindi si prende in considerazione anche il fatto che l’Italia è stata ieri e lo è tutt’ora un paese di emigranti…

– Si – coincide, per poi precisare:

– Ma per motivi diversi, come è giusto e come sia normale. Io stesso, ho incontrato a Madrid, almeno quattro cinque persone con le quali ho condiviso pezzi di strada. Ormai il mondo è questo. Tempo fa abbiamo realizzato un convegno sulle accoglienze con il Museo dell’Immigrazione di Parigi. Il presidente del Museo, mio collega, si è rivolto a me dicendo… “perché voi immigrati”. Mi ha un po’ scioccato, però fa bene. Immigrazione ed emigrazione, cambiano nome secondo la costa in cui ti trovi in quel momento.

– È stato dato uno spazio ai nostri giornali all’estero? Sono loro che hanno raccontato l’emigrazione. In passato, erano l’unico legame dei nostri emigranti con la realtà della Madrepatria. La nostra stampa, in passato ed ancora oggi, informa su quanto accade in Italia, racconta le vicende di chi vive all’estero, delle nostre comunità. Dà voce a chi non ha voce… difende i diritti dei connazionali, quando questi vengono calpestati…

–  Ha ragione…  Sono citati all’interno di storie ma non hanno uno spazio proprio. Potremmo pensare, mi sembra una bella idea, ad una sezione ad hoc, perché no?

M.B.

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