Def e scostamento, c’è l’ok del Parlamento: il decreto, il Primo Maggio si farà

Tabellone elettronico della Camera con risultato votazione del DEF, Roma, 28 Aprile 2023. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Buona la seconda. Non senza strascichi polemici per quanto accaduto ieri, la Camera nel nuovo tentativo di questa mattina approva uno dopo l’altro lo scostamento di bilancio, casus belli del pomeriggio infuocato di ieri con la mancata maggioranza assoluta, e subito dopo anche il Documento di economia e finanza.

Questa volta niente intoppi: sono 221 i voti a favore dello scostamento, dopo che ieri la maggioranza non era arrivata ai 201 voti necessari, fermandosi a 195 a causa di numerose defezioni. Un problema non politico ma numerico, di cui stamattina i gruppi si sono scusati (“lo dobbiamo agli italiani e al presidente del Consiglio” dice il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti), senza però rinunciare ad andare al contrattacco.

Altro che assenza per il ponte del Primo Maggio, ha tuonato il leghista Riccardo Molinari: “Quanto avvenuto ieri è frutto della furia iconoclasta che ha portato al taglio dei parlamentari” cui alla Camera non ha corrisposto un taglio delle commissioni e dei ruoli apicali che spesso costringerebbero i deputati a non essere presenti in aula al momento del voto. Nel pomeriggio, anche l’aula del Senato ha approvato le risoluzioni di maggioranza sullo scostamento di bilancio e sul Def, rispettivamente con 112 sì e 57 no e con 112 e 56 no.

Salvo il decreto sul lavoro

Durissime, ovviamente, le opposizioni: per Chiara Braga del Partito democratico, quanto accaduto ieri è di una gravità senza precedenti, non esistono scuse. Almeno chiedete scusa agli italiani per la pessima figura. Il messaggio è molto chiaro: non siete pronti, non siete affidabili e non siete neanche patrioti perché non siete responsabili”.

Ma lo stesso Foti, premesse le scuse, va al contrattacco sul merito: “Questo Def va incontro alle persone più in difficoltà con il taglio del cuneo fiscale – dice – E’ appena uscita la nota Istat del Pil, che è aumentato nell’ultimo anno più di Francia e Germania: sono questi i dati che alcuni non vogliono citare. E perché nessuno cita la relazione della Corte dei Conti 2023 che certifica che 20 miliardi che dovevano essere spesi nel 2020-22 sono stati spostati al biennio successivi perché i governi in carica non riuscivano a spenderli?”.

Salvo, a questo punto, anche il decreto sul lavoro che il Consiglio dei ministri intende varare simbolicamente il prossimo Primo Maggio, e che necessitava proprio di quei 3,4 miliardi stanziati nello scostamento: serviranno soprattutto per un nuovo piccolo taglio del cuneo fiscale e per aumentare la soglia esentasse dei fringe benefit per i dipendenti con figli.

Cosa è successo ieri

Quello che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita di stato a Londra, ha definito un brutto scivolone ma non un segnale politico, è arrivato ieri alla Camera, dove il centrodestra è andato sotto sul Documento di economia e finanza, quando l’aula di Montecitorio respingeva la risoluzione di maggioranza sulla richiesta di scostamento di bilancio con 195 sì, 19 no e 105 astenuti.

Per la votazione, infatti, era necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea (201). Un risultato accolto con un caloroso applauso da parte delle opposizioni. “Nessun problema politico, è che i deputati o non sanno o non si rendono conto” diceva un contrariato Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, uscendo dalla Camera. Il tutto mentre il Senato aveva già approvato le risoluzioni di maggioranza sul Def e sullo scostamento di bilancio.

Ma era un voto vanificato visto quanto successo alla Camera, tanto che il Consiglio dei ministri veniva convocato in fretta e furia alle 18.30, approvando una nuova Relazione al Parlamento in cui “restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova Relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il 1° maggio”.

(Redazione/9colonne)

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