Vinicius bersaglio di insulti razzisti, sport e politica in subbuglio

Vinicus esulta abbracciato dai compagni dopo la doppietta al Liverpool.
La gioia di Vinicius per la doppietta, (ANSA)

MADRID — In Spagna tiene banco da domenica sera il ‘caso Vinicius’. La stella del Real Madrid è stata bersaglio di insulti razzisti nel corso di una partita di campionato in trasferta contro il Valencia, fatti per i quali la polizia ha comunicato oggi l’arresto di tre persone. L’episodio ha provocato accese proteste, in primis da parte del diretto interessato e del suo club, che hanno inoltre ricalcato come non sia la prima volta che il calciatore brasiliano riceve offese di questo tipo da quando gioca in Spagna. Anche il governo brasiliano è sceso in campo, invocando provvedimenti severi contro i responsabili dell’accaduto. Nelle ultime ore, la questione è stata al centro del dibattito sia nel mondo dello sport sia in quello della politica.

Il secondo tempo del match Valencia-Real Madrid di domenica, finito 1-0 per i padroni di casa, è stato caratterizzati da diversi momenti convulsi. L’episodio chiave è avvenuto quando Vinicius, mentre un compagno di squadra stava per battere un corner, ha richiamato l’attenzione dell’arbitro verso i sostenitori del Valencia assiepati dietro la porta della loro squadra, sostenendo di aver subito insulti razzisti. “Mi hanno chiamato ‘scimmia’”, è stata la denuncia del giocatore madridista, secondo quanto poi ricostruito dalla tv.

Il clima della partita è andato via via peggiorando fino agli ultimi istanti di gioco, quando è scattata una rissa tra vari componenti delle due squadre dalla quale Vinicius stesso è uscito espulso. Mentre lasciava il campo, in risposta agli atti ostili del pubblico di casa, il giocatore ha replicato con qualche gesto di scherno per la posizione in classifica del Valencia, che ancora non è maticamente salvo. Poi, lo sfogo sui social. “Non è stata la prima volta, e nemmeno la seconda o la terza. Il razzismo nella Liga è normale”, ha scritto. “Il campionato che una volta è stato di Ronaldinho, Ronaldo, Cristiano e Messi oggi appartiene ai razzisti”.

Alle proteste della stella brasiliana si sono aggiunte, tra le altre, quella del suo allenatore Carlo Ancelotti — “è ora di smetterla di parlare e di agire seriamente. Il razzismo non può avere posto né nel calcio né nella società”, sono state le sue parole — e del presidente del Real Madrid, Florentino Pérez.

E anche da Brasilia è arrivata una reazione di forte indignazione. “Il governo ripudia il razzismo che Vini Jr ha subito nel corso di partite in Spagna e sollecita il governo e le autorità sportive, in Spagna e nel mondo, ad adottare misure per punire i responsabili e prevenire tali episodi”, si legge in una nota dell’esecutivo di Lula.

Queste prese di posizione sono state accompagnate da mostre di solidarietà nei confronti di Vinicius e contro il razzismo da parte di molti esponenti del mondo del pallone, così come da parte dello stesso Valencia. E nel frattempo, un dibattito sull’esistenza di fenomeni razzisti nell’ambito dello sport e della società in generale, così come sul grado di efficacia delle risposte date dalle istituzioni per debellarli, e finito anche al centro della discussione politica, in concomitanza con la campagna elettorale in corso in tutta la Spagna in vista di amministrative e comunali in programma domenica.

Tra chi si è pronunciato sul tema c’è stato anche il premier socialista spagnolo Pedro Sánchez. “Tolleranza zero per il razzismo nel calcio. Lo sport si basa sui valori della tolleranza e del rispetto”, ha scritto su Twitter. “L’odio e la xenofobia non devono avere posto nel nostro calcio e nella nostra società”.

Le condanne di quanto avvenuto allo stadio Mestalla di Valencia sono state bipartisan, seppur con qualche sfumatura. “La Spagna non è un paese razzista, e si rischia di trasmettere dagli stadi un’immagine non veritiera”, ci ha tenuto ad esempio a sottolineare la governatrice di Madrid Isabel Díaz Ayuso.

Oggi, la portavoce del governo Isabel Rodríguez ha insistito nel mettere in chiaro che “comportamenti” razzisti come quelli di cui è stato bersaglio Vinicius “non restano impuni” e che gli organi di polizia e della giustizia “sono sempre al lavoro” per contrastarli. Mentre la polizia ha annunciato l’arresto di quattro persone accusate di aver appeso a un ponte di Madrid, lo scorso gennaio, un manichino con la maglietta di Vinicius addosso.

Nel frattempo, sul tema è tornato a pronunciarsi anche Ancelotti. “La Spagna non è un Paese razzista, come non lo è l’Italia, ma in Spagna ci sono situazioni razziste”.

Redazione Madrid

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