Duro scontro tra Sánchez e Feijóo su Eta e Bildu in un nuovo faccia a faccia al Senato

El socialista Pedro Sánchez y el popular Alberto Núñez Feijóo

MADRID — Eta e Bildu come elementi centrali di uno scontro frontale. L’ultimo “faccia a faccia” parlamentare tra il premier spagnolo Pedro Sánchez e il leader dell’opposizione, Alberto Núñez Feijóo, è stato praticamente monopolizzato dalla polemica della settimana, legata alla presenza di persone con un passato legato al terrorismo in liste della formazione indipendentista radicale basca, alcune delle quali hanno poi annunciato un passo indietro. Il dibattito al Senato tra i due, sottolineano media come El País, è stato contraddistinto da toni che ricordano i momenti più duri della contesa politica sul contrasto all’Eta.

Il duello, inserito all’interno di una seduta di question time al governo in piena fase di slancio della campagna elettorale per le amministrative e comunali del 28 maggio, ha toccato livelli di alta tensione dialettica sin dalle prime battute. Chiamato a formulare una domanda al premier in qualità di senatore dell’opposizione, il popolare Feijóo ci è subito andato giù duro. “Lei è un presidente più generoso con i carnefici che con le vittime”, ha detto rivolgendosi a Sánchez in riferimento agli accordi stretti tra il suo esecutivo ed Eh Bildu, formazione politica nata per rivendicare in termini democratici istanze precedentemente condivise anche da esponenti della violenza armata.

“Ma la Spagna ha avuto più dignità di lei”, ha aggiunto Feijóo, attribuendo alla sua parte politica merito parziale della decisione dei sette candidati di Bildu condannati che hanno annunciato di non voler più concorrere alle prossime elezioni locali.

Così, il leader del Partito Popolare ha puntato forte sul mantenere vivo il solco tracciato negli ultimi giorni dal suo partito per mantenere al centro della campagna il dibattito sulle risposte dei diversi governi spagnoli al complesso problema dell’Eta e a tutela delle vittime: un terreno, quest’ultimo, su cui il centrodestra ha tradizionalmente sempre cercato di ottenere predominio rispetto ai rivali. “Ci garantisca che il suo patto con Bildu è terminato”, è stato uno dei principali guanti di sfida lanciati nel campo di Sánchez, “o rompe con loro o rompe con la decenza”.

Il premier, da parte sua, non ha evitato il confronto su questo piano. “Gli spagnoli si meritano che si dica loro la verità”, ha esordito, “e la prima verità è che la democrazia spagnola ha sconfitto l’Eta 12 anni fa. 12 anni fa, l’Eta cessò di agire e di esistere, meno che per il Partito Popolare e per Vox”. A detta del leader socialista, inoltre, la “sconfitta” del gruppo terroristico arrivò quando al potere c’era “il Partito Socialista”, una circostanza che la destra “non può sopportare”.

Una delle accuse più dure tra quelle rivolte da Sánchez agli avversari è quella secondo cui il Partito Popolare avrebbe fatto “l’impossibile per evitare il successo” dei tentativi del governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero per terminare la fase di violenza armata: un passaggio che ha suscitato reazioni di indignazione in Aula.

I doppi interventi di entrambi i leader politici sono stati quindi un continuo susseguirsi di rimproveri e accuse reciproche riguardanti momenti dolorosi della storia recente della Spagna, come gli attentati dell’Eta o quello jihadista di Atocha (2004).

Questioni di stretta attualità come il caro-prezzi, le difficoltà di accesso alla casa, le politiche ambientali per affrontare l’emergenza climatica in corso, le disuguaglianze accresciute dal periodo di alta inflazione o i problemi di cui non sono esenti servizi pubblici come quelli sanitari o dei trasporti sono, questa volta, rimasti completamente al margine del dibattito.

Redazione Madrid

Lascia un commento