MADRID – Una iniziativa, quella della professoressa Anna Maria Saba, frutto dell’amore per il teatro e della grande fiducia nei confronti dei propri alunni; ma lo è anche dell’intuizione e sensibilità del Dirigente Scolastico della Scuola Statale Italiana di Madrid, Massimo Bonelli, che l’ha immediatamente sostenuta facendola sua. Così è nata la “Compagnia dei Gatti” che, dopo l’esordio dello scorso anno con “La Vedova Scaltra” di Carlo Goldoni, ora si propone al pubblico con “Colloqui coi Personaggi” di Pirandello”.
Nella “Nota di Regia” della locandina di presentazione dell’opera teatrale si legge che “nello spettacolo la situazione della novella si dilata per accogliere i personaggi di altre novelle, romanzi e drammi pirandelliani, chiamati a ribadire l’imperiosità̀ della creazione artistica. Nel susseguirsi delle scene, lo statuto della letteratura viene indagato nel suo rapporto con il dualismo di Realtà̀ e Finzione e con la reversibilità̀ dialettica dei suoi termini. Nel testo scenico l’opera pirandelliana appare dunque liberamente convocata dallo scrittore come memoria e anticipazione di una produzione che precede e segue il presente della finzione scenica, pertanto rappresentativo della crisi di coscienza del letterato e, al tempo stesso, del suo superamento”. La “nota” conclude precisando che “il montaggio delle scene è operato secondo una proiezione a incastro che si propone come un’interpretazione tematica e formale della poetica pirandelliana del metateatro, che prevede anche l’autocitazione e la ‘mise en abyme’ della propria opera”.
Abbiamo conversato con la professoressa Saba in una delle “terrazas” della “Plaza Tirso de Molino”, sorta sui terreni che una volta furono del “Convento de la Merced”. In quella piazza, incastrata nel “barrio Lavapiés”, l’artista Joaquín Sorolla ebbe il suo primo studio e vi vissero i fratelli Gustavo e Valeriano Bequer. Quella che doveva essere una breve conversazione si è trasformata in una lunga chiacchierata dominata dall’entusiasmo contagiante dell’intervistata che immediatamente ha precisato che “la grafica della locandina è stata concepita da una ragazzina di 15 anni”.
– Rappresenta Pirandello nel suo scrittoio, nel suo ufficio – aggiunge -. È la situazione scenica. È senza volto, perché fa riferimento a maschere nude: il modo con cui chiama tutti i personaggi dei suoi drammi.
– Uno spettacolo, una messa in scena molto articolata e complessa. Lo scorso anno avete preferito “La vedova scaltra” di Carlo Goldoni. Quest’anno avete alzato l’asticella. Pirandello richiede un impegno non indifferente. Perché questa scelta?
– Comincio da una nota personale che non posso ignorare – ha commentato -. Non è per parlare di me, ma c’è una matrice biografica. Sto per concludere un dottorato su Pirandello; un dottorato di cinque anni che, con il mio mandato all’estero, si è esteso a otto. Studio Pirandello da tanti anni. La scelta nasce da una conoscenza profonda e anche da un amore particolare per questo autore.
– Come trasmettere questa conoscenza e questo amore ai suoi alunni?
– Ho presentato il progetto in classe – ha raccontato -. Il progetto tocca specialmente le quarte classi, che prevedono nella letteratura italiana lo studio di Pirandello. Nel liceo ci sono tre “quarte”. Le due coinvolte nel progetto sono la “C” e la “B”, nelle quali insegno storia e filosofia. Quando spiego Bergson, ad esempio, mi risulta impossibile non fare riferimento ai legami che lo associano alla poetica pirandelliana. Quindi, Pirandello ha avuto anche un aspetto teorico di presentazione. Ai più piccoli, invece, è stata spiegata la situazione scenica; il discorso che porta avanti il personaggio di Pirandello.
Ha chiarito che si tratta di una novella nella quale Pirandello rappresenta sé stesso; “rappresenta il Pirandello che nega ai personaggi il poter vivere sulla scena”.
– C’è la guerra e c’è il conflitto della vita contro la finzione, della storia contro il teatro – ha aggiunto -. Ai più piccoli spiego questa situazione, poi, in maniera più approfondita, il loro monologo o la loro scena. I più grandi, invece, sono chiamati ad una comprensione della poetica dell’autore.
– Con quali criteri sono stati scelti i brani che poi si intrecciano nella storia…
Ha indugiato, forse alla ricerca delle parole che meglio possano esprimere il proprio pensiero, poi lentamente ha affermato:
– Permettere ai personaggi protagonisti del dramma di riflettere, nella finzione scenica, sul paradigma di quella parola comune a tutti i personaggi della scena: l’urgenza di essere rappresentati. Tutti i personaggi arrivano, secondo sequenze leggermente articolate e quindi diverse, a chiedere questo; a urlare l’urgenza di far parte della letteratura pirandelliana.
Nella “Nota di Regia”, Saba scrive che questi, “ribellandosi alla sua volontà̀, insorgono per persuaderlo a scrivere, opponendo la priorità̀ dell’Arte alle contingenze della Vita e della Storia”.
E aggiunge:
“Nello spettacolo la situazione della novella si dilata per accogliere i personaggi di altre novelle, romanzi e drammi pirandelliani, chiamati a ribadire l’imperiosità̀ della creazione artistica. Nel susseguirsi delle scene, lo statuto della letteratura viene indagato nel suo rapporto con il dualismo di Realtà̀ e Finzione e con la reversibilità̀ dialettica dei suoi termini. Nel testo scenico l’opera pirandelliana appare dunque liberamente convocata dallo scrittore come memoria e anticipazione di una produzione che precede e segue il presente della finzione scenica, pertanto rappre- sentativo della crisi di coscienza del letterato e, al tempo stesso, del suo superamento”.
– Pirandello – ha spiegato – è uno scrittore, niente deve fermarlo, neanche la partecipazione di suo figlio alla guerra. È un aneddoto reale. Suo figlio, che ha frequentato il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, scuola nella quale ho insegnato, partì volontario. Pirandello, dunque, rappresenta il conflitto che come padre, come uomo e come letterato ha rispetto al continuare a scrivere letteratura in un momento in cui nel mondo imperversa la Prima guerra mondiale.
Ha sostenuto che “la novella ha questa poetica” che lei apre per far entrare “alcuni tra i personaggi più grandi della produzione pirandelliana, ma non solo quelli”.
– Non ho voluto costruire un’antologia nota al pubblico colto che godrebbe del riconoscere ciò che già conosce come lettore o come spettatore – ha precisato -. Per questo, ho inserito anche brani a volte reputati di un Pirandello minore per mostrare che in realtà non lo sono. Sono alcune scene di drammi misconosciuti o reputati poco felici.
Pirandello, sempre attuale
Il dubbio è sempre presente. Luigi Pirandello visse a cavallo tra la fine del 1.800 e l’inizio del 1900. Per la tematica della sua produzione, per il modo di affrontare il racconto teatrale è considerato tra i drammaturghi più importanti del Secolo XX. Ma da allora sono trascorsi tanti anni. La società si è trasformata. Sono nate nuove esigenze e l’irruzione della tecnologia ha modificato il nostro mondo e, soprattutto, sconvolto il nostro ritmo di vita. È per questo che abbiamo chiesto:
– Stiamo parlando di un’Italia tanto diversa da quella dei nostri giorni. Quanto attuale è Pirandello oggi?
– È una domanda che curiosamente mi è stata già posta – ha ricordato -. Fu in occasione del giorno del compleanno di Pirandello. Coincise con la data di un convegno a Palermo, al quale ho partecipato nel 2018. Il suo compleanno è il 28 giugno. Morì nel 1936. Mi venne chiesto in un programma radio al quale fui intervistata poiché facente parte dei relatori del convegno. Risposi e rispondo anche ora: la poetica pirandelliana è sempre attuale ed attualizzabile in scena. Per attualizzabile intendo riproponibile con un’energia attuale.
Per Saba “le tematiche e i nodi nevralgici della poetica pirandelliana riguardano il 900”.
– Siamo figli del 900… – ha affermato, per poi correggersi:
– O, almeno, lo è la nostra generazione. Certamente, se poi nell’oggi si considerano i ragazzi dell’ultimo ventennio, potremmo aprire un discorso di carattere sociologico. La scuola nella quale io insegno porge un sapere che trova l’apice nella cultura del 900. Pirandello, come dico nelle “note di regia”, è riconducibile assolutamente a tutto il 900 occidentale, da Dostoevskij a Tolstoj, al realismo siciliano, alle avanguardie, al futurismo, al cubismo. È rapportabile all’interesse per la illuminotecnica del 1900, al tema dell’identità, a tutta la filosofia dell’esistenzialismo che si pone il tema dell’identità all’interno di uno studio della fenomenologia dell’esistenza che si incrocia col pensiero freudiano e che confluisce nel pensiero critico francese che conclude il 900. Pirandello è riconducibile a tutto ciò.
– Certo proporre ai nostri giovani, abituati al Twitter, all’Instagram, alla lettura veloce dei socialnetwork, un autore come Pirandello… Qual è stato il loro approccio? Pirandello non è un autore facilmente digerire.
– Con la scena: l’approccio è scenico – ha spiegato -. Il valore d’uso di Pirandello è inesauribile. C’è un certo pregiudizio sulla poca digeribilità dell’autore. È il modo con cui è stato trattato in Italia, a casa sua. Pirandello è stato studiato in una maniera strana, anche contrastante. Abbiamo un Pirandello tutto italiano, che si è reputato di dover drammatizzare, con spettacoli oggi credo quasi inguardabili al limite della fruibilità. Ma quando uno si sposta, scopre che la recezione di altri è stata molto diversa. In Francia e in Svizzera, drammi che da noi non sono stati toccati perché reputati pesantissimi sono stati rappresentati con leggerezza, addirittura con una vena “comica” che è inscritta nell’umorismo pirandelliano. Vorrei un po sgretolare il mito della pesantezza di Pirandello. Ricordare che quando viene portato in scena, scatena una fisicità maggiore di quello che può immaginare colui che tratta il teatro di parola.
Pirandello può inibire e spaventare,
ma anche divertire
Ha commentato che il teatro di parola di Pirandello può anche inibire è spaventare. Ma non solo: “se il teatro di parola viene abbordato come un’avventura della scena capace di andare oltre la serietà vera e presunta… allora questa parola può esplodere sulla scena e dare adito a un divertimento, il divertimento che i ragazzi hanno provato”.
– Sono lì a recitare monologhi che sicuramente impegnano – ha proseguito -. Ma, devo dirlo, divertono, divertono… Direi che l’approccio al teatro, questa è una mia convinzione, debba essere ludico. Il teatro è gioco e in questo gioco deve esserci il gusto di una costruzione che diverta e non che faccia pensare, e una costruzione che faccia pensare perché diverte.
– I ragazzi dell’ultimo anno di liceo hanno la responsabilità degli Esami di Stato. Come hanno recepito i genitori questo nuovo impegno, quello del Teatro che assorbe tanto, ed è estraneo al percorso scolastico?
– Molto bene e ne sono molto contenta – ha affermato – . È una battaglia vinta da un punto di vista teorico. Citando il genitore si cita colui che dà il consenso e, quindi, che permette al figlio di partecipare. Diverso è da un punto di vista della prassi. Devo ammettere che acciuffare il ragazzo tra i suoi mille impegni, a cui il genitore acconsente, è stato alcune volte molto difficile. Oggi si crede di poter realizzare, con la propria persona fisica, tutto ciò che si può raggiungere con la velocità dei mezzi di comunicazione. Si crede implicitamente di essere come un telefono moderno che contemporaneamente può fornire tutto e di tutto. Avere a che fare con la loro agenda, è quasi impossibile.
Ha sottolineato che, in alcuni casi, i genitori l’hanno ringraziata, “perché per la prima volta hanno visto i propri ragazzi impegnati in una cosa enorme, anzi abnorme da un punto di vista psicologico, culturale e relazionale. Si son trovati a recitare con il Preside, con il professore di matematica, con un loro collaboratore che è un professore di storia dell’arte e con me. Insomma, con quattro adulti. Sono adolescenti che si sono trovati a vivere una realtà diversa.
Ci parla del copione, costruito in maniera semplice con la collaborazione di cinque ragazze.
– La scelta dei testi, così come il montaggio, sono miei – ha commentato -. Ho invitato queste ragazze a prendere “churros”, patatine fritte… sono state cinque belle uscite di pomeriggio. Abbiamo svolto un lavoro di 4, 5 ore ogni volta. Loro con la professoressa… abbiamo lavorato insieme in classe e fuoriclasse. Abbiamo creato una chat tutta nostra: “la compagnia dei gatti”. Ognuna fa il suo lavoro. Sono consapevoli che comunque alla mattina, nelle ore di lezione, se vengono meno allo studio le sgrido. Trovare l’equilibrio è una sfida…
– Dopo Madrid, Roma. Vi presenterete anche in Italia…
– Il Preside è coinvolto nella rete Otis – ha spiegato -. È un Festival di teatro. Non conosco i dettagli. Il Festival si svolgerà nel corso di tre giorni: 23,24 e 25 maggio. Il martedì 23 saremo noi a chiudere la giornata. Ci sono stati dei cambi di agenda; quindi, non posso ancora fornire il nome del teatro in cui ci esibiremo.
Il Progetto Otis è nato con l’obiettivo di promuovere ed attivare laboratori teatrali e momenti di interscambio internazionale tra scuole italiane, in Italia, e scuole italiane, all’estero. Il teatro, così, si trasforma in una dimensione didattica diretta alla libera espressione; capace di promuovere nuove esperienze.
Nel portale di “Rete di Scuole Otis”, si legge:
“Il progetto è incentrato sul Teatro come strumento formativo che utilizza gli strumenti della mediaeducation. Infatti, il teatro oltre a rappresentare un valido strumento pedagogico, tende a sviluppare una serie di competenze e di abilità necessarie per una vera formazione innovativa del discente. Esso come forma interattiva di linguaggi diversi: verbale, non verbale, mimico, musicale, gestuale, prossemico, prosodico, iconico, musicale e tecnologico si configura come prezioso strumento formativo, multidisciplinare e interdisciplinare. L’idea di teatro didattico non si riferisce solamente al momento finale della rappresentazione, ma anche e soprattutto all’iter dei processi che conducono alle forme rappresentative della realtà e all’utilizzazione dei vari linguaggi compreso le nuove tecnologie. Teatro inteso come ogni possibile forma espressiva che tende a rappresentare la realtà e i suoi diversi linguaggi (poetico, narrativo, musicale, tecnologico, pittorico, corporeo ecc..), la storia, il presente, il passato, il futuro, il sogno, la fantasia, l’immaginazione…”
Personaggi e interpreti
Luigi Pirandello: Massimo Giuseppe Bonelli
Personaggio1: Ulyses Alonso
Personaggio 2: Irene Pagotto
Pascotti (Avvocato): Luca Poggioni
Sbardi: Nicolás Sánchez
Personaggio del tecnico: Mateo León
I sei personaggi
Padre: Mauro Vacca
Figliastra: Ada Marroni
Madre: Naira Colagreco
Bambina: Marta García
Figlio: LucasGonzález
Giovinetto: Diego Rivera
Madama Pace: Vesna Rusic
Uomo dal fiore in bocca: Ulyses Alonso
Un signore: Julio Aparicio
Moglie: Irene Pagotto
Favola del figlio cambiato
Madre: Irene Pagotto
Coro delle donne: Martina Greppi, Irene Matheu,Gaia Molari, Martina Yáñez
Sbiobbina: Sofia Curto
Dott. Fileno: Paolo Tognoni
Prof. Maraventano: Gregorio Ricci
Il vecchio Dio: Andrea Aulett
Anna Wheil: Anna Maria Saba
Cinema
Operatore cinematográfico: Paolo Tognoni
L’ignota: Ada Marroni
Il divo: Mario De La Sota
Fotografo: Marc Volpe
Mattia Pascal: Julio Aparicio
Croupier: Andrea Auletta
Burattinaio: Irene Pagotto
Passante: Mario De La Sota.
Vitangelo Moscarda: Alessandro Montoya
Moglie di Vitangelo: Martina Greppi
Donata Genzi: Sara Versace
Elj Nielsen: Luca Poggioni
Mamma di Pirandello: Anna Maria Saba
Quadro trincea
Soldati: Marco Rodríguez, Pablo Minguito, Leonardo Rodríguez, Daniel Sánchez
Armando Díaz: Luca Poggioni
Direttore musicale: Francesco Ercolani
Scenografia: Claudia Bescos, Camila D’Angelo
Video: Marc Volpe
Foto: Tommaso Armari, Germana Palella
Luci e Suono: Massimo Giuseppe Bonelli, Marco Giancane, Yordi Ripa
Voci regístrate: Massimo Giuseppe Bonelli, Francesco Colli
Musiche: Ana De Porcellinis
Costumi: Barbara Luaces con Lucia de Fusco.
Acconciature e trucco: Barbara Luaces, Marta García,
Diana Penna, Daniela Chiriatti
Supervisione video e musiche: Anita Prennushi, Marc Volpe
Tecnici di scena: Mateo León, Michele Beltrame, Ernesto López
Bodyguard: Giovanni Bocchetti, Mathias Divizia,
Federica Artero, Monica Chamorro, Fernando Talenti
Copione
Costruzione copione: Anna Maria Saba
Collaborazione: Laura López-Linares con Marta García,.
Martina Greppi, Sara Versace
Locandina
Testi: Anna Maria Saba
Progetto tipografico: Mateo León
Grafica: Caterina Tombesi
Sito web
Webmaster: Giorgio Guglielmi
Webeditor: Giovanni Bocchetti, Mathias Divizia
Mauro Bafile